Green Pass sul lavoro e obbligo vaccinale: scontro fra Lega, Pd e Movimento Cinque Stelle
Domani 9 settembre il Cdm per il varo della certificazione verde estesa. I nodi restano da sciogliere ma l'esecutivo andrà avanti. Draghi e ministri a rischio logoramento
Oltre a ristoranti, cinema piscine e palestre potrebbe scattare a giorni l’obbligo del Green Pass anti Covid nei supermercati e nei centri commerciali. L’ipotesi, riporta l’agenzia di stampa Agi, è più concreta che quella di un’estensione della certificazione verde da subito a fabbriche e uffici. Una cosa è quasi certa, però: si va verso un uso più ampio del Green Pass, in tutti i luoghi, anche di lavoro, a contatto col pubblico e/o a rischio assembramenti.
Green Pass sul lavoro e obbligo vaccinale
Non è neppure escluso che già domani, 9 settembre si svolga il Consiglio dei ministri per assumere queste decisioni. Il premier Mario Draghi è per la linea della fermezza. E in queste ore tratta con la Confindustria e i sindacati confederali per sciogliere i nodi irrisolti in vista del Pass sui luoghi di lavoro. Primo fra tutti il costo dei tamponi da effettuare in caso di assenza della certificazione. Tuttavia stamani 8 settembre Matteo Salvini ha dichiarato: “Ho parlato con il presidente Draghi, non risulta nessuna estensione di green pass a tutti i lavoratori del pubblico e del privato, a differenza di quello che ho letto su qualche giornale“. Per quanto riguarda l’obbligo vaccinale il leader della Lega esclude “che possa arrivare in discussione“. Diverso l’atteggiamento del Presidente del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte. “L’obbligo vaccinale è l’extrema ratio – ha detto ad Agorà su Rai Tre oggi 8 settembre – ma se serve per uscire dalla pandemia non lo escludiamo“.
Green Pass, lo sgambetto della Lega
La polemica politica s’infiamma: ieri 7 settembre la Lega ha prima ritirato gli emendamenti sul Green Pass per poi votare con Fratelli d’Italia per l’abolizione della certificazione nei ristoranti. Inutile dire che i partner di maggioranza del Carroccio – Pd e M5S in primo luogo – sono andati su tutte le furie. Esercitazioni ‘militari’ di opposizione da parte di Matteo Salvini? “Il Governo rischia zero, Draghi sapeva, erano tutti informati” ha voluto rassicurare il capo leghista. Duro il segretario del Pd, Enrico Letta, a cui ha fatto eco Giuseppe Conte: “Lega inaffidabile, chiarisca da che parte sta“.
Verso una guerra di trincea?
La questione non è banale dal punto di vista del Governo. Perché, se è vero che al momento Draghi appare insostituibile alla guida dell’esecutivo di unità nazionale e nessun partito si assumerebbe la responsabilità di farlo cadere, blitz come quello leghista favoriscono un clima di logoramento. Un’attitudine forse mossa dalla volontà di Salvini di tenere insieme le anime della Lega, più variegate di quanto si creda. Dai pasdaran alla Claudio Borghi ai governativi che fanno capo al ministro Giancarlo Giorgetti, fino ai presidenti di Regione molto influenti, come il governatore del Veneto, Luca Zaia. La lega, come tutte le altre forze politiche, deve inviare messaggi al suo elettorato. Fra meno di un mese 12 milioni di italiani sono chiamati alle urne per le elezioni amministrative in oltre 1100 Comuni, alle suppletive per il Parlamento di Siena e Roma e alle regionali in Calabria. Ma, soprattutto, cominciano le manovre in vista delle prossime elezioni politiche. Se il nuovo Presidente della Repubblica, da eleggere a inizio 2022, dovesse rispondere al nome di Mario Draghi, la casella di Presidente del Consiglio rimarrebbe sguarnita e il voto potrebbe arrivare fra meno di un anno.