Cinema

“Stand by Me”, il ricordo di River Phoenix e di un’estate che non finirà mai

Affascinante e talentuoso, scomparso giovanissimo, l'attore avrebbe compiuto oggi 51 anni

Un ‘Leonardo DiCaprio’ dannato. Ma ancor prima che Leo ci incantasse nel ruolo di Jack Dawson in Titanic. Prima di lui, infatti, un altro biondo aveva conquistato il grande schermo, rivelandosi uno dei giovani attori più promettenti della sua generazione: River Phoenix. Fratello maggiore del Premio Oscar Joaquin Phoenix, l’ultimo Joker cinematografico, era stata soprannominato il “James Dean vegano” (sia lui che i suoi fratelli sono stati cresciuti seguendo questo stile di vita). E proprio come l’icona di Gioventù bruciata, di cui era stato designato erede naturale, è andato incontro a una tragica sorte, spegnendosi all’età di 23 anni. Ma non prima di aver lasciato il segno, a modo suo.

River Phoenix, il “bello e dannato” che si è spento troppo presto

Nato il 23 agosto 1970 a Madras, era il primo di cinque figli. River Phoenix esordisce da giovanissimo nel mondo dello spettacolo. Tra il 1982 e il 1983, appena adolescente, è nel cast della serie tv Sette spose per sette fratelli. Nel 1985 avviene, invece, l’approdo sul grande schermo nel film Explorers diretto da Joe Dante. L’interprete si ritrova a dividere il set con un altrettanto esordiente Ethan Hawke. Proprio quest’ultimo lo ricorderà in seguito come “la luce più brillante che c’era e questa industria lo ha masticato.” Dietro quell’aria grunge costruita ad hoc, dietro lo sguardo distaccato si nascondeva difatti un’anima fragile, tormentata e bisognosa d’amore. Una ricerca che, purtroppo, lo ha condotto a colmare il suo vuoto in altri modi.

Il 1986 rappresenta, dal punto di vista professionale, l’anno della svolta per River Phoenix. L’interprete è tra i protagonisti del film cult Stand By Me – Ricordo di un’estate, tratto da un racconto di Stephen King. “Non ho mai avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. Gesù, ma chi li ha?” – il film, complice anche l’indimenticabile colonna sonora che gli dà il titolo, è tra i manifesti degli Anni Ottanta. Apprezzato dallo stesso autore, che lo ha definito il miglior adattamento cinematografico dei suoi libri, Stand By Me racconta la vicenda di quattro amici e della loro particolare avventura, che si svolge in un’afosa estate del 1959. Per la regia di Rob Reiner, il progetto permette al giovane River Phoenix di farsi conoscere sempre di più. Solo due anni più tardi, appena diciottenne, l’interprete riceverà una candidatura al Premio Oscar come Miglior Attore Non Protagonista per Vivere in fuga, del 1988.

I suoi film più importanti

La conclusione degli Anni Ottanta segna la fine della sua adolescenza e, al contempo, un duplice inizio: quello di un nuovo decennio e dell’età adulta. Una nuova fase inaugurata dai migliori propositi, soprattutto dopo aver concluso la precedente decade comparendo nel cast di Indiana Jones e l’ultima crociata, di Steven Spielberg. L’anno successivo si cimenta nella black comedy Ti amerò… fino ad ammazzarti, ma è nel 1991 che diviene una vera e propria icona. Al fianco di Keanu Reeves, River Phoenix ci regala una delle performance più incisive degli Anni Novanta, raccontando la vita di due ragazzi di strada in My Own Private Idaho di Gus Van Sant, distribuito in Italia come Belli e dannati. Se gli Ottanta sono stati il decennio del colore, dell’eccesso e dell’edonismo, il 1990 si apre con il disvelamento di quell’illusione, così sfacciatamente smascherata. E Phoenix ne è dunque il portavoce.

River Phoenix, la morte di un’icona

La disillusione degli Anni Novanta porta il giovane interprete a dover fare i conti con se stesso e con i propri demoni. Nel 1991, infatti, River Phoenix trova il coraggio di parlare della propria infanzia tormentata, confessando gli abusi subiti all’interno della setta religiosa nella quale è cresciuto. Nonostante gli anni passati, il trauma ha aveva comportato una ferita permanente, a causa della quale l’interprete si è rifugiati in luoghi sbagliati. La depressione e il senso di abbandono hanno infatti sancito la fine di Phoenix, il quale è morto per arresto cardiaco, causato da overdose, il 31 ottobre 1993, appena ventitreenne. Ciononostante il suo ricordo rimane ancora impresso, così come quell’afosa estate del 1959 di Stand by Me. Un’estate che, tutto sommato, non finirà mai.

Lorenzo Cosimi

Cinema e tv

Romano, dopo la laurea triennale in Dams presso l’Università degli Studi Roma Tre, si è poi specializzato in Media, comunicazione digitale e giornalismo alla Sapienza. Ha conseguito il titolo con lode, grazie a una tesi in Teorie del cinema e dell’audiovisivo sulle diverse modalità rappresentative di serial killer realmente esistiti. Appassionato di cinema, con una predilezione per l’horror nelle sue molteplici sfaccettature, è alla ricerca costante di film e serie tv da aggiungere all’interminabile lista dei “must”. Si dedica alla produzione seriale televisiva con incursioni sui social.

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