Il mondo animale nell’arte e nella letteratura: tra simbologia e allegoria
Nella Giornata Mondiale degli Animali percorriamo un breve excursus delle rappresentazioni e trasposizioni letterarie delle creature a due, quattro o senza zampe nei secoli
Si può dire, che sin dall’origine, il mondo animale ha vissuto una forte connessione con l’arte già dalle prime rappresentazione nelle caverne degli uomini preistorici. Gli animali hanno sempre accompagnato l’uomo e, per egli, hanno funto talvolta una trasposizione allegorica, talvolta una simbologia profonda. Simboli spesso di stati d’animo, di inquietudini contemporanee, di accadimenti storici o politici, gli animali hanno fatto sempre parte dell’arte, della pittura, della scultura e, senza dubbio, anche della letteratura.
Nel giorno in cui ricorre la Giornata Mondiale degli Animali, vogliamo omaggiare le creature del mondo animale con un percorso che attraversa le varie epoche storiche; provando ad analizzare come arte e letteratura hanno espresso il loro rapporto con le creature che abitano la terra insieme a l’uomo.
Gli animali e la simbologia
Ripercorrendo alcune delle più cruciali epoche storiche potremmo vedere come dall’arte egizia al primo medioevo, il significato attribuito agli animali era più di natura magica o religiosa; in epoca preistorica un animale raffigurato era di buon auspicio per la caccia o la pesca. L’arte cristiana, invece trae spunto dalla Sacre Scritture, dove ogni allegoria raffigurante un animale ha un preciso significato spirituale; così l’agnello (simbolo del martirio di Cristo) rappresenta i puri, il serpente, invece, sarà simbolo per antonomasia del Diavolo.
Così come nella pittura e nella scultura, anche nella letteratura riecheggia un forte simbolismo; per anni, infatti, il mondo animale è servito ad esprimere la metafora della natura umana. Il favolista Esopo, nella Grecia del VI sec. a.C., raccontò il bene e il male dell’uomo attraverso gli animali. La natura umana ‘prende vita’ attraverso lupi, volpi e formiche. Nel Medioevo gli animali antropomorfizzati hanno continuato a fungere da specchio allegorico della natura umana; così anche nella Divina Commedia di Dante, alcune figure animali rappresentano gli archetipi umani.
Da Giotto a Leonardo Da Vinci
Nell’arte, già alla fine del Duecento, Giotto pone gli animali fuori dalle rappresentazioni allegoriche e dedica loro spazio e misure realistiche; le creature del mondo animale sono raffigurate nel loro habitat naturale, segnando una svolta importante nella visione pittorica della realtà. Nell’arte rinascimentale tuttavia, gli animali tornano ad avere un aspetto simbolico; con il Rinascimento, il tema della centralità dell’uomo e il rinnovato interesse verso il mondo naturale influiscono notevolmente sull’arte.
Fioriscono nuovi generi come i ritratti, che non raffiguravano solo le fattezze fisiche di chi li commissionava, ma erano carichi di un valore simbolico determinato anche da oggetti che rappresentavano uno status (gioielli o pellicce) ma anche un carattere particolare: prestigio, rispettabilità, solidità politica. Gli animali, in tal senso, rappresentavano un forte elemento simbolico, dove ad esempio il cane significava fedeltà. Celebre dell’epoca, il richiamo alla raffinatezza, intelligenza ed eleganza de La Dama con l’ermellino del genio di Leonardo Da Vinci.
La tramutata simbologia e la dignità animale
Nei secoli l’arte e la letteratura iniziano a conferire un aspetto più naturale e dignitoso agli animali; un esempio in cui l’animale è soggetto e protagonista del romanzo è Il Richiamo della Foresta di Jack London; scritta nel 1904, la storia narra le vicende di un cane e gli istinti che lo rendono una creatura selvaggia. Si tratta di un romanzo in cui viene esaltata la dignità animale, di una creatura che si riscatta dal maltrattamento dell’uomo e riesce a liberarsi dal giogo attraverso i suoi istinti primordiali, mantenendo però i sentimenti di lealtà e amore che non mancano al mondo animale. Una visione degli animali che esula dal solo ruolo di trasposizione delle vicissitudini umane, per caratterizzarsi di una propria ‘anima’.
Tuttavia, l’aspetto simbolico fa difficoltà a distaccarsi totalmente dalle rappresentazioni artistiche, ma si ‘dipinge’ di connotazioni diverse a seconda delle epoche storiche. Gli artisti dell’arte contemporanea portano su tela le inquietudini, le incertezze di un’epoca che affronta le guerre mondiali; dagli animali fiabeschi e talvolta umanizzati di Chagall, ai buoi di Picasso, dove in Guernica troviamo l’esempio emblematico delle bestie come compagne dell’uomo che ne condividono le sofferenze e lo stesso tragico destino. Nel 1945 una visione allegorica degli animali nella letteratura arriva con La Fattoria degli Animali, un romanzo che racconta la nascita della dittatura, in particolare quella staliniana, dove “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri“.
La rappresentazione più profonda
E quando la rappresentazione simbolica si fa più intima e personale arriviamo alle scimmie dipinte da Frida Kahlo; dove in ogni ritratto vi è un tratto distintivo dell’artista; l’amore passionale e sofferto, l’intelligenza e il genio inquieto: “Nunca pinto sueños o pesadillas. Pinto mi propria realidad (Non dipingo mai sogni o incubi. Dipingo la mia realtà)”.
Anche la letteratura moderna si caratterizza di intimo simbolismo e tra gli esempi più celebri Il Gabbiano Jonathan Livingston del 1970 di Richard Bach; dove il protagonista sogna di poter volare sempre, libero da ogni costrizione. Un messaggio dalla forte carica positiva che rappresenta lo specchio di un’era che deve fare i conti con la modernità, ma che desidera più di ogni altra cosa essere sé stessa.
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