Secondo il linguaggio diplomatico, quello di oggi fra Sergio Mattarella e il suo omologo ungherese János Áder (nella foto) è stato “un franco confronto” sui temi del debito e delle migrazioni. Un modo per indicare che il Capo dello Stato italiano non si è tirato indietro neppure questa volta dalla necessità di esprimersi con schiettezza a difesa dell’Italia. “Da 20 anni l’Italia è in avanzo primario di bilancio – ha detto Mattarella -. Questo è un segno di frugalità. Si tratta di far crescere l’economia, non di frenarla, per affrontare efficacemente il debito.”

Incontro con i partner europei

Non che l’Ungheria rientri nella lista dei cosiddetti paesi ‘frugali’. Piuttosto c’è il fatto che è sin troppo scontato criticare l’Italia sotto il profilo dell’ammontare del debito pubblico nazionale, sebbene sia di certo uno fra i maggiori in Occidente. Ma il Presidente Mattarella ha incontrato questa mattina al Quirinale, in separate udienze, il Presidente della Repubblica di Malta, George Vella, il Presidente della Repubblica di Finlandia, Sauli Niinistö, il Presidente d’Irlanda, Michael D. Higgins, e appunto il Presidente di Ungheria, János Áder. I colloqui si sono svolti a seguito del meeting internazionale di ieri a Roma: il XVI incontro dei Capi di Stato del Gruppo Arraiolos.

I temi affrontati da Mattarella

Durante i colloqui si è registrata una ampia convergenza con Malta sul dossier libico, riportano le agenzie di stampa. E anche sul più ampio dossier riguardante il Mediterraneo. Analoga convergenza si è registrata con la Finlandia sul tema dell’estensione di sovranità a livello europeo. Inoltre si è confermata una comune adesione con Helsinki al piano di investimenti europeo sul digitale e sulla transizione ecologica. Condivisione anche con l’Irlanda sul tema delle migrazioni. Infine, è stata esaminata anche la questione degli accordi di frontiera dell’Unione europea con la Gran Bretagna.

I cosiddetti paesi frugali

Hanno preso parte alla riunione dei Capi di Stato anche alcuni dei cosiddetti paesi frugali: l’Austria e, appunto, la Finlandia. Gli altri sono l’Olanda, la Svezia e la Danimarca. Quelle capitali, cioè, che lo scorso anno, in piena pandemia di Covid, puntavano i piedi contro l’ipotesi di un Next Generation Eu troppo “generoso” verso i Paesi mediterranei, a cominciare dall’Italia. Qualcosa che ha stonato con i propositi di unità all’interno dell’Europa di fronte all’emergenza Coronavirus.

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