L’Italia avvia formalmente da oggi 20 settembre la somministrazione della terza dose di vaccino anti Coronavirus. Ne beneficeranno le persone immunocompromesse, i trapiantati e i malati oncologici con determinate specificità. Si tratta di circa tre milioni di cittadini. Non è ancora stabilito se la terza dose del siero riguarderà in futuro tutti gli italiani.

Brusaferro: “No terza dose a pioggia

Oggi varie regioni si dicono pronte a partire con la terza dose: dalla Lombardia al Veneto alla Campania e alla Toscana, e al Policlinico di Bari (sui bimbi oncologici). Rieti è già partita la scorsa settimana con 40 trapiantati. Si somministrerà almeno dopo 28 giorni dalla seconda, i vaccini sono quelli a Rna messaggero: Pfizer e Moderna. “Stiamo ancora valutando se, quando e a chi fare un’ulteriore iniezione. Il tema, comunque, non è una terza dose a pioggia” ha detto il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, alla Stampa.

L’epidemia oggi in Italia

Si parte in una situazione epidemiologica nazionale sostanzialmente stabile. Nelle ultime 24 si sono registrati 3.838 nuovi positivi (ieri 4.578) e 26 vittime (51 ieri). In terapia intensiva 21 pazienti in più nelle ultime 24 ore. I test effettuati sono stati 263.571, il tasso di positività è all’1,45%. Gli italiani che hanno assunto almeno una dose di vaccino sono l’82% del totale, mentre hanno completato il ciclo vaccinale (2 dosi) 41 milioni di cittadini (il 76%).

Israele pronto per la quarta dose

In Israele, intanto, le somministrazioni di terze dosi sono avanti. Tel Aviv è il Governo che, prima di tutti a fine 2020, ha varato la vaccinazione di massa contro il Covid. Da uno studio condotto nel paese e pubblicato sul New England Journal of Medicine, emerge che rispetto alla variante Delta, la terza dose Pfizer “porterebbe l’efficacia del vaccino tra i soggetti che hanno ricevuto il richiamo a circa il 95%“. Ma non basta. Israele si prepara alla quarta dose. Gli esperti ritengono altamente probabile che la pandemia procederà ancora, a ondate. Il che fa propendere per nuove vaccinazioni ogni 6-12 mesi.

L’Oms contro la terza dose

In un’intervista oggi al Corriere della Sera, Guido Silvestri, direttore del laboratorio di immunologia della Emory University di Atlanta (Usa), sostiene che la terza dose “sarà ben presto necessaria.” Il punto è che in molti paesi del mondo non sono ancora arrivate le prime dosi. “Ci opponiamo fermamente alla terza dose per tutti gli adulti nei Paesi ricchi, perché non aiuterà a rallentare la pandemia” aveva dichiarato lo scorso 19 agosto Soumya Swaminathan, chief scientist dell’Oms. “Al momento i dati non indicano il bisogno di una terza dose” aveva aggiunto. Anzi “togliendo dosi alle persone non vaccinate, i booster favoriranno l’emergere di nuove varianti“.

Silvestri: “L’immunizzazione degrada

Sempre il mese scorso Bruce Aylward, Senior Advisor del Direttore Generale dell’Oms, aveva sostenuto che “due dosi devono essere date ai più vulnerabili in tutto il mondo“. Prima che i richiami vengano dati a chi ha completato il ciclo, e siamo ben lontani da questa situazione“. Guido Silvestri sottolinea: “Ormai sappiamo con certezza, a partire dalle sperimentazioni in Israele, che l’efficacia dell’immunizzazione degrada nel tempo. Dopo 8-10 mesi torna il rischio di infettarsi con conseguenze serie.”

L’Ema: “Terza dose per i fragili

Dal canto suo l’Ema (l’agenzia europea del farmaco) evidenzia che la terza dose del vaccino Covid serve agli immunodepressi e ad alcuni anziani. “Ci sono evidenze sempre più chiare sulla necessità di prendere in considerazione dosi aggiuntive di vaccino per le persone che potrebbero rispondere male all’immunizzazione” ha dichiarato il 9 settembre Marco Cavaleri, alto dirigete Ema. Vale a dire “quelle con un sistema immunitario gravemente indebolito o alcuni pazienti anziani“.

Lancet: “No alla terza dose per tutti

Ancora una settimana fa, il 13 settembre, è apparso uno studio sulla rivista scientifica The Lancet firmato da scienziati dell’Oms e della Food and Drug Administration americana (FDA). I dati attualmente disponibili sull’efficacia del vaccino, si sostiene, non supportano la necessità di un nuovo richiamo generale per la popolazione. Gli autori spiegano che, anche contro la variante Delta, l’efficacia dei vaccini Covid-19 è tale da rendere “non appropriate” dosi vaccinali di richiamo per tutti.

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