Venezia78, con ‘Il Buco’ Michelangelo Frammartino sfida le leggi del tempo e dello spazio e porta la Calabria al Festival
Il regista calabro-milanese racconta le difficoltà nel girare il suo ultimo film
Per uno dei cinque prodotti cinematografici italiani presenti in concorso alla 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica ha avuto luogo oggi 4 settembre, la sua Conferenza stampa. Stiamo parlando del film Il buco di Michelangelo Frammartino. Dopo Le quattro volte, torna al cinema con un’opera esplorativa per definizione, la cui storia non è altro che la ricostruzione di una straordinaria impresa di un gruppo di speleologi del nord Italia che, nel 1961 partirono dalla metropoli milanese – in pieno boom economico – per raggiungere la grotta più profonda del Sud; sfidando le leggi del tempo e dello spazio.
Il titolo riprende, come si può intuire, il tetro profilo di un’immensa area buia, ovvero l’Abisso del Bifurto; grotta situata nel cuore del Pollino calabrese profonda ben 687 metri. Una sfida alla verticalità, il cui gruppo di speleologi è abituato a conoscerne il brivido accarezzando l’oblio del silenzio e dell’oscurità. La poetica struggente di Michelangelo Frammartino racconta, dunque, quel viaggio visionario di quella spedizione del ’61, accompagnando lo sguardo dello spettatore nelle viscere della terra-calabra. “Una terra informe incredibile, un non finito”, esattamente come ama definirla il regista. Il dietro le quinte di un prodotto cinematografico che sfida la ruvida imprevedibilità della natura stessa, è testimone di un’esecuzione non semplice: “[…] Ho sempre temuto la verticalità. Le altezze mi creano fobie. All’inizio temevo la corda si spezzasse, ma nonostante tutto il progetto continuava e quindi ho capito che dovevo realizzarlo”.
Michelangelo Frammartino e l’affascinante legame con la grotta
Il film di Michelangelo Frammantino porta in auge una storia di un gruppo di giovani esploratori del Gruppo di Speleologico piemontese, i quali si imbattono in una ricerca senza precedenti. Il prodotto cinematografico del regista, dalle origini calabresi, narra infatti una storia che si ‘sviluppa al verticale’, laddove, la profondità oscura si ritrova tra le vie strettissime di una delle grotte più profonde al mondo, chiama appunto l’Abisso del Bifurco. Un’esplorazione affascinate per Frammartino, in quanto la grotta è frontiera, ovvero “quella che esiste ancora nell’era in cui tutto è mappato”.
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