La guerra in Afghanistan di fatto è ripartita. Per ora all’aeroporto di Kabul. Dopo gli attentati del 26 agosto l’Isis ha rivendicato la responsabilità dell’attacco missilistico allo scalo Hamid Karzai, oggi 30 agosto. Lo riferisce la Reuters sul suo sito web, citando l’agenzia d’informazione Nasher News, legata al gruppo jihadista, sul suo canale Telegram. Le difese degli Stati Uniti hanno intercettato fino a cinque razzi, secondo quanto riferito da un funzionario Usa. I missili lanciati sarebbero sei.

Kabul, a morire sono anche i bambini

Fra gli attentati suicidi dei miliziani del Califfato, che hanno provocato quasi 200 vittime, e il lancio senza successo dei loro razzi Katyusha, gli Usa hanno attaccato i nemici con un drone che ha eliminato presunti kamikaze dell’Isis diretti in auto verso l’aeroporto di Kabul. Ma sono rimasti uccisi anche 10 civili afghani di una stessa famiglia, tra cui diversi bambini, hanno riferito alcuni membri della famiglia al Washington Post. Le vittime stavano uscendo da una vettura nel vialetto della loro casa quando il drone ha colpito il bersaglio.

Afghanistan, talebani anti Isis?

La Casa Bianca ha intanto confermato il tentato attacco missilistico dell’Isis contro l’aeroporto, sottolineando che “le operazioni continuano senza interruzioni“. Ma è una guerra di chi contro chi? I talebani assicurano che consentiranno agli afghani autorizzati di lasciare il paese e continuano a tentare di presentarsi come ‘moderati’ agli occhi del mondo. Kabul, una delle metropoli più calde del pianeta dal punto di vista geopolitico, sembra immersa in un gioco di specchi dove niente è come sembra. Così, come un’araba fenice, il sedicente Stato islamico rinasce dalle proprie ceneri e torna sulla scena. Fra i più acuti analisti del rebus Afghanistan, come l’inviato di guerra Domenico Quirico, si insinua un dubbio. “Vi stupirebbe se gli americani affidassero la lotta all’Isis dell’Asia centrale …ai taleban?” chiede ai lettori de La Stampa nel suo fondo del 29 agosto.

Afghanistan, la Russia e gli “errori degli altri

In questo contesto Cina, Russia e Iran non stanno certo a guardare. Mosca, in particolare, chiede la convocazione di una “conferenza internazionale“. Un super summit che veda la partecipazione “dei Paesi i cui eserciti sono stati di stanza lì per 20 anni e hanno fatto quello che vediamo oggi“. Obiettivo: è “la ripresa economica dell’Afghanistan“. Tutto ciò lo ha annunciato il rappresentante presidenziale speciale russo, e direttore del secondo dipartimento asiatico del ministero degli Esteri, Zamir Kabulov. “È un punto d’onore e di coscienza correggere almeno alcuni degli errori che hanno fatto“, ha detto Kabulov al canale televisivo Rossiya-24.

G7 e Consiglio di Sicurezza Onu

L’Occidente risponde oggi con la riunione straordinaria in formato virtuale dei paesi del G7, più Turchia, Qatar e i rappresentanti di Nato e Ue. Il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio si è collegato dall’Unita di crisi della Farnesina. E alle 21 ora italiana il Consiglio di Sicurezza dell’Onu terrà un incontro sull’Afghanistan. Dovrebbe votare la bozza di risoluzione di Francia e Gran Bretagna che chiede la protezione dei civili e dell’aeroporto di Kabul, sollecitando l’accesso umanitario. Sempre in giornata il segretario generale Antonio Guterres vedrà i rappresentanti dei cinque membri permanenti: Usa, Cina, Russia, Francia e Gran Bretagna.

Appello delle studentesse bloccate

Dalla sponda italiana del ‘fronte’ si continua a monitorare la situazione delle decine e decine di studentesse afghane dell’Università La Sapienza di Roma bloccate a Kabul. “Chiediamo al governo italiano e alla comunità internazionale di collaborare con noi studenti dell’Afghanistan, siamo un gruppo sociale vulnerabile in questo Paese martoriato – scrivono in una lettera apparsa oggi su La Stampa – e abbiamo urgente bisogno di aiuto per salvare le nostre vite (…). Abbiamo bisogno della speranza per continuare la vita“. “Veniamo da diverse regioni dell’Afghanistan e siamo a Kabul, da giorni abbiamo cercato di entrare in aeroporto nonostante esplosioni, sparatorie e violenze, ma fino ad ora non siamo riuscite a partire e i talebani non ci permettono di avvicinarci all’aeroporto“.

L’intervento della ministra Messa

Le ragazze sono state divise in gruppi e affidate in situazioni protette in più case, stanno girando, per evitare di essere identificate.” ha dichiarato la ministra dell’Università, Cristina Messa. “La situazione in questo momento è protetta, però bisogna correre. C’è un intensissimo scambio tra i tre ministeri coinvolti e l’università Sapienza. Prevedere il futuro è difficile, ma stiamo veramente facendo di tutto“. “Le liste nominative restano solo in mano a noi – ha sottolineato Messa -, non devono arrivare alle forze che stanno occupando il paese. Bisogna capire se si riesce ancora con qualche volo, altrimenti via terra“. Per il volo “si può lavorare con Francia e Inghilterra in modo particolare, la Difesa e gli Esteri stanno lavorando per questo“.

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