Solo ieri era sul tappeto rosso del Red Carpet ad innalzare il Leone d’Oro alla carriera; un premio importante, solenne, che ha celebrato le grandi doti di Roberto Benigni. E con lo stesso impeccabile carisma, l’attore fiorentino ha attraversato i corridoi del Palazzo Casinò per giungere alla Sala Conferenze e tenere un incontro che è stato atteso dal pubblico e dai giornalisti. Durante la Masterclass odierna, moderata da un quasi ‘taciturno’ Gianni Canova, Benigni ha mostrato il meglio di sé. Come un fiume in piena ha travolto i presenti e chi poco distante dalla Sala assisteva in streaming l’evento. Ha parlato di tanto e di tutti. La sua voce, echeggiava nella Sala conferenze del Festival indottrinando la sapienza in una lezione di formazione.
Incoraggiato da Gianni Canova a esprimersi sui maestri che ha studiato, conosciuto, amato; Roberto Benigni ha celebrato la grande personalità di Totò, Charlot, e Tati paragonandoli al cielo, al mare e agli elementi del cinema. Nella sua rosa di maestri ha aggiunto anche Buster Keaton: “Non sono maestri questi signori, sono delle immagini e delle sensazioni irraggiungibili, e perciò dei modelli a cui ambire volando, per questo hanno messo le ali al Leone!”. Chaplin – ha spiegato – è stato come scoprire Michelangelo, che è stato capace di inventare tutti i gesti del mondo. Con Chaplin le maschere sconosciute hanno trovato un loro interprete.
Roberto Benigni: il mestiere dell’attore
Introdotto da Canova, Benigni ha toccato con fervore le corde profonde che delineano il profilo di un attore. Il regista fiorentino si pone dalla parte della nostra lingua, in qualità di lavoro e non di gioco. “Non sei tu, o attore che devi divertirti. Tu devi lavorare. Recitare non significa imitare. Quando si recita, si entra in un altro mondo”. L’imitazione – spiega Roberto Benigni – è spettacolare, divertente, ma non ha niente a che vedere con l’interpretazione: “Recitare è un mistero, basta un gesto è sei trasformato in un’altra persona”.