Il cineasta Lorenzo Vigas rubato alla biologia. Il cinema lo ha spinto a partire dal Venezuela per raggiungere New York e rincorrere il sogno di poter indottrinare della sua visione del mondo il grande schermo. Con l’opera prima Desde allà ha vinto la Mostra del Cinema di Venezia nel 2015 portando a casa il Leone d’Oro. Il regista potrebbe appartenere a quella categoria di vincitori che, nonostante i successi, non vengono ricordati al primo colpo. Ma, il suo approdo in Laguna per la presentazione del film in concorso La Caja, potrebbe spingerlo verso la categoria dei cineasti riconosciuti al mondo.

Photo Credits: Press Material La Biennale

La pellicola cinematografica di Vigas racconta la storia di Hatzin, poco più che ragazzo che, proveniente dal Messico, intraprende un viaggio per recuperare i resti del padre trovati in una fossa comune. Una storia agghiacciante, ma che è la perfetta visione realistica di un mondo che esiste. In gran parte dell’America Latina ci sono famiglie che danno per scontata l’assenza della figura paterna. I più giovani crescono con la mancanza di un padre al fianco, e Hatzin, interpretato da Hatzín Navarrete, si perde tra i vuoti paesaggi del nord del Messico finché non incontra un uomo molto somigliante al padre. Il rapporto tra i due personaggi sviluppa una ricerca interiore che porta il ragazzo a porsi delle domande.

Con La Caja si chiude una trilogia, Vigas: “È un tema che mi attrae”

Venezia ha dato il bentornato a Lorenzo Vigas; il primo regista latino-americano ad aver vinto un Leone d’Oro con Desde allà. È un nuovo capitolo per il cineasta che porta in concorso un film dalla trama forte, a tratti ruvida, causata dalle conseguenze di un’assenza, quella di un padre. L’instabilità emotiva del protagonista emerge sul grande schermo, portando lo spettatore a conoscere una realtà che soffre sul piano individuale quanto sociale.

In America Latina è molto comune che i bambini vengano cresciuti dalle mamme. Spesso i padri non sono a casa. Ma quali sono le conseguenze di questa situazione? – si domanda il regista durante la Conferenza stampa – Spesso ci si aggrappa a qualcosa che possa sostituire quella figura autoritaria e quella voce – aggiunge il cineasta finisce per dare una definizione alla storia di questi bambini. “È un tema che mi attrae, anche se non so esattamente il perché. Prima di girare – continua Lorenzo Vigas – penso alle storie che voglio raccontare. Nessuna di queste è personale, non a caso con mio padre ho avuto un rapporto eccellente. Non so quindi da dove provengano”.

La Caja rappresenta la chiusura di una trilogia che Vigas ha volto approfondirne le sfumature con cautela, tempo e attenzione. Per il regista, questo ultimo atto è un capitolo importante, che mette un punto alle sue storie; trame che si interfacciano su una realtà marginale.

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