Era il 2002. Tra i 22 film in concorso per la Palma d’Oro in occasione della 55a edizione del Festival di Cannes era stato selezionato Irréversible di Gaspar Noé. Nel cast principale figurava anche Monica Bellucci, in una delle sue performance attoriali più note, al fianco dell’allora marito Vincent Cassel. Era l’anno successivo alla vittoria di Nanni Moretti, che aveva conquistato la Croisette, ottenendo il premio più ambito grazie a La stanza del figlio. In quell’edizione, la pellicola del regista argentino ruppe tutti gli schemi, in una vicenda controversa il cui perno centrale ruotava attorno alla diva nostrana. E che, ad oggi, ha contribuito a rendere il suo volto tra i più noti all’estero.
Monica Bellucci, non solo sex symbol: la diva italiana compie gli anni
Nata a Città di Castello il 30 settembre 1964, Monica Bellucci è la dimostrazione di come la grazia e il fascino non siano una questione anagrafica, ma di stile. Nel giorno del suo cinquantasettesimo compleanno, infatti, la diva italiana, che ha conquistato anche la Francia (ma non solo), non ha perso un millesimo del suo charme. E ancora oggi è tra i volti più desiderati e ammirati del mondo. Ma non “limitiamoci” a considerarla una sex symbol. Oltre quei lineamenti che rasentano la perfezione e quel fascino innato, Monica Bellucci nasconde un’anima camaleontica.
“Sono diversa, fisicamente ma anche intimamente. Il corpo è il mio strumento del mestiere ed è cambiato, da un lato non posso più essere quella di Matrix e Malena, ma dall’altra mi offre opportunità nuove che prima non avrei potuto cogliere. E questa maturità mi piace… Ho capito che dopo i 50 anni una donna può davvero divertirsi tanto.” Così, infatti, la diva si esprimeva in un’intervista rilasciata a D.it, raccontando il suo trasformismo che, se da un lato esprime attraverso il suo look, dall’altro lo evidenzia sul grande schermo. Da femme fatale nella Malèna di Giuseppe Tornatore, a strega per Terry Gilliam per I fratelli Grimm e l’incantevole strega alla fantascienza visionaria di Matrix Reloaded e Revolutions di Lana e Lilly Wachowski: una continua metamorfosi che la porta a sperimentare inedite versioni di sé.
Lo scandalo di Irrevérsible al Festival di Cannes 2002: quegli interminabili 7 minuti
Insomma, Monica Bellucci non ha paura di offrirsi nelle sue molteplici sfaccettature. Non ha avuto paura di assumersi i suoi rischi, ricevendo talvolta critiche affossanti ma rimanendo comunque se stessa. È questo il caso di Irréversible, pellicola scandalo presentata nel 2002 al Festival di Cannes. Diretta da Gaspar Noé – che dello “scandalo” ha fatto la sua cifra stilistica – la pellicola segue una narrazione a ritroso, sulla scia del poco precedente Memento di Christopher Nolan. In una Parigi notturna un uomo, pestato e in fin di vita, apre difatti il film, che prosegue narrando tutti gli avvenimenti che hanno portato a quel tragico evento. La narrazione inversa e ricomposta ci porta all’origine di tutto. Marcus e Pierre (rispettivamente Vincent Cassel e Albert Dupontel) sono alla ricerca dell’uomo che ha violentato selvaggiamente Alex (Monica Bellucci).
E proprio la scena – cuore pulsante del film – della violenza ai danni della donna ha sconvolto la platea. In un lungo piano sequenza (in cui la macchina rimane fissa sul “fatto” per oltre 7, interminabili, minuti) Monica Bellucci si trova sottomessa, divincolata. Una scena che ha fatto raggelare il sangue nelle vene a chiunque fosse presente durante la proiezione. Una rappresentazione fin troppo tristemente veritiera, di un evento tragico che, purtroppo, molto spesso trova spazio tra le prime pagine della cronaca nera. Ed è per questo che la pellicola ha suscitato grande risonanza: per aver spiattellato con crudo realismo una realtà davanti la quale molto spesso cerchiamo di distogliere lo sguardo.
Il film ha permesso a Monica Bellucci di attirare su di sé le attenzioni della nota kermesse. L’anno seguente, infatti, la diva nostrana è stata la prima donna italiana a cui è stato affidato il ruolo di madrina del Festival di Cannes. Insomma, nel corso dei suoi oltre trent’anni di carriera, l’interprete ha dato prova di sé, dimostrando di non essere soltanto riconducibile al ruolo di sex symbol. E il film diretto da Gaspar Noé ne è forse una delle prove più tangibili.
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