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I Cinefanatici – gli “Anni di piombo” di von Trotta hanno segnato Venezia e l’Italia

Lo sguardo di VelvetMAG alla riscoperta della Mostra del Cinema di Venezia si posa su un film che ne ha segnato la rinascita

La crisi di Giuliana in Deserto rosso di Michelangelo Antonioni è, in fin dei conti, quella di un’epoca. Il personaggio interpretato da Monica Vitti, infatti, incarna in sé tutte quelle inquietudini dovute al clima di incertezza, che di lì a breve avrebbe condotto ai cosiddetti Anni di piombo. Periodo controverso, deve la sua dicitura all’omonimo film diretto da Margarethe von Trotta (distribuito nella versione originale come Die bleierne Zeit), approdato alla kermesse nel 1981. In occasione di quella stessa edizione, giunta al numero 38, la pellicola ottenne inoltre il prestigioso Leone d’Oro.

Gli Anni di piombo hanno cambiato la fisionomia di Venezia e dell’Italia intera

Il decennio compreso tra il 1969 e il 1979 rappresenta per la Mostra del Cinema di Venezia un periodo di stasi. Tra il 1969 e il 1972 la kermesse non è stata competitiva mentre, dall’edizione successiva fino al 1978 non è stata neanche organizzata. Il 1979 chiude questa decade controversa, assistendo infine alla Mostra, che tuttavia non è ancora competitiva. Gli Anni ’80, fortunatamente, vedono l’evento riappropriarsi di nuovo dei suoi connotati originali. Il Leone d’Oro viene riassegnato per la prima volta dal 1968, assistendo a un ex aequo tra Atlantic City, USA (Louis Malle) e Una notte d’estate – Gloria (John Cassavetes). Tuttavia, l’esigenza di raccontare cosa fosse accaduto in quegli anni di silenzio era troppa. Per questo, nell’edizione successiva datata 1981, approdò sul grande schermo del Lido Anni di piombo.

Titolo scelto dall’Ufficio Stampa Gaumont Italia per la distribuzione nel nostro Paese, Anni di piombo sintetizzò in maniera fin troppo accurata il decennio precedente. L’inizio del periodo a cui la dicitura allude, infatti, coinciderebbe, convenzionalmente, con la Strage di Piazza Fontana, che ha avuto luogo il 12 dicembre 1969. Altri avvenimenti, nati all’insegna dei moti sessantottini, tuttavia, avevano già segnato tragicamente la fisionomia dell’Italia, prima della Strage. Si trattò di un decennio in cui tensione fu, senza dubbio, la parola chiave. Attentati di matrice terrorista, il sequestro e assassinio dell’allora presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro – datato 9 maggio 1978 – ne sono senza dubbio delle prove tangibili. E Margarethe von Trotta ce ne ha restituito il racconto analogo, dal punto di vista della Germania Ovest.

Gli Anni di piombo di Margarethe Von Trotta: il ricordo del passato, la tensione del futuro

Ispirato alla storia vera delle sorelle Christiane e Gudrun Ensslin, Anni di piombo è il drammatico racconto di un’epoca: quella controversa del secolo scorso. Il film ripercorre la storia di due sorelle, Marianne e Julianne, nate alla fine della seconda guerra mondiale. Figlie “della guerra”, le due donne sono entrambe attive politicamente, militando nella Sinistra. La prima, tuttavia, ha abbandonato marito e figlio per dedicarsi alla lotta politica, mentre la seconda, che collabora con un giornale femminista, critica l’estremismo della sorella. Marianne sarà dunque arrestata e Julianne, detta Jule, andrà a trovarla più volte in carcere. Insieme ripercorreranno le loro credenze politiche, che le accomunano, ma anche la loro infanzia. Ne uscirà un ritratto sfaccettato, in cui, nonostante le medesime origini, si riconosceranno diverse.

Durante un viaggio in Italia, Jule apprenderà della morte della sorella, ufficialmente toltasi la vita in cella. La tesi non la convincerà e nemmeno l’abbandono del compagno la farà desistere dallo scoprire la verità. La donna si prenderà cura del nipote, sopravvissuto ad un’aggressione, il quale vorrà sapere la verità sulla propria madre. Anni di piombo interamente immerso nel contesto nel quale è stato realizzato. Von Trotta ci offre uno spaccato dell’epoca, da un punto di vista privato, restituendoci la storia – vera – di una famiglia che ha provato “il piombo”, la durezza sulla propria pelle. E lo fa in una dialettica che, tra emotività e freddezza, tra personale e privato, tra commozione e lucidità, riesce a creare un equilibrio inedito tra le parti. In netta antitesi con lo spirito dell’epoca, che di equilibrio ne ha accusato in maniera tragica la mancanza.

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Lorenzo Cosimi

Cinema e tv

Romano, dopo la laurea triennale in Dams presso l’Università degli Studi Roma Tre, si è poi specializzato in Media, comunicazione digitale e giornalismo alla Sapienza. Ha conseguito il titolo con lode, grazie a una tesi in Teorie del cinema e dell’audiovisivo sulle diverse modalità rappresentative di serial killer realmente esistiti. Appassionato di cinema, con una predilezione per l’horror nelle sue molteplici sfaccettature, è alla ricerca costante di film e serie tv da aggiungere all’interminabile lista dei “must”. Si dedica alla produzione seriale televisiva con incursioni sui social.

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