Catturare il momento e sentirsi ‘padrone’ di quell’attimo appena colto dal clic di uno strumento, come lo è da sempre, una qualsiasi macchina fotografica. A distanza di tempo esprime ancora il suo autentico fascino. Ed è questo il grande potere della fotografia: fare esattamente in modo che quel secondo, colto dal nostro istinto, duri per sempre. È una grande responsabilità. Come lo è, d’altronde, raccontare. Perché sì, l’immagine è una testimonianza che rivela la propria prospettiva, ma non la realtà assoluta. Se pensiamo che basti semplicemente spostarsi anche solo di pochi centimetri per scorgere un dettaglio in più, ciò spiega quanto sconfinata sia la tangibilità degli eventi, delle situazioni, e quanti altri punti di vista il nostro mirino fotografico potrebbe documentare.

A tal proposito, fa eco una vecchia citazione menzionata dal sociologo, nonché critico letterario canadese Marshall McLuhan: “Fotografia significa scrivere con la luce. Essa conferisce una specie di immortalità, una preminenza alle immagini e non alla vita reale”. La foto rappresenta la ‘bellezza’ dell’esser testimoni di qualcosa e portarla nel tempo. Ci concede il potere di togliere e donare ad un altro sguardo ciò che è stato, ed è anche per questo motivo che bisogna celebrare l’arte del saper raccontare per immagini. Dal 2010 la fotografia viene omaggiata il 19 agosto di ogni anno con la Gionata Mondiale della Fotografia per non far dimenticare l’importanza di questa innovazione, che ha gettato le sue redini agli inizi del XIX secolo, quando nacque il dagherrotipo. Si tratta del primo procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini, datato il 19 agosto 1837 e messo a punto dal francese Louis Jacques Mandé Daguerre.

Dalla prima fotografia alla Kodak a colori

Scrivere mediante la luce era un atto professionale già ben utilizzato dai pittori in camera chiara per ottenere quadri sempre più realistici. Ma per fissare l’immagine bisognava pitturarla. Da qui, la necessità di ottenere un’immagine meno ‘aleatoria’; più concreta e ricca di dettagli mediante l’eliografia. Una tecnica del 1826 realizzata da Niépce. Il fotografo francese cercò di impressionare per oltre otto ore di esposizione, il paesaggio che stava al di fuori dal suo studio su una lastra peltro sensibilizzata con bitume di Giudea. Le lastre d’argento, fissate attraverso un complicato e lungo lavoro con liquidi chimici dettate dal processo ad opera di Daguerre, accorciarono nettamente i tempi a circa 15 minuti di esposizione.

Una delle prime foto di Daguerre

I dagherrotipi non conferivano la duplicità in quanto immagini singole, ed è da questo ulteriore ‘limite’ che si passò allo studio dei negativi. Ancora oggi con l’analogico, seppur ridotto notevolmente al proprio uso per l’evoluzione del digitale, si ha la possibilità di ottenere più stampe da un singolo fotogramma, e più fotogrammi di alogenuri nella stessa pellicola. Ed è nel 1888, dalla mente creativa dell’americano George Eastman che inventò la prima macchina fotografica portatile dal nome Kodak. Economica e semplice, nonché promotrice di grandi slanci evoluzionistici. La Kodak, infatti, è il testimone che ha anche favorito il passaggio dal bianco e nero al colore.

Sky Arte festeggia la ricorrenza

Oggi, 19 agosto Giornata Mondiale della Fotografia Sky Arte festeggia con una speciale programmazione che celebra il linguaggio dell’obiettivo nel giorno in cui è stato inventato il dagherrotipo. Il canale televisivo ha iniziato ad intrattenere il suo pubblico fin dalle prime luci dell’alba di questo giorno, iniziando con la messa in onda di due episodi della serie Fotografi; dedicati a Letizia Battaglia e Umberto Pizzi. La lunga giornata dedicata alla fotografia terminerà a partire dall’1:45 con altri episodi che racconteranno l’interpretazione fotografica di: Gian Paolo BarbieriStefano De LuigiFranco FontanaGuido HarariMimmo JodiceAlex MajoliMyriam Meloni e Tony Thorimbert.


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