Angelus domenica 5 settembre, Papa Francesco: “Apriamo le nostre orecchie”
La Parola di oggi invita i fedeli ad ascoltare non solo con le orecchie ma, anche e soprattutto, con il cuore
In occasione della preghiera dell’Angelus di domenica 5 settembre, Papa Francesco inizia la sua riflessione dal Vangelo del giorno: Gesù opera la guarigione al sordomuto. Il Pontefice desidera sottolineare come del racconto colpisca il modo e la gestualità attraverso cui l’uomo è guarito; un “gesto prodigioso” compiuto in maniera singolare e a cui è necessario attribuire un significato profondo. “Il Signore lo prende in disparte e gli pone le dita nelle orecchie e con la saliva gli tocca la lingua” e guardando il Cielo dice: “Apriti“.
Ma perché Gesù compie tutti questi gesti? Nelle altre guarigioni, infatti, ciò non accade; a tale quesito il Papa fornisce una risposta molto esplicativa. “Forse-spiega Pontefice- perché la condizione di quella persona ha una particolare valenza simbolica: essere sordomuti è una malattia, ma anche un simbolo“. L’incapacità di parlare derivata dall’incapacità di ascoltare; è una condizione che può interessare chiunque non sia in grado di aprire il proprio cuore all’ascolto più profondo e sincero. Del resto è proprio sull’ascolto che il Signore fonda la sua Parola; Il primo comandamento di Gesù, non a caso, è: “Ascolta Israele“.
La riflessione di Papa Francesco sull’ascolto
“Tutti abbiamo gli orecchi, ma tante volte non riusciamo ad ascoltare” così Papa Francesco offre la sua visione simbolica della Parola e del messaggio in essa contenuto: “una sordità interiore“. Peggiore di quella fisica, la sordità interiore non ci permette di ascoltare veramente, di cogliere la vera essenza di quello che ci circonda del messaggio profondo che un dialogo sano è in grado di fornire. Si diventa “impermeabili a tutto“, e incapaci di ascoltare chi ha bisogno di essere ascoltato. Un egoismo ‘muto’, ma che si riempie di chiacchiere inutili, parole prive di significato che conducono ad un’assenza totale di fratellanza.
E se il messaggio di Papa Francesco parte dalla riflessione sul Vangelo, tuttavia il Pontefice intende evidenziare come l’insidia creata dall’assenza di ascolto si possa insinuare in ogni contesto; in famiglia, a lavoro, con gli amici “si parla senza ascoltare ripetendo i propri ritornelli sempre uguali. Incapaci di ascolto, diciamo sempre le stesse cose“. Una condizione che per il Santo Padre può coinvolgere tutti: preti, sacerdoti, politici compresi, nessuno dovrebbe essere esonerato dalla pratica dell’ascolto; ed è alla luce di questa riflessione che il Papa invita tutti a predisporsi, nel silenzio, all’ascolto. “La rinascita di un dialogo passa spesso non dalle parole ma dal silenzio. La guarigione del cuore comincia dall’ascolto“.
Ascoltare per ‘rinascere’
Lo stesso messaggio d’ascolto e comprensione reciproca e fraterna è stato trasmesso dal Papa anche durante l’udienza in Vaticano con i membri della Fondation Leaders pour la Paix, di sabato 4 settembre. Per diffondere la pace nel mondo l’ascolto è fondamentale; cogliere le esigenze, le difficoltà, le potenzialità di tutti i popoli, dovrebbero essere i punti di partenza per instaurare una “amicizia sociale“. Il Papa ha sottolineato, come riporta anche Ansa, quanto sarebbe necessaria “Una politica che si attui come architettura e artigianato della pace“.
“L”architettura’, ‘nella quale intervengono le varie istituzioni della società’, e l”artigianato’, che dovrebbe coinvolgere tutti, anche quei settori che spesso sono esclusi o resi invisibili“. Il Pontefice ha sottolineato come tante conseguenze negative, soprattutto dopo la Pandemia che stiamo ancora vivendo, siano generate da una forte tensione e dalla disattenzione verso le esigenze comuni, ritorna ancora una volta il concetto della ‘sordità interna’ dell’incapacità di ascolto, che si può, o meglio, che esige di essere curata. Per il Santo Padre il raggiungimento della Pace e della rinascita si può ottenere su due livelli; “è importante promuovere una ‘cultura dei volti’, che ponga al centro la dignità della persona, il rispetto per la sua storia, specialmente se ferita ed emarginata. E anche una ‘cultura dell’incontro‘, in cui ascoltiamo e accogliamo i nostri fratelli e sorelle“. Ed, infine, è sul dialogo che il Pontefice pone il suo secondo accento; nell’esigenza di raggiungere “un bene comune realmente universale e la tutela degli Stati più deboli“.
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