Il cinema si ritrova a salutare oggi uno dei suoi volti più noti. È morto, infatti, Jean-Paul Belmondo storico interprete della nouvelle vague. A ufficializzare la notizia della sua scomparsa, comunicandola alla France Presse, è stato il suo avvocato. L’interprete aveva 88 anni, ma era ormai lontano dalle scene dal 2008. A quest’anno risale, infatti, il suo ultimo lavoro sul grande schermo, ovvero Un uomo e il suo cane, per la regia di Francis Huster. Divenuto una vera e propria icona a livello mondiale grazie a Fino all’ultimo respiro (À bout de souffle), diretto da Jean-Luc Godard nel 1960, ha incarnato in sé quello spirito di rottura con la tradizione classica. Anti-eroe per eccellenza, che ha fatto del suo carisma il suo marchio distintivo, con Belmondo se ne va per sempre una parte della storia del cinema. Quella senza dubbio più ribelle.

Jean-Paul Belmondo, addio al vero simbolo della nouvelle vague

Nato a Neuilly-sur-Seine il 9 aprile 1933, Jean-Paul Belmondo era figlio dello scultore francese Paul Belmondo, nato in quella che era, allora, l’Algeria francese, ma di origine italiana. Un legame con il nostro Paese che l’attore rinsalderà, in più occasioni, grazie alla partecipazione in pellicole cult del calibro de La ciociara, per la regia di Vittorio De Sica al fianco di Sophia Loren e Lettere da una novizia, di Alberto Lattuada. Entrambi i film tuttavia, sono usciti in sala lo stesso anno in cui venne distribuito il lungometraggio che lo rese un’icona: Fino all’ultimo respiro.

Film manifesto della nouvelle vague, conteneva in sé già i presupposti che anticipavano i moti sessantottini. Niente più linearità nel racconto, niente più rapporti di causa-effetto, nessuna drammatizzazione: ribellione era la parola d’ordine. E Jean-Paul Belmondo, nei panni dell’affascinante ladro Michel Poiccard/László Kovács, ne era diventato il simbolo. Il cinema ma, in fin dei conti, anche il pubblico erano stanchi di storie lineari. Sentivano che la complessità dell’epoca non si potesse esaurire in una storia chiusa: l’interprete francese era dunque lì, pronto a raccontarla. Pronto ad incarnare in sé quel sentimento di rivoluzione, grazie al suo sguardo sornione e al suo proverbiale carisma. “Il dolore è idiota. Io scelgo il nulla. Non è meglio… Ma il dolore è un compromesso. O tutto, o niente.” – attraverso le parole pronunciate da Michel Poiccard, Belmondo si è dunque fatto portavoce di quell’istanza rivoluzionaria che non cercava dunque più il compromesso, ma voleva vivere la vita fino in fondo. Fino all’ultimo respiro.

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