Nella Giornata Internazionale del Cuore – oggi 29 settembre – è quasi inevitabile passare dai problemi del muscolo a quelli sentimentali. Della Paura d’amare 3.0. Il cuore è da sempre nell’immaginario collettivo il contenitore delle nostre emozioni, l’organo pulsante che accelera ogni qualvolta che si cercano gli occhi di quella persona speciale, e quello che sembra spezzarsi e diventare un macigno pesante nel petto, quando si soffre. Un tempo si credeva che era saggio quell’uomo che sapeva controllare le proprie passioni, che non si lasciava andare a troppe smancerie e che sapeva di dover anteporre ai propri sentimenti i propri doveri.

Dal dovere di amare all’amore su tutto

Non più di ottanta-novanta anni fa in Italia, la libertà di scegliere la persona da amare rappresentava un privilegio di pochi. Il sistema rigido delle classi sociali non rendeva la vita facile a due amanti di estrazione sociale diversa. I cosiddetti “matrimoni misti” fra due persone di colore di pelle differente, venivano anch’essi fortemente osteggiati dalla società solamente spostando la linea del tempo di qualche decennio. Amare era inoltre un miraggio se appartenevi a una casa reale dove necessariamente si prediligeva quell’unione politicamente più vantaggiosa. Amare dunque un tempo rappresentava solo uno dei tanti doveri, l’amore romantico apparteneva solo ai romanzi e non restava altro che sognare attraverso quelle pagine.

Poi però qualcosa è cambiato, le persone hanno rivendicato a gran voce il proprio diritto di essere felici, di seguire il proprio cuore, di scegliere la propria vita oltre qualsiasi antico pregiudizio o convenzione, e l’amore è diventato il centro pulsante di tutto. Al cinema si assisteva alla rappresentazione dei grandi amori impossibili: il ricco e la povera, la prostituta e il manager, lei con il fratello di lui, lui che tradisce lei con la migliore amica di lei, il vampiro e l’essere umano, il supereroe con una “persona qualsiasi”. Tutte queste grandi storie d’amore testimoniavano la medesima cosa: amor vincit omnia, l’amore vince su tutto di virgiliana memoria. Oggi però questo racconto è cambiato ed è molto più debole la fiducia che possa davvero vincere su tutto e che sia per sempre.

La fuga dall’impegno a lungo termine: troppa paura d’amare?

Quella forza che spostava le montagne, oggi generalmente percepita come una grande illusione, di altri tempi. Si è fortemente convinti che il desiderio amoroso sia inversamente proporzionale alla durata della relazione. Il matrimonio non è più una tappa così ambita e indispensabile per il coronamento di una relazione. Il tradimento nel novero della normalità, quasi inevitabile, fino all’elaborazione della coppia aperta.  Prevale anche nell’amare la tendenza a evitare di essere “fissi e sovra-determinati” come scrive Zygmunt Bauman.  Si passa dalla responsabilità alla liquidità. Per questo il matrimonio spaventa: è un impegno e un investimento a lungo termine troppo rischioso. Sposarsi significa rinunciare a tutte quelle altre che potresti incontrare, significa complicarsi la vita con tutte quelle tristi pratiche legali che richiederebbe poi una eventuale separazione.

Paura dell’amore o solo paura di soffrire?

L’amore spaventa, perché è impegnativo, è patetico. Nelle serie tv o nei film oggi non c’è più spazio per le grandi dichiarazioni d’amore o per i lieto fine. Si preferisce raccontare storie malate, storie tossiche, storie in crisi, storie erotiche dalle 50 sfumature. L’amore come ce lo avevano raccontato che parlava di due persone che lottano semplicemente per essere felici contro tutto e tutti è una storia vecchia, è una battaglia persa, è l’eccezione. Il primo istinto in un rapporto oggi è la paura di innamorarsi. Si teme di scoprire di stare davvero bene e di non riuscire più a tornare indietro? Si ha paura di essere felici?

Siamo sempre più cinici e narcisisti, allenati nel controllo e a vivere tutto con distacco. Temiamo le emozioni positive per paura di soffrire e di rimanere delusi, cosi che è molto più semplice convincersi a priori che l’amore sia un’illusione per non rimanere delusi, anziché pensare che possa davvero durare per sempre. Siamo passati da una generazione che non poteva scegliere, a quella che pretendeva di scegliere a un ultima che non vuole scegliere. Forse ha solo perso fiducia o semplicemente non ha la forza di rischiare.

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