Oggi 6 settembre è il giorno di La scuola cattolica; un film con un cast d’eccezione che unisce più di una generazione per raccontare uno dei capitoli più atroci della nostra società. La pellicola fuori concorso, diretta da Stefano Mordini, è il ritratto della peggio gioventù che ha deciso di definire le fila, terribili, di un incubo vissuto da Rosa Lopez e Donatella Colasanti nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1975. Il film, tratto dal romanzo Premio Strega 2016 scritto da Edoardo Albinati, riporta sul grande schermo il delitto del Circeo; raccontando la genesi di un atto disumano.

Siamo in un elegante quartiere di Trieste. Tra le mura di una scuola cattolica maschile improvvisamente qualcosa si spezza. Le famiglie sentono che, in quel contesto scolastico, i loro figli potranno vivere e crescere protetti dalla società del dopoguerra che sta cambiando. Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira saranno coloro che trasformeranno quel pensiero ‘sereno’ in un’agghiacciante fatto di violenza tra le più inaudite. In una notte di fine settembre, quei tre ragazzi della ‘Roma bene’ violenteranno e massacreranno di botte Rosaria Lopez che morirà in seguito alle violenze, e Donatella Colasanti, che si salverà per essersi finta morta.

Photo Credits: Press Material La Biennale

La scuola cattolica a Venezia78: le parole del regista in sala stampa

Questa storia riporta l’indimenticabile delitto del Circeo; diventato oggi trama di un film che racconta l’ambiente da cui è nato il seme dell’odio e della violenza. La pellicola di Stefano Mordini è stata applaudita nella Conferenza stampa tenutasi nella sala del Palazzo Casinò. Il regista era accompagnato dalle attrici – Valeria Golino, Benedetta Porcaroli, Federica Tronchetti, Valentina Cervi e Jasmine Trinca – ed ha raccontato le sensazioni amare di un delitto che non può e non deve cadere nell’oblio.

“Pur non mostrando la droga, gli assassini li abbiamo messi in scena mostrandoli come se si muovessero da drogati. Così anche per quanto riguarda la declinazione politica del lavoro. Il contesto era questo – spiega il regista – e si muovono da fascisti, prendendosi degli spazi di violenza inaccettabili che in qualche modo costruiscono il territorio in cui questi assassini si sono mossi”.

La prospettiva stilistica scelta da Mordini non è altro che uno strumento, laddove si struttura la narrativa senza cadere nell’etichettato: “La nostra responsabilità – continua il film maker – era quello di portare il film verso ‘l’oggi’, dove quelle differenze non esistono più”. Mordini, con questo suo ultimo film portato a Venezia78, pone lo sguardo sull’essenza materica del conflitto. Secondo il regista, non si tratta di un contrasto di classe, ma di una collisione tra uomo e donna. Ciò, ponendo lo sguardo perplesso di come l’uomo si permetta di esercitare una violenza gratuita.

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