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Mario Draghi fra i 100 leader del mondo secondo Time

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I discorsi dei banchieri centrali non sono in genere molto stimolanti, ma le osservazioni di Mario Draghi a Londra nel luglio 2012 sono state un’eccezione“. Così la Segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, Janet Yellen, ha presentato per la rivista Time la figura del premier italiano Mario Draghi.

Premiato per coraggio e coerenza

L’ex Governatore della Banca centrale europea figura infatti – per la terza volta – fra i 100 “leaders” mondiali più influenti secondo la graduatoria che il settimanale americano stila annualmente. Nel 2013 Time dedicò la copertina a Draghi, non molto tempo dopo “le osservazioni a Londra nel luglio 2012“. Ovvero, ricorda oggi Yellen, quando “ha dichiarato notoriamente che la Banca centrale europea avrebbe ‘fatto tutto il necessario per salvare l’euro‘, cosa che, ovviamente, ha fatto.” È il famoso whatever it takes: quasi un modo di dire, ormai, se riferito a Mario Draghi.

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Janet Yellen, Segretaria al Tesoro nell’Amministrazione Biden

Gli Usa: “Grazie Draghi

Quella volta “Mario e la Bce – ricorda Yellen – hanno contribuito a stabilizzare l’economia europea. All’epoca ero alla Federal Reserve (fra il 2014 e il 2018 ne sarà Presidente, ndr.) e mi sentivo particolarmente grata di avere un partner come Mario dall’altra parte dell’Atlantico, qualcuno con una profonda esperienza e un contegno costante. Ora gli Stati Uniti sono grati di avere Mario come partner ancora una volta. Questa volta da presidente del Consiglio italiano. “Mario – dice ancora Yellen – sta guidando la sua nazione attraverso la pandemia con mano abile, sostenendo una rapida campagna di vaccinazione e misure di soccorso per aiutare le imprese e i lavoratori italiani.”

Andreatta fra i maestri di Draghi

Nel frattempo, mentre Yellen pensava a Draghi, “Mario” pensava a un politico democristiano di trent’anni fa, chissà se noto alla Segretaria al Tesoro di Biden. Sull’account Twitter di Palazzo Chigi, infatti, non si fa menzione alcuna della nuova ‘medaglia’ sul petto del premier, mediaticamente offerta da Time. Piuttosto, in più tweet si racconta (e poi si rimanda all’intero testo del discorso tramite un link), di come Draghi abbia celebrato Nino Andreatta. Lo ha fatto partecipando ieri all’intitolazione dell’Aula Magna dell’Università di Bologna allo storico economista e ministro democristiano, celebre per essere inflessibile, controcorrente, e per la sua visione riformista dell’economia e della società italiana.

Beniamino Andreatta: ministro del Tesoro, degli Esteri e della Difesa fra il 1980 e il 1998

Rigore morale e scelte impopolari

Le cose vanno fatte perché si devono fare, non per avere un risultato immediato, come sintetizzò una volta con efficacia” ha detto Draghi riportando una frase di Andreatta. Un docente, intellettuale e uomo politico di cui il premier ha definito quale “tratto più rilevante” come “uomo di Stato” quello del “suo rigore morale.” Per l’allora giovane Draghi fu “una lezione di vita che non ho più dimenticato.” “Ho spesso ricordato – ha concluso il premier – come le ingenti risorse del programma Next Generation EU debbano richiamarci al senso di responsabilità (…). Abbiamo il dovere di spendere in maniera efficiente e onesta. E di avviare un percorso di riforme per rendere l’economia italiana più giusta ma anche più competitiva. Rigore, responsabilità, riforme: le tre ‘R’ del Draghi celebrato da Time.

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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