La pandemia di Covid da un lato, le notizie sull’Afghanistan dall’altro, hanno in parte oscurato un argomento decisivo per le sorti dell’Europa: le elezioni in Germania. Mancano venti giorni al voto del 26 settembre che per i tedeschi non sarà un tranquillo recarsi alle urne. Gli esiti che emergeranno finiranno coll’investire in piano la leadership dell’Unione europea, non soltanto gli assetti di potere a Berlino.
Per la prima volta dal 2005 la cancelliera uscente Angela Merkel non sarà più protagonista perché da tempo ha annunciato quello che è di fatto il suo ritiro dalla vita politica di primo piano. La Kanzlerin ha tenuto il suo ultimo discorso di legislatura entrando a gamba tesa nella competizione elettorale. “Queste elezioni sono particolari – ha dichiarato al Bundestag -, perché avvengono in un tempo difficile. E non è un dato indifferente chi governerà questo Paese“. Dismettendo la sua veste di Mutti (mamma) di tutti i tedeschi, com’è stata definita in questo quindicennio di potere incontrastato, la cancelliera ha attaccato a testa bassa esprimendo esplicito appoggio al candidato della Cdu-Csu, Armin Laschet. Mentre diversi parlamentari la contestavano apertamente, lei ha tirato dritto. E ha ripetuto come, a suo dire, non si possa affidare la Germania a chi “non esclude un’alleanza con la Linke (l’estrema sinistra, ndr.)”.
L’intervento di Merkel si può forse spiegare anche in base ai sondaggi. Una nuova rilevazione dell’Istituto Forsa segna un’altra battuta d’arresto per i conservatori tedeschi. L’Unione di Armin Laschet scivola al 19% dei consensi, sotto la soglia psicologica del 20%. I socialdemocratici di Olaf Scholz (nella foto) sono dati invece al 25%: sei punti in più dei traballanti eredi di Angela Merkel. I Verdi di Annalena Baerbock, che due mesi fa erano i favoriti per la vittoria, sono inchiodati al 17%. Fra gli altri partiti, i liberali registrano un 13%, l’ultradestra di Afd l’11 e la sinistra della Linke il 6%. Naturalmente i sondaggi non coincidono col voto vero ma indicano una tendenza. Sembra difficile, a questo punto, scalzare Scholz dalla prima posizione. Il ministro delle Finanze è un navigato veterano, leader di una partito – la Spd – che sembrava inesorabilmente destinato al tramonto. Ma si sa, in politica tutto può cambiare. Anche molto rapidamente.
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