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La sedia a medaglione di Dior reinterpretata da diciassette designer

Al Salone del Mobile gli artisti sviluppano uno degli emblemi della Maison francese

La Dior Medallion Chair era la sedia preferita di Christian Dior, quella su cui il couturier amava sedersi per disegnare i suoi bozzetti ed esprimere tutta la sua creatività. Dopo ben settantaquattro anni dalla nascita della leggendaria Maison francese ben diciassette designer internazionali sono stati  chiamati a reinterpretare uno dei suoi iconici emblemi. La sedia a medaglione è vero e proprio manifesto dello stile Luigi XVI, che Dior scelse già agli albori della fondazione della Griffe per accogliere gli ospiti delle sue sfilate di moda in un’atmosfera che fosse, come racconta lo stilista stesso nelle sue memorie, sobria, semplice e, soprattutto, classicamente parigina.

La forma ovale della Medallion Chair, sormontata da un fiocco Fontanges, divenne in poco tempo uno dei principali simboli del numero 30 di Avenue Montaigne, cuore della Maison Dior. Pierre Yovanovitch, India Mahdavi, Joy de Rohan Chabot, Yansong Ma, Atang Tshikare e Oki Sato, Nendo, Sam Baron, Nacho Carbonell, Pierre Charpin, Dimore Studio, Martino Gamper, Constance Guisset, Linde Freya Tangelder, Seungjin Yang, Jinyeong Yeon e Tokujin Yoshioka hanno rivisitato questo oggetto iconico per aggiornarlo ai gusti odierni. Le creazioni sono tutte esposte a Palazzo Citterio in occasione del Fuorisalone.

Dior Medallion Chair: una sedia dalle forme sensuali

Le sue linee femminili, riproposte in tonalità come nero, oro, rosa e grigio, fecero la loro comparsa sui flaconi e i cofanetti dei primi profumi di Dior. Tra questi Diorama e Diorissimo. Ma anche sugli arredi della prima boutique, inaugurata dallo stilista fondatore nel 1947. Qui le sedie a medaglione apparvero ornate da emblematici motivi quali Cannage e Toile de Jouy. Le opere degli artisti, tra i più influenti al mondo, chiamati a interpretare la Dior Medallion Chair, sono state esposte presso prestigiosi musei come il MoMA di New York, il MAD di Parigi e il V&A di Londra. Una molteplice collaborazione senza precedenti, espressione dell’intramontabile spirito di modernità con cui la Maison continua costantemente a reinventare e alimentare il sogno Dior.

Il modello di Atang Tshikare  dedicato al cosmo

Da sempre affascinato dalla propria eredità culturale Tswana, con le proprie opere Tshikare mette in risalto i miti che circondano i temi del divino. La sua reinterpretazione della sedia a medaglione di Dior, realizzata in pelle vegana conciata, è impreziosita da costellazioni in rilievo. Ciascun simbolo appare delicatamente intagliato nella base in legno. Quest’opera scultorea si sviluppa attorno al concetto del cosmo come inizio ed evoluzione della vita. L’interpretazione della Dior Medaillon Chair di Tshikare riproduce le costellazioni che allineano l’emisfero australe, che diventa qui simbolo della magia e della bellezza che ci circondano. L’artista è intrigato dal concetto di destino e dai segni che ne indicano l’esistenza. Questa peculiarità avvicina Tshikare ancora di più a Christian Dior, che ha fatto delle stelle il proprio eterno portafortuna.

La Dior Medallion Chair di Constance Guisset

A metà strada tra arte e architettura d’interni, le opere della francese Constance Guisset esplorano diversi universi alla ricerca di ecletticità. La sua reinterpretazione è ispirata alle dimensioni e al ruolo teatrale riservato alla sedia a medaglione, utilizzata dallo stesso Monsieur Dior per far accomodare gli ospiti delle proprie sfilate. Guisset opta per una struttura ripiegabile in legno massello, composta da due ovali simmetrici come a formare una delicata conchiglia bivalve.

Dimorestudio

Sospeso a metà tra l’universo dell’arte, della moda, del cinema e dei viaggi, la missione di Dimorestudio è quella di celebrare la ricchezza creativa dell’architettura e del design con opere e concetti di stampo ultra contemporaneo. L’approccio adottato dai due designer è stato quello di scomporre la forma originale della sedia a medaglione di Dior in più pezzi separati, senza però perderne l’intramontabilità e i tratti tipicamente francesi. Tenuta assieme da preziosi inserti in bronzo e ottone e decorata da foglie dorate in stucco, la sedia è composta da diversi elementi che assieme formano un unico oggetto.

La Dior Medallion Chair di India Mahdavi

Nel mondo di Mahdavi i colori sono sgargianti, i materiali seducenti e le linee sinuose. Architetta e designer, India Mahdavi è sinonimo di atmosfere cosmopolitane e allegre. La tecnica scelta per creare i colorati motivi di lana sempre diversi è quella dell’uncinetto. Citando Mahdavi stessa, queste cinque sedie, tanto particolari quanto uniche, formano un omaggio alla commistione di arte e maestria tanto cara alla Maison.

Jinyeong Yeon

Le opere di Jinyeong Yeon sono incentrate su materiali quotidiani, che vengono trascesi e riutilizzati per rivelarne una nuova bellezza e infondergli una nuova vita. È esattamente con questo approccio che Yeon ha reinterpretato la sedia a medaglione, creando due versioni elementari e al contempo ricche di colore. Se una si compone di tubi resi irregolari dalla colata in sabbia, la seconda è stata creata a partire da lamine di alluminio con striature diagonali che richiamano il motivo Dior Oblique.

Joy De Rohan Chabot

Artista, pittrice e scultrice, Joy de Rohan Chabot si contraddistingue per la creazione di raffinati pezzi in bronzo, legno, ferro e vetro con i quali crea pregiati e lussureggianti trompe-l’œil. La struttura della sedia rimane fedele al design originale mantenendone la forma ovale e la sfumatura di grigio tanto cara alla Maison. È indubbio che tale lussureggiante design renda omaggio a Christian Dior e alla sua profonda passione per i fiori, ma l’esclusiva rivisitazione di de Rohan Chabot richiama altresì il tema bucolico della sfilata prêt-à-porter primavera-estate 2020 di Maria Grazia Chiuri, in cui il protagonista assoluto è stato il mondo botanico.

Khaled El Mays

La reinterpretazione offerta dall’artista libanese Khaled El Mays si compone di tre sedie a medaglione in cui a risaltare è la maestria della manodopera, in particolare dell’intreccio. L’estetica dalla forte componente visiva dei pezzi creati per Dior rivela il processo di scomposizione tanto amato dall’artista. Ogni sedia rappresenta infatti una delle fasi del lavoro svolto. La creazione di El Mays cattura l’essenza classicista di questa sedia d’epoca e la spinge a trascendere il flusso del tempo.

La Dior Medallion Chair di  Linda Freya Tangelder

Unendo arte, design, scultura e architettura, Tangelder è infatti in grado di elevare banali oggetti quotidiani a un nuovo piano dell’esistenza. È in questo modo che l’artista ha reinterpretato la sedia dal classico colore grigio, sfumatura emblematica della Maison e descritta dallo stesso Dior come “la più funzionale ed elegante”, creando una struttura in alluminio. L’equilibrio delle forme è stato mantenuto nonostante profonde modifiche come l’utilizzo di tre invece che quattro gambe e un poggiatesta inclinato che richiama l’ovale dell’originale in una forma tanto semplice quanto efficace.

Ma Yansong

La visione di Ma Yansong trasporta l’iconica sedia a medaglione nel futuro: durante questo viaggio nel flusso del tempo, viene immortalata nel segno del dinamismo. Realizzata in poliuretano stampato in 3D, la sedia riflette l’ethos artistico e architettonico dell’artista, nel quale la natura e la struttura si fondono per creare un legame emotivo. Simbiosi perfetta tra la tradizione storica e un anelato futuro, questa affascinante sedia richiama l’essenza magica dell’haute couture, che come disse lo stesso Christian Dior “è sempre stata una precorritrice”.

Martino Gamper

Le creazioni d’arredamento di Martino Gamper riescono a unire e simultaneamente mettere in dubbio forma e funzione, stile e struttura. Il designer italiano di stanza a Londra ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo dell’ebanisteria, per poi studiare scultura all’Accademia delle belle arti di Vienna. La sua commissione per Dior semplifica le linee dell’originale senza però perderne l’inimitabile allure. Gamper dà vita alla sua visione accostando colori e tessuti per creare un’elegante e moderna reinterpretazione di questi “testimoni raffinati, funzionali e senza tempo”.

La Dior Medallion Chair di Nacho Carbonell

L’universo di Nacho Carbonell si compone di creazioni organiche e in grado di raccontare una storia, concepite come via di fuga dalla vita quotidiana e con cui è possibile interagire, meravigliarsi, scoprire e capire. Lasciando per un attimo da parte queste audaci distrazioni, Carbonell reinterpreta ora la sedia a medaglione di Dior conferendole una personalità ben definita che la rende l’oggetto inimitabile che è oggi. L’emblematico ovale dello schienale a medaglione e le gambe vengono amplificati, ottenendo un effetto quasi pixelato che crea un’illusione di pluralità.

Nendo

La reinterpretazione visiva della sedia a medaglione di Dior prende il nome di Chaise Medaillon 3.0. Lo schienale, il sedile e le gambe di questo simbolo formano ora un unico blocco. Nendo non dimentica però gli elementi tipici della sedia originale. Tra questi le sfumature di bianco e grigio con sprazzi di rosa, le preferite del fondatore della Maison. L’ovale, messo in risalto dal dinamico dialogo tra astrazione e trasparenza della sedia, viene ricavato con uno spazio vuoto nel cuore della struttura e del materiale, diventando un simbolo immutabile d’intramontabilità.

Pierre Charpin

Le opere del francese, come dimostrato dalla reinterpretazione della sedia a medaglione prodotta per Dior, riflettono una definitiva ricerca della semplicità e della raffinatezza. Concepita come oggetto-simbolo, la sedia occupa lo spazio che la circonda come le linee di un disegno, quasi fosse il bozzetto di un modello di haute couture. Caratterizzata da linee minimaliste la sedia ripropone le curve e lo spirito dell’emblematico design originale. Il sedile, invece, che nasconde uno specchio, fa da contrasto alla struttura in acciaio.

Pierre Yovanovitch

Ispirato dal movimento neoclassico Swedish Grace degli anni ’20, la passione di Pierre Yovanovitch è ugualmente rivolta verso la ricchezza estetica della natura. Le creazioni dell’artista francese fanno da eco alla particolare e sfaccettata storia dell’oggetto stesso, parte integrante dell’eredità della Maison. Rinnovata celebrazione dei capisaldi di Dior, le due sedie reinterpretano il celebre tessuto con motivo Dior Oblique creato per la prima volta da Marc Bohan nel 1967. Un gesto artistico che vuole essere un tributo all’essenza immutabile di un simbolo di eleganza quale la sedia a medaglione.

Sam Baron

La sedia presentata da Sam Baron è un incrocio di culture, storie e convivialità. Trasmette modernità e vuole essere un chiaro tributo all’arte e alla gioia di vivere tanto importanti per Dior. La Maison e questo designer iconoclasta condividono la stessa poetica visione della bellezza, un amore incondizionato per la natura e la flora. Come lo stesso Dior, Baron si ispira al mondo che lo circonda per creare oggetti individuali e collettivi unendo un’eccezionale maestria a uno spirito innovatore. Le sue creazioni celebrano, oggi più che mai, squisiti momenti di complicità, felicità e di autentico incontro apparentemente sospesi nel tempo.

Seungjin Yang

Semplice, unica, divertente”: questi gli aggettivi utilizzati da Seungjin Yang per descrivere la propria reinterpretazione della sedia a medaglione di Dior. L’artista coreano ha infatti modificato radicalmente la struttura, il sedile e lo schienale utilizzando diversi palloncini, simbolo di fragilità. Il risultato è un oggetto divertente e sorprendente in grado di unire sobrietà, eleganza e abilità tecnica.

Tokujin Yoshioka

L’obiettivo perseguito dal designer giapponese Tokujin Yoshioka è quello di trascendere i sensi umani unendo l’arte moderna all’architettura, il passato al futuro. Come un’illusione ottica, la sua opera prende improvvisamente vita in un delicato gioco di trasparenza e rilievi. Grazie alla prodezza tecnica, quest’oggetto supera la struttura formale di un’opera unica come la sedia a medaglione e sembra nascere da una vivace scintilla immaginaria. Il risultato ottenuto da Yoshioka confonde così i limiti dello spazio-tempo e invita lo spettatore a spingersi oltre i confini e le apparenze.

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Elena Parmegiani

Moda & Style

Giornalista di moda e costume, organizzatrice di eventi e presentatrice. Consegue la Laurea Magistrale in Comunicazione Istituzionale e d’Impresa all’Università “La Sapienza” di Roma. Muove i primi passi lavorativi con gli eventi per il Ferrari Club Italia, associazione di possessori di vetture Ferrari. Da oltre quindici anni è il Direttore Eventi della Coffee House del prestigioso museo Palazzo Colonna a Roma; a cui di recente si è aggiunto quello di Direttore Eventi della Galleria del Cardinale Colonna. Ha organizzato e condotto molte sfilate di moda per i più importanti stilisti italiani. Come consulente è specializzata nella realizzazione sia di eventi aziendali, sia privati. Scrive di moda, bon ton (con una sua rubrica), arte e spettacolo. Esperta conoscitrice dei grandi nomi della moda italiana, delle nuove tendenze del Fashion e del Made in Italy. Cura anche la rubrica di Velvet dedicata al Wedding. 

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