Arte e CulturaPrimo piano

Il Canto degli Italiani, 174 anni di storia dell’Inno nazionale sempre più amato

Scritto da un poeta combattente di 20 anni e da un musicista di 29, infiammò subito chi lottava per l'unità dell'Italia. Nel 1946 diventa l'Inno nazionale

È un inno antico e appena nato al tempo stesso. Il Canto degli Italiani di Mameli è l’Inno d’Italia, per legge, soltanto dal 2017, a 170 anni esatti dalla sua composizione. Risale infatti al settembre del 1847 il testo che il patriota mazziniano e repubblicano, Goffredo Mameli (in alto a sinistra nella foto), di vent’anni appena, scrive nella sua Genova. E si deve ancora a Genova la musica, nel senso che, sebbene a Torino, è un altro genovese, Michele Novaro (in basso a sinistra nella foto), a comporre le note di quello che diventerà l’inno nazionale.

Il Risorgimento e la Repubblica del 1946

Il Canto degli Italiani nasce in un clima di entusiasmo patriottico che prelude alla guerra contro l’Austria del 1848: la prima delle tre guerre d’indipendenza del Risorgimento. La potenza dei versi e l’impeto della melodia ne fanno subito il più amato canto dell’unificazione nazionale, non solo durante la stagione risorgimentale, ma anche nei decenni successivi.

L’inno di Mameli amato da Verdi

Così, molto prima che, nel 1946, il canto sia adottato in “via provvisoria” quale inno della nuova Italia repubblicana, il Risorgimento ne ha già consacrato l’irreversibilità. Giuseppe Verdi, nel suo Inno delle Nazioni del 1862 (un anno dopo l’unità d’Italia), affida proprio al Canto degli Italiani – e non alla Marcia Reale di Casa Savoia – il compito di simboleggiare la patria, ponendolo accanto al God Save the Queen degli inglesi e alla Marsigliese dei francesi.

Mameli, il poeta soldato

Goffredo Mameli dei Mannelli nasce a Genova il 5 settembre 1827. Studente e poeta precocissimo, aderisce al mazzinianesimo nel 1847. Da quel momento in avanti la vita del poeta soldato sarà dedicata alla causa italiana. Nel marzo del 1848, a capo di 300 volontari, raggiunge Milano insorta; poi combatte gli Austriaci sul fiume Mincio col grado di capitano dei bersaglieri. Più tardi collaborerà con Giuseppe Garibaldi (in alto a destra nella foto) e raggiunge Roma dove, il 9 febbraio 1849, viene proclamata la Repubblica. Malgrado la febbre resta in prima linea nella difesa della città assediata dai francesi. Lo feriscono alla gamba sinistra che gli verrà amputata. Muore d’infezione il 6 luglio, a neppure 22 anni compiuti e le sue spoglie riposano nel Mausoleo Ossario del Gianicolo.

Novaro, il compositore morto in povertà

Michele Novaro è di una decina d’anni maggiore di Mameli, essendo nato il 23 ottobre 1818 a Genova, dove studia composizione e canto per poi trasferirsi a lavorare a Torino. Convinto liberale, mette in musica decine di canti patriottici. Non solo: organizza spettacoli per la raccolta di fondi destinati alle imprese di Giuseppe Garibaldi. Muore in povertà, il 21 ottobre 1885. Grazie ai suoi ex allievi un monumento funebre lo celebra nel cimitero di Staglieno a Genova, dove riposa vicino alla tomba di Giuseppe Mazzini (in basso a destra nella foto).

LEGGI ANCHE: Lo stile di Luigi XIV: il Re Sole tra sontuosi broccati, damaschi e parrucche

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio