“Aveva una sua nobiltà popolare, ma purissima, dovuta alla fatica che aveva fatto per diventare Mariangela Melato. Aveva una grande capacità di assorbire gli eventi della vita sua e degli altri . E aveva una grande attenzione, un grande rispetto.” Li ha legati un amore folle, combattuto. Un sentimento che Renzo Arbore ha voluto raccontare ricordando la compagna di una vita, quella donna dotata di una forza viscerale, nata per fare Arte: Mariangela Melato. Perché come lui stesso ha ammesso tempo fa: “Un talento multiforme. In ogni campo in cui si è cimentata è emersa la sua straordinaria creatività, perfino nella pittura.” E, in quello che sarebbe stato il suo 80esimo compleanno, la sua figura continua a splendere di una luce ancora luminosa.
“Come deve essere un essere umano”
Era l’11 gennaio 2013 quando, all’età di 71 anni, ci ha lasciati uno dei monumenti dei cinema italiano. A decretarne il suo status quo non sono stati i riconoscimenti, tra cui spiccano quattro David di Donatello alla Miglior Attrice Protagonista, più uno speciale. Neanche la stima dei colleghi o all’affetto e l’ammirazione tributati dal pubblico. Ma la sua stessa essenza, la sua incredibile completezza, come Giancarlo Giannini – che più volte ha diviso il set insieme a lei – ha ricordato mesi fa, affermando: “Mariangela aveva ritmo, aveva l’alone, aveva tutto. Era bravissima. Ma era più che brava. Era spiritosa, intelligente, colta. Femminista, donna vera. Volitiva, coraggiosa, pulita, luminosa. Come deve essere un essere umano. Era bellissimo lavorare con lei.”
Nata a Milano il 19 settembre 1941, Mariangela Caterina Melato si approcciò fin da giovanissima al mondo dell’arte, studiando pittura all’Accademia di Brera. Ha lavorato come vetrinista per pagarsi gli studi di recitazione di Esperia Sperani, esordendo a teatro nel 1960. Dal 1963 al 1965 ha invece lavorato con Dario Fo in Settimo: ruba un po’ meno e La colpa è sempre del diavolo. Gli anni Sessanta le hanno permesso di farsi conoscere meglio nell’ambiente, grazie alla sua personalità unica, quei tratti distintivi e, in particolar modo, grazie alla sua voce peculiare. A tal proposito, infatti, sempre Giannini ha ricordato, suo “compagno di giochi“, ha ricordato: “Aveva una padronanza della voce assoluta, unita ad una voce speciale, bassa, quasi maschile. Che è un dono, ma va coltivata. Vederla in teatro era come andare a vedere Olivier recitare Shakespeare in inglese: un’auctoritas.”
L’approdo al cinema e la nascita del trio Mariangela Melato-Giannini-Wertmüller
Il decennio successivo rappresenta per Mariangela Melato l’approdo sul grande schermo. Già nel 1970, infatti, l’interprete è nel cast di Thomas e gli indemoniati di Pupi Avati e Basta guardarla di Luciano Salce. Solo due anni dopo avviene la consacrazione effettiva, grazie al film vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes, La classe operaia va in paradiso, al fianco di Gian Maria Volonté di Elio Petri. Quello stesso anno, la sua carriera assiste allo “scossone” decisivo, che ha – forse – consegnato il suo nome al ricordo eterno: il duplice incontro con Lina Wertmüller e Giancarlo Giannini. Mariangela Melato viene diretta per la prima volta dalla regista romana, al fianco del suo “compagno” sul grande schermo per antonomasia, in Mimì metallurgico ferito nell’onore (1972). Nel 1973 e 1974 escono rispettivamente Film d’amore e d’anarchia (1973) e Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (1974). Il “trio”, ormai consolidato, aveva diretto tre dei film nostrani destinati a entrare nella storia del cinema.
Il 1974 segna inoltre la vittoria del suo primo David di Donatello, grazie alla sua interpretazione di Giovanna Abbastanzi ne La poliziotta, diretto da Steno. Prosegue la sua carriera cinematografica prendendo parte a progetti destinati a diventare dei cult. Tra Caro Michele di Mario Monicelli, Todo modo (di nuovo di Elio Petri) con Marcello Mastroianni, Il gatto di Luigi Comencini – suo terzo David di Donatello – e Casotto di Sergio Citti, in un cast corale che comprende anche Ugo Tognazzi, Gigi Proietti e una giovanissima Jodie Foster. Al contempo prosegue anche la sua carriera teatrale nonché televisiva, che la porta a interpretare film e fiction del calibro di Rebecca, la prima moglie, di Riccardo Milani e Filumena Marturano (sua ultima interpretazione).
Quel “folle” amore con Renzo Arbore: il ricordo dello storico compagno
Di pari passo con i suoi personaggi del grande schermo, Mariangela Melato una donna viscerale, ma sempre con grazia, come ricorda di recente Renzo Arbore. Suo compagno storico, i due hanno vissuto un’intensa storia d’amore a partire dagli anni Settanta, giunta al termine per un lungo periodo. Nel 2007, i due si sono riconciliati, ritrovandosi dopo molto tempo, rimanendo insieme fino alla morte della compianta interprete. In occasione dell’ottantesimo compleanno della sua compagna di vita, l’artista ha voluto parlarne al Corriere della Sera, confessando: “Io adoro ricordare Mariangela, il suo talento straordinario, la sua grazia, la sua unicità. Certo gli anniversari portano con sé rimpianti e tante riflessioni. Sono felice però che venga ricordata , anzi bisognerebbe farlo di più. Giovedì 30 settembre andrà in onda la prima puntata di Illuminate su Rai3 interamente dedicata a Mariangela Melato. Ci sono anche io. Vedremo molto di lei, è un bellissimo omaggio”.
Renzo Arbore ha poi voluto deliziare i lettori raccontando un retroscena privato sulla sua compianta metà: “La festa dei suoi 40 anni e un capodanno: avevamo tantissimi inviti a tante feste. Abbiamo dato buca a tutti e abbiamo passato quel capodanno a casa, a Roma, con cotechino e lenticchie, solo noi due. Eravamo troppo innamorati.” – chiosando, infine – “Una storia non immaginabile, molto anomala la nostra. Ci ha sempre tenuti legati un filo. Io viaggiavo e compravo regali per lei, quando potevo la chiamavo per telefono, ci raccontavamo le nostre storie. Una donna straordinaria nel senso letterale del termine, di quelle che difficilmente si incontrano.” Ed è così che noi la ricorderemo per sempre.
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