La nazione più estesa al mondo, la Russia, ha votato per il rinnovo della Duma, la Camera bassa del Parlamento. Sarebbe più calzante affermare che la maggior parte dei russi ha snobbato il voto, evidentemente non considerandolo importante. Dopo 3 giorni di urne aperte e la possibilità di usufruire del suffragio elettronico, si è infatti recato ai seggi solo il 45,15% della popolazione (i russi sono 144 milioni).

Russia Unita al 49%

In questo contesto, oggi 20 settembre, sono arrivati i risultati. Come da copione, si rafforza il dato del partito Russia Unita del presidente Vladimir Putin. Dopo che l’80,1% dei risultati sono stati elaborati, Russia Unita si assicura il 49,42% dei voti nelle liste dei partiti della Duma. Lo mostrano i dati della Commissione elettorale centrale (Cec). Ma la vera sorpresa è il ritorno dell’intramontabile fascino del passato.

Nostalgia dell’Urss

Il Partito Comunista è secondo, infatti, nelle preferenze dei russi. La formazione nostalgica dell’Urss e delle sue garanzie sociali ed economiche (ma a prezzo della libertà) ha ottenuto il 19,28%. È un balzo in avanti rispetto al 13% raggiunto nelle elezioni di 5 anni fa. Seguono il Partito Liberale Democratico(7,55%), Una Russia Giusta (7,37%) e Nuovo Popolo (5,37%). Pertanto questi partiti (oltre a Russia Unita) sono proiettati a vincere seggi nella nuova convocazione del parlamento superando la soglia del 5%. Secondi gli ultimi calcoli il partito di Putin ottiene circa 315 seggi in Parlamento, il che assicurerà la sua maggioranza costituzionale (oltre 300 su 450 seggi).

La Russia e Navalny

Le opposizioni, soprattutto il movimento legato al blogger dissidente Alexej Navalny, hanno denunciato in queste settimane pressioni e intimidazioni. “Oggi è il giorno in cui il vostro voto conta davvero – aveva detto domenica 19 settembre Navalny in un appello via Instagram – Non siate pigri, per favore. Cercate il nome del candidato appoggiato dallo Smart Voting nella vostra circoscrizione, controllate i patronimici e il cognome. Votate“.

L’accusa: “Google si piega a Putin

Nei giorni scorsi lo staff dell’oppositore di Putin più famoso al mondo si era scagliato contro Google. Il colosso del web è finito sotto accusa per aver bloccato i link di accesso ai documenti Google Doc utilizzati dal movimento di Navalny per diffondere la lista di candidati sostenuti dalla strategia del voto intelligente (o smart vote). Google ha anche bloccato dei video su YouTube. In entrambi i casi era arrivata una richiesta dell’Autorità per le telecomunicazioni russa Roskomnadzor.

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