“Lauren, Katherine, Lana too, Bette Davis, we love you. Ladies with an attitude” – così cantava Madonna in Vogue, citando le grandi star della Hollywood degli Anni d’Oro. Divi affascinati, volti intramontabili e “donne con carattere” (come rimarca la Regina del Pop nella sua celebre hit). E nel suo omaggio a quell’età così lontana – ma, in fondo, senza tempo – non poteva mancare il nome di Lauren Bacall. Sguardo altero, rivolto costantemente verso l’alto – reso ancor più glaciale da quell’azzurro così vitreo – si guadagna ben presto l’appellativo di The Look e l’ammirazione del pubblico per il suo fascino sofisticato e, al contempo, “tenebroso”. Un fascino che ha saputo incantare anche uno dei più grandi volti del cinema: Humphrey Bogart. Non potevamo dunque non celebrarla in quello che sarebbe stato il suo 97esimo compleanno.
Lauren Bacall: la femme fatale di Hollywood, “sexy e sfacciata, proiettava un senso di intelligenza“
Nata Betty Joan Perske nel Bronx il 16 settembre 1924, Lauren Bacall era figlia unica del polacco Wulf Perske e della romena Natalie Weinstein. L’attrice, abbandonata dal padre sin dall’infanzia, crescerà con la madre e gli zii materni. A seguito dell’abbandono, assumerà dunque il cognome della madre Weinsten-Bacal, abbreviato in seguito a Bacal. Per evitare eventuali storpiature, la (futura) femme fatale si trovò costretta ad aggiungere un “L”. Al nome invece ci pensò Howard Hawks che la diresse nel suo debutto Acque del sud (To Have and Have Not, 1944) e ne Il grande sonno (The Big Sleep, 1946), entrambi al fianco di Humphrey Bogart. Da qui, dunque, il nome Lauren Bacall, che l’avrebbe poi portata a diventare una stella del cinema.
Apprezzata interprete teatrale, ha conquistato inoltre due Tony Awards come Miglior Attrice in un musical, sebbene sia conosciuta al grande pubblico per le sue performance sul grande schermo. In particolare, grazie anche allo sguardo “glaciale”, per il quale era rinomata, Leonard Maltin, tra i più noti critici cinematografici mai esistiti, disse di lei: “Era sexy e sfacciata, proiettava un senso di intelligenza e, sorprendentemente, ha fatto tutto questo ad appena 20 anni.” Grazie a tale caratteristica fisica si è imposta come volto di punta dei generi noir e thriller, al fianco di Humphrey Bogart, compagno sul set e nella vita. Oltre che nei già citati Acque del sud e Il grande sonno, i due hanno infatti condiviso diversi set, tra La fuga (Dark Passage, 1947) e L’isola di corallo (Key Largo, 1948). Un connubio, dunque, sia professionale che anche – e soprattutto – sentimentale.
Bogie and Bacall
Galeotto fu quell’Acque del sud, datato 1944. Il film, infatti, segnò il primo incontro tra Lauren Bacall e Humphrey Bogart. Lui divo ormai affermato, lei debuttante: nonostante i 23 anni di differenza, tra i due nascerà una storia d’amore travolgente che li avrebbe tenuti uniti, seppur con non poche difficoltà, fino alla morte di lui, sopraggiunta nel 1957. I due si conoscono quando Bogart era ancora sposato, ma il sentimento reciproco era troppo forte. Come inoltre ha ricordato la stessa interprete nel 1994: “Quando ci siamo sposati ho messo la mia carriera in secondo piano altrimenti lui non mi avrebbe mai sposata, aveva alle spalle tre matrimoni falliti con tre attrici.”
Dalla loro unione nacquero due figli, Stephen nel 1949 e poi ancora nel 1952, Leslie. Più volte l’interprete aveva ricordato il marito, dopo la sua morte, mostrando quanto l’amore che li legava fosse forte. In un’intervista, rilasciata nel 1979 a Roberto Gervaso per Ve li racconto io, aveva ammesso: “Ci univano tante cose. Humphrey è stato per me un modello di vita e un formidabile pungolo personale. Piaceva, e non solo a me che l’ho adorato: aveva un fascino straordinario.” Dopo Humphrey Bogat, Lauren Bacall si risposò con Jason Robards nel 1961, dal quale ebbe il terzo – e ultimo – figlio quello stesso anno: Sam Robards.
Quell’Oscar mancato per un soffio
Nel corso degli anni, Lauren Bacall ha mostrato il suo talento poliedrico, alternandosi tra palco, grande e piccolo schermo. Femme fatale imperturbabile, lavora con registi del calibro di Robert Altman e Vincente Minelli, al fianco di volti quali Gregory Peck, John Wayne e Paul Newman. Nel 1996, per la regia di Barbra Streisand, l’interprete è nel cast de L’amore ha due facce (The Mirror Has Two Faces). Per il ruolo di Hannah Morgan riceve il Golden Globe come Miglior Attrice Non Protagonista, venendo candidata al Premio Oscar nella medesima categoria.
La statuetta era ormai stata data per certa alla Bacall, tuttavia, nell’edizione del 1997, uscì come vincitore indiscusso Il Paziente Inglese, grazie ai suoi nove Academy conseguiti. Tra di essi, quello vinto a sorpresa da Juliette Binoche, riuscita a battere la concorrenza (tra cui, appunto, Lauren Bacall). Una vittoria inaspettata, perfino per la stessa interprete inglese che, nel discorso di accettazione, si disse sicura del fatto che quella sera la statuetta sarebbe andata alla Bacall. Ma così non fu e la femme fatale di Hollywood dovette “accontentarsi” dell’Oscar alla carriera nel 2010.
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