“Anna avrebbe voluto morire, Marco voleva andarsene lontano. Qualcuno li ha visti tornare, tenendosi per mano”. Se si potesse raccontare come è andata a finire questa storia, riprendere il filo del discorso da quelle dita incrociate che si incamminavano verso il futuro, ultima immagine del capolavoro di Dalla del 1979, forse ripartiremmo da qui: “Se non ti spaventerai con le mie paure, un giorno che mi dirai le tue troveremo il modo di rimuoverle”. Dal ritornello di un altro capolavoro del 2013, di Samuele Bersani: En e Xanax.
“Capolavoro“, che parola abusata, è vero. Così inflazionata da risultare vuota il più delle volte. Ma non è questo il caso. La canzone che porta il titolo doloroso dei due noti psicofarmaci, rappresenta uno dei momenti più alti della produzione del cantautore. Prende spunto dalla vita privata di Bersani per poi elevarsi a manifesto umano di tante, troppe verità.
Tu sei En, io sono Xanax
La prima scintilla di En e Xanax c’è stata in una giornata di marzo 2013. Samuele Bersani stava ascoltando Cara di Lucio Dalla quando ha incrociato lo sguardo di una ragazza, e ci è rimasto incastrato dentro. Non è stato chiaro da subito, ma si sarebbero rivisti. Lei gli avrebbe raccontato di sé; lui sarebbe rimasto ad ascoltarla a lungo. Lei allora gli avrebbe parlato di quella volta in cui viveva con il mostro dell’ansia dentro al petto, e le notti erano così insonni da dover ricorrere all’aiuto dell’En. Lui le avrebbe confessato che gli era capitato lo stesso, ma che all’En aveva preferito lo Xanax.
In occasione dell’uscita del brano, in una lunga e intensa intervista rilasciata anni fa a Silvia Bombino per Vanity Fair, Bersani ha confidato: “Questa canzone è tutto quello che spero. Che due dubbi, insieme, facciano una forza. In un mondo che chiede di nascondere le paure, perché delle paure ci si vergogna, En e Xanax le mischiano: è un atto d’amore, una rivoluzione possibile“.
Una rivoluzione personale, poi messa in musica. Versi di una bellezza lirica, come quella dichiarazione d’amore assoluta, “Tu hai l’anima che io vorrei avere“, passaggio del testo che tocca la potenza di un atto di fede. Il primo tatuaggio della sua vita, Bersani l’ha dedicato a questo brano. E alla storia che c’è dietro. Quella di En, quella di Xanax, e del loro incontro. Che è anche l’incontro di Samuele e Desirée, la donna che ha fatto da musa alla canzone. E l’incontro di tutti quelli che hanno scoperto che in due si diventa dei giganti contro ogni dolore. Che l’amore è una rivoluzione: lasciateci sognare.
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