5 curiosità sulla regina della disco: buon compleanno Gloria Gaynor, qualsiasi età tu abbia
Ha scoperto la potenza della sua voce a 13 anni. Poi il grandioso esordio, l'infortunio e finalmente il mito, con "I Will Survive"
Ma quindi Gloria Gaynor quando è nata? Ufficialmente nel 1943. Ma da sempre aleggia un velo di mistero attorno alla sua reale data di nascita: c’è infatti chi è convinto che l’anno sia il 1947, chi invece il 1949. E di certo non sarà lei a risolvere l’arcano. “Non confermerà la sua età“, scriveva infatti il The Guardian nel 2008, mentre Gloria stuzzicava la fantasia dei lettori in una lunga intervista, rispondendo: “Sono vecchia quanto la mia lingua e un po’ più vecchia dei miei denti”. Quello che però non invecchia mai, ma proprio mai, sono le sue canzoni. Brani che hanno lanciato il fenomeno della disco music superando poi lo spazio gravitazionale dell’house, della techno, della dance e di tanti altri momenti più o meno infelici degli anni Duemila, fermandosi per sempre nelle discoteche del nuovo secolo. Lì dove finiscono solo le migliori hit di tutti i tempi.
1. Never Can Say Goodbye
Il suo primo successo di massa è in realtà una cover. Il brano originale è infatti dei Jackson 5, il gruppo composto dai cinque fratelli Jackson, in cui esordì anche MJ ancora bambino. Scritto da Clifton Davis e pubblicato per la prima volta nel 1971, il pezzo funziona da subito. Si afferma subito come il cavallo di battaglia della band, venendo spesso rilanciato nel corso degli anni con diverse cover fatte da altri artisti. Ma è nel ’74 che si lega definitivamente al nome di una giovanissima cantante. Con un paio d’anni di anticipo sulla vera esplosione della disco music, la versione di Never Can Say Goodbye di Gloria Gaynor diventa una delle prime hit delle discoteche.
2. Il manifesto
Con Never Can Say Goodbye Gloria inizia a cantare dell’amore tossico (Can’t live with him, can’t live without: non posso vivere né con lui né senza di lui / But there’s that strange unhappy feeling there’s that anguish: ma c’è quella strana sensazione di infelicità, non c’è che angoscia). Ma è con la sua canzone-capolavoro che centra un pezzo immortale: è uno degli addii più famosi della storia della musica: I Will Survive.
Nel brano Gloria è stata appena lasciata, ma è una donna che non ha più bisogno di niente. Tantomeno di un uomo. Sopravvivere alla fine di una relazione è una missione che continuerà a spronarci tutte, ancora oggi. La rottura inizialmente è devastante (e lei non ha paura di ammetterlo), ma la rinascita è così forte da trasformarsi in manifesto femminista, e venire adottata anche dall’intera comunità LGTBQ+. Pitchfork ne ha fatto un ritratto perfetto: “Dopo aver attraversato quell’intro filigranata al pianoforte, puoi immaginare un riflettore solitario che brilla su Gloria Gaynor mentre lei trascina l’uomo abbastanza stupido da spezzarle il cuore”.
3. La vera dedica dietro I Will Survive
Ma niente è come sembra. Dietro l’inno immortale di ogni rottura e di ogni rinascita, infatti, c’è ben altro che una relazione finita. A scrivere il brano nel 1978 non è Gloria Gaynor, ma il cantautore Dino Fekaris. Dopo essere stato scaricato dalla Mowton, etichetta discografica per cui aveva lavorato 7 anni componendo testi per pezzi soul, si ritrova disoccupato e col cuore in frantumi. Un destino incerto e i primi tentativi di risollevarsi dal dramma professionale che sta affrontando, lo portano ad alzarsi ogni mattina ripetendo una sorta di mantra. Un moto d’orgoglio e di speranza che poco dopo, in coppia con Freddie Perren, segnerà anche la rinascita della sua carriera. Diceva: “Ce la farò. Sopravvivrò”. I will survive.
4. E alla fine arriva Gloria
Quando Fekaris e Perren mettono in piedi la bozza di I Will Survive, Gloria Gaynor sta attraverso uno dei tunnel più cupi della sua vita. Dopo l’enorme popolarità ottenuta con brani come Never Can Say Goodbye e Reach Out, I’t be there, in una manciata di anni viene incoronata la regina della disco, ma rischia presto di perdere lo scettro. Nel frattempo, infatti, la disco music che lei ha lanciato in tempi non sospetti, inizia a spopolare. Ai vertici delle piste da ballo sbucano divinità da ogni dove: i Bee Gees in testa (forti dell’incredibile successo di Saturday Fever Night), e poi Barry White, Donna Summer, Kc & The Sunshine Band, The Trammps, Boney M. e Giorgio Moroder.
Gloria combatte invece con la riabilitazione in seguito ad un gravissimo incidente: durante un concerto è caduta su un amplificatore ed è rimasta vittima di una lesione spinale. Tra delicati interventi e una dolorosa ripresa, quando viene invitata in studio dai due autori si presenta su una sedia a rotelle. È un incontro inverosimile, ma anche topico. Loro fanno ascoltare il brano. Gloria accetta la sfida: in quel momento I Will Survive è il mantra perfetto anche per lei.
5. Quando tutto è iniziato
Nella sua prima autobiografia Gloria Gaynor racconta anche uno degli aspetti più affascinanti della sua storia: l’infanzia. Nata in una famiglia povera e cresciuta tra fratelli maschi, Gloria ha ricevuto la prima standing ovation della sua vita proprio tra i banchi di scuola, dopo aver tentennato a lungo prima di esibirsi di fronte ai compagni di classe.
Nell’autobiografia racconta soprattutto il momento preciso in cui si è accorta, forse, che con la sua voce avrebbe potuto fare qualcosa di grosso. “La musica in casa nostra non mancava mai, ma solo i miei fratelli cantavano in pubblico” scrive nel libro. “Essendo l’unica femmina non venivo mai invitata. Poi un giorno, avevo 13 anni, stavo cantando da sola vicino al nostro palazzo quando un vicino è sceso e mi ha detto ‘Oddio Gloria, sei proprio tu? Credevo fosse la radio‘. In quel momento ho deciso che avrei fatto la cantante”.
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