Durante l’Udienza Generale di mercoledì 1° settembre, Papa Francesco, partendo ancora dalla Lettera ai Galati di San Paolo, invita i fedeli a riflettere sulle modalità in cui viene vissuta la fede. Il formalismo religioso, le pratiche scarne di significato, sono state al centro dellAngelus della scorsa domenica 29 agosto; ancora una volta il Pontefice esorta tutti a vivere la propria vita nell’essenza che viene dal cuore e dallo Spirito Santo e non dalla “formalità religiosa“.

Il fulcro della catechesi del Santo Padre, tenutasi nell’Aula Palo VI durante l’Udienza Generale, è carico di interrogativi sulla fede. “L’effimero bussa spesso alla porta delle nostre giornate, ma è una triste illusione, che ci fa cadere nella superficialità e impedisce di discernere su cosa valga veramente la pena vivere“.

Il messaggio di Papa Francesco durante l’Udienza Generale

Nella Lettera ai Galati, l’intento di San Paolo è quello di mettere in qualche modo in crisi i cristiani, ponendoli davanti a diverse domande retoriche; il principale interrogativo tuttavia resta: “Come viviamo la fede?“. L’intento dell’Apostolo è quello di esortare i fedeli a non lasciarsi “incantare dalle sirene” e vivere una religiosità che si basi solo ed esclusivamente sull’osservanza dei precetti. Come intende sottolineare Papa Francesco durante l’Udienza Generale, la mera osservanza delle regole si trasforma in formalismo che, come spiega il Santo Padre, “è una delle tentazioni che ci porta all’ipocrisia“.

Basarsi solo su rituali, senza investire in loro significati profondi che nascano dal cuore è un concetto sul quale Papa Francesco si è soffermato in diverse occasioni; il Pontefice esorta i suoi fedeli a vivere nella purezza della fede e non nell’automatismo di precetti che tendono a svuotare la vera essenza degli insegnamenti di Gesù. Riprendendo le parole di San Paolo, il Santo Padre spiega ai fedeli riuniti nell’Aula Paolo VI: “Non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me“.

La Santità non è nei precetti

Il rischio corso dai Galati all’epoca di San Paolo è lo stesso rischio che i cristiani possono correre oggi; “Anche oggi alcuni ci vengono a riscaldare le orecchie dicendo: ‘No, la santità è in questi precetti, in queste cose, dovete fare questo e questo’, e ci propongono una religiosità rigida, la rigidità che ci toglie quella libertà nello Spirito”. Il Papa invita i fedeli a stare attenti davanti alla rigidità, perché dietro ad ogni precetto troppo rigido e formale “non c’è lo Spirito di Dio“.

In fine il Pontefice spiega come il messaggio di Dio non si esplica mai al passato, ma sempre al presente, atto così a ribadire la sua attualità costante. “Perché, nonostante tutte le difficoltà che noi possiamo porre alla sua azione, anche nonostante i nostri peccati, Dio non ci abbandona ma rimane con noi col suo amore misericordioso. Dio sempre è vicino a noi con la sua bontà. È come quel padre che tutti i giorni saliva sul terrazzo per vedere se tornava il figlio: l’amore del Padre non si stanca di noi“. In conclusione dell’Udienza Generale il Papa esorta i fedeli a richiedere sempre la saggezza di discernere i fondamentalismi e formalismi dalla vera essenza della fede: l’amore.

LEGGI ANCHE: La rivelazione di Papa Francesco: “Un infermiere mi ha salvato la vita, è la seconda volta che accade”