Adesso, ogni volta che ci passo con qualche amico, indico il punto preciso della piazza e dico: ‘Vedi, qua sono morto’. Che bello poterlo dire. È la magia del cinema.” – così si esprimeva Pierfrancesco Favino a proposito di Romanzo criminale, film che gli valse nel 2005 il primo dei suoi tre David di Donatello, in qualità di Attore Non Protagonista. Ma quella fascinazione per il grande schermo, quel potere così difficile da spiegare a parole, soprattutto da chi lo vive in prima persona, Favino lo aveva già in sé sin dall’infanzia. Molti anni prima di debuttare, infatti, l’interprete romano era solito giocare con i burattini. Per loro inventava storie, dialoghi, dinamiche facendoli interagire tra di loro attraverso la magia del racconto. Ed è così che ha scoperto il cinema.

Pierfrancesco Favino, un “bullo” dal “cuore di sartina” e quel legame con Marco Bellocchio

Nato a Roma il 24 agosto 1969 ma originario di Candela, nel Foggiano, Pierfrancesco Favino ha le idee chiare fin da subito: il suo destino è la recitazione. Si diploma in seguito all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma, muovendo i primi passi nell’ambiente dello spettacolo. Il debutto arriva nel 1991 sul piccolo schermo nel film Una questione privata, diretto da Alberto Negrin e tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio. Il suo è un volto riconoscibile, incisivo e dai tratti marcati, portandolo dunque a ricoprire parti da ‘duro’ nei progetti successivi. Ma, come lo stesso Favino ha ammesso: “Del bullo ho solo la faccia. Faccia da bullo e cuore da sartina.

Il suo successo in televisione prosegue con fiction del calibro di Amico mio, Padre Pio e Ferrari. Parallelamente, arriva anche l’approdo sul grande schermo, segnato nel 1995 da Pugili, di Lino Capolicchio. Solo due anni più tardi, nel 1997, la sua carriera e la sua vita sono segnate da un importante incontro: quello con Marco Bellocchio. Pierfrancesco Favino viene infatti diretto dal Maestro del cinema nostrano in Il principe di Homburg, presentato in concorso alla 50° edizione del Festival di Cannes. I due hanno fatto nuovamente ritorno sulla Croisette nel 2019 grazie a Il traditore, per il quale inoltre Favino ha trionfato ai David di Donatello, ottenendo la sua terza statuetta (prima come Miglior Attore Protagonista). Tra il regista e l’interprete romano si è instaurato un solido legame, nel corso degli anni, tant’è che l’attore ha raggiunto il suo Maestro a Cannes, in occasione della consegna della Palma d’Oro alla carriera.

Sempre in merito a Bellocchio, infatti, Pierfrancesco Favino ha ammesso all’ANSA, durante il suo ultimo soggiorno nella località francese: “È un legame di riconoscenza, gioia, privilegio, ho una stima enorme e anche affetto e questo indipendentemente dal fatto che ho lavorato con lui gravitare intorno al suo mondo, frequentarlo, parlarci è una cosa unica.” L’interprete ha poi proseguito, dimostrando la sua massima ammirazione per il regista: “Marco ha una capacità unica che solo pochissimi artisti hanno di essere a contatto con la sincerità e anche con una certa violenza verso se stessi.“.

Non solo Bellocchio, Pierfrancesco Favino e il successo internazionale

A consolidare il suo successo sul piccolo schermo è stata la miniserie del 2006  Gino Bartali – L’intramontabile, nella quale ha interpretato il celebre ciclista toscano. Piefrancesco Favino ha dimostrato tutta la sua proverbiale meticolosità nella preparazione del ruolo, macinando circa 5000 km in bicicletta. Se la fiction gli ha consentito di affermarsi definitivamente in televisione, al cinema l’attore romano aveva la strada già spianata. Era il 2001, infatti, quando Favino è entrato a far parte del cast de L’ultimo bacio, per la regia di Gabriele Muccino. Con il regista ha inaugurato una nuova collaborazione, riconfermata nel 2010 con il seguito Baciami ancora e nel 2020 con Gli anni più belli. Ma la consacrazione definitiva può essere fatta risalire al 2005: Michele Placido lo sceglie per il ruolo de Il Libanese in Romanzo criminale, portandolo a vincere il David di Donatello.

Al contempo, a partire dalla fine degli anni 2000, la carriera di Pierfrancesco Favino ha assistito a un’ulteriore svolta. Il suo volto ha cominciato ad apparire anche in produzioni internazionali, accanto a grandi volti del cinema americano. Nel 2008, al fianca di Sergio Castellitto, è apparso infatti nel secondo capitolo cinematografico de Le Cronache di Narnia – il principe Caspian. Nello stesso anno ha inoltre lavorato in Miracolo a Sant’Anna, per la regia di Spike Lee. Ha avuto anche un ruolo di spicco anche in Angeli e Demoni, al fianco di Tom Hanks e diretto da Ron Howard, con cui è tornato a collaborare nel 2013 per Rush, insieme a Chris Hemsworth. Lo stesso anno, Pierfrancesco Favino ha fatto parte del cast di World War Z, lavorando al fianco – nientemeno – di Brad Pitt. Insomma, ad oggi è considerato tra gli attori italiani più prolifici all’estero. E, stando così le cose, un motivo dovrà pur esserci.

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