Si è concluso lo scorso mercoledì 15 settembre il Viaggio Apostolico di Papa Francesco che ha visitato Budapest e la Slovacchia, anche in occasione del 52esimo Congresso Eucaristico Internazionale tenutosi in Ungheria. A distanza di una settimana dal suo rientro presso Città del Vaticano, il Santo Padre ripercorre le tappe reali e simboliche del suo pellegrinaggio durante l’Udienza Generale di mercoledì 22 settembre. “È stato un pellegrinaggio di preghiera, un pellegrinaggio alle radici, un pellegrinaggio di speranza. Preghiera, radici e speranza“.

Il Pontefice descrive la sua prima tappa a Budapest con grande entusiasmo, dopo aver visto la grande partecipazione del “popolo santo di Dio“. Ancora una volta il Santo Padre sottolinea la bellezza dell’amore disinteressato che riunisce tutti i fratelli sotto un unico “abbraccio della Croce“. Un concetto che Papa Francesco ribadisce con costanza, in modo particolare durante le ultime settimane e dopo il suo Viaggio Apostolico che ha riunito diverse confessioni.

Papa Francesco ricorda l’importanza della preghiera

Pregare, camminare, peregrinare, fare penitenza. E ciò ha una particolare importanza nel continente europeo, dove la presenza di Dio viene annacquata dal consumismo e dai vapori di un pensiero unico frutto del miscuglio di vecchie e nuove ideologie“. Preghiera, amore umile e servizio; sono questi i pilastri che il Santo Padre ritiene debbano appartenere alla vita di ogni Cristiano. Anche durante l‘Angelus di domenica 19 settembre Papa Francesco ha tenuto la sua catechesi sull’importanza dell’essere servitori umili; amare Dio è amare gli altri e questo è possibile solo attraverso una relazione gratuita e senza pretese e attraverso la preghiera.

Ed è questo che il Papa ammette di aver visto nell’incontro con il popolo santo di Dio durante il suo Viaggio Apostolico. “Un popolo fedele, che ha sofferto la persecuzione ateista. L’ho visto anche nei volti dei nostri fratelli e sorelle ebrei, con i quali abbiamo ricordato la Shoah. Perché non c’è preghiera senza memoria“. Questo vuol dire che nella preghiera è fondamentale il ricordo della nostra storia senza mai dimenticare quella degli altri: “Questo fa bene e aiuta a pregare“.

“Un pellegrinaggio alle radici”

Dopo la preghiera le radici; è questo il secondo aspetto che Papa Francesco tiene a sottolineare del Viaggio Apostolico a Budapest e Slovacchia. Le radici di fede e vita cristiana che il Pontefice afferma di aver “toccato con mano” nell’esempio di tante testimonianze. “Ho percepito la forza di queste radici nella celebrazione della Divina Liturgia in rito bizantino, a Prešov, nella festa della Santa Croce. Nei canti ho sentito vibrare il cuore del santo popolo fedele, forgiato da tante sofferenze patite per la fede“.

Il Santo Padre ha ricordato come più volte lui stesso abbia precisato l’importanza delle radici, che non devono essere confuse con le ideologie strumentalizzate, ma come tesori da essere custoditi nella memoria e non chiuse. “Durante questo viaggio nel cuore dell’Europa ho pensato spesso ai padri dell’Unione europea, come l’hanno sognata non come un’agenzia per distribuire le colonizzazioni ideologiche della moda. Così intese e vissute, le radici sono garanzia di futuro: da esse germogliano folti rami di speranza“. Le radici sono la linfa che aiuta a crescere; in esse non bisogna rifugiarsi, ma coglierne l’essenza per costruire il futuro. “Tutto quello che l’albero ha di fiorito gli viene da quello che ha di sotterrato”.

Sperare insieme per crescere insieme

Il terzo tratto presente nel Viaggio Apostolico e sottolineato da Papa Francesco è, infine, la speranza. “Ho visto tanta speranza negli occhi dei giovani, nell’indimenticabile incontro allo stadio di Košice“; la speranza negli occhi delle coppie giovani e dei bambini, entrambi simbolo di nuova vita. E tanta è la speranza nei cuori anche delle persone che si occupano del prossimo con amore gratuito, come le Suore Missionarie della Carità del Centro Betlemme a Bratislava, “brave suorine, che ricevono gli scartati della società: pregano e servono, pregano e aiutano. E pregano tanto e aiutano tanto, senza pretese. Sono gli eroi di questa civilizzazione“.

Forte è l’esortazione di Papa Francesco che rivolge ai fedeli riuniti durante la catechesi dell’Udienza Generale un invito accorato: la speranza può diventare concreta solo vissuta insieme. “A Budapest e in Slovacchia ci siamo trovati insieme con i diversi riti della Chiesa Cattolica, insieme con i fratelli di altre Confessioni cristiane, insieme con i fratelli Ebrei, insieme con i credenti di altre religioni, insieme con i più deboli“. Per un futuro di speranza collettivo e non individuale questa è l’unica vera strada percorribile.

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