Il premio letterario Viareggio-Repaci è stata la cornice perfetta entro cui Roberto Benigni ha potuto parlare di quanto sta accadendo in Afghanistan. L’amatissimo attore e regista italiano, infatti, non ha potuto fare a meno di dedicare un pensiero alla tragica situazione. E citando le parole della vincitrice della sezione narrativa Edith Bruck, con Il pane perduto, ha affermato: “Viviamo in un mondo di profughi“.
Le parole di Roberto Benigni al premio Viareggio-Rapaci: “Il mio cuore è profugo”
Con la passionalità e l’attenzione all’attualità che lo contraddistinguono sempre, Roberto Benigni è intervenuto al premiazione Viareggio-Repaci. L’artista, salito sul palco per ricevere dal presidente Paolo Mieli il premio speciale Città di Viareggio, ha speso delle parole sulla situazione afghana. “Le immagini che vediamo dall’Afghanistan – ha dichiarato – della gente accalcata nel fango e poi delle mamme che gettano i bambini oltre il filo spinato, sono come veder gettare il proprio cuore, il nostro cuore è un profugo in questo mondo“. Il regista ha continuato il suo accalorato intervento dichiarando di avere il “desiderio di gettare il mio cuore oltre il filo spinato, perché quelle immagini che vediamo riguardano me. Io sono loro, io sono quel bambino, loro sono tutte le facce del Cristo“.
Nessuna ironia per i fatti di Kabul
La carriera di Roberto Benigni ha dimostrato che alcuni fatti storici possono essere letti con la serietà di un sorriso. E per quanto possa apparire un ossimoro, capolavori come La vita è bella ne sono l’esempio lampante. Ma non può esserci nessuna ironia per quanto sta accadendo in Afghanistan. “La shoah con ironia, perché quella era finzione mediata dall’arte – ha dichiarato il regista – l’arte cambia sempre il soggetto che racconta, mentre oggi le immagini che arrivano dall’Afghanistan sono ora tragica realtà, è fiamma che brucia, che non può essere ancora trattata con ironia“. Il suo intervento sulle stragi che si stanno consumando a Kabul è si è concluso ribadendo che si tratta di “qualcosa di insuperabile, che non si può ora far toccare dall’ironia, perché quanto succede è troppo presente e ha bisogno del tempo“.
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