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Pandora Papers, i tesori offshore di re e vip: dalla Royal Family a Claudia Shiffer

Decine fra leader, Capi di Stato e di Governo; migliaia di vip e miliardari. Quasi 12 milioni di file riservati analizzati per 2 anni dal gruppo internazionale dei giornalisti investigativi svelano patrimoni nascosti nei paradisi fiscali e tasse evase nei Paesi di appartenenza

Come il mitologico vaso di Pandora, la cui apertura riversò sul mondo tutti i mali, esplode adesso il caso dei Pandora Papers. Dalla regina Elisabetta d’Inghilterra a re Abdullah di Giordania e da Claudia Shiffer a Shakira, i segreti finanziari offshore di ricchi e potenti sono davanti agli occhi del mondo.

Pandora Papers: leader, vip e miliardari

Il Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi (ICIJ) che nel 2016 aveva svelato i Panama Papers, li ha elaborati sulla base di 11,9 milioni di nuovi file riservati. Fotografano le ricchezze nascoste nei paradisi fiscali di 35 leader mondiali. Ma anche di migliaia di vip e miliardari di tutto il pianeta. Ci sono l’ex primo ministro britannico Tony Blair, e i collaboratori del presidente russo Vladimir Putin.

Due anni d’inchiesta, 600 cronisti

L’inchiesta giornalistica internazionale è frutto di due anni di lavoro da parte di 600 giornalisti e di 150 testate. Per l’Italia è L’Espresso a partecipare. Si apre uno spaccato su oltre 29.000 conti correnti offshore, ben oltre ai Panama Papers. Quell’inchiesta, di cinque anni fa, si basava sul materiale di un singolo studio legale. I Pandora Papers raccolgono dati di 14 diverse entità di servizi finanziari in Paesi come Svizzera, Singapore, Isole Vergini Britanniche, Belize e Cipro. I documenti esaminati sono datati fra il 1996 e il 2020. Alcuni risalgono agli anni ’70.

Case di lusso e conti offshore

I file rivelano come il Re Abdullah di Giordania abbia acquisito proprietà di lusso per oltre 100 milioni di dollari a Londra, Washington e Malibu. Operazioni compiute attraverso società fantasma. I giornalisti del Consorzio internazionale documentano inoltre l’acquisto per 22 milioni di dollari di un castello in Francia da parte del premier ceco Andrej Babis. È un politico miliardario che si presenta come populista avversario dell’élite europea. In Africa il Presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, pur dipingendosi come nemico numero uno della corruzione, avrebbe creato almeno 7 entità offshore con i suoi collaboratori. Obiettivo: nascondere denaro e beni immobiliari per più di 30 milioni di dollari.

Giordania, la Casa reale respinge le accuse

Dal canto suo la Casa reale giordana ha respinto le informazioni contenute nei Pandora Papers definendole “inaccurate, distorte e che esagerano i fatti“. In una nota ufficiale diffusa dalla agenzia Petra si afferma che “non è un segreto che sua Maestà Abdallah II possieda una serie di appartamenti e di residenze negli Usa e in Gran Bretagna. Questo non è né inusuale né improprio“. Quelle proprietà, sostiene la Casa reale, “non sono state pubblicizzate per motivi di sicurezza e di privacy. Non è stato per segretezza né per tentare di nascondere le cose, come sostenuto in quelle informazioni“.

La Royal Family e Tony Blair

Dai documenti emerge la situazione patrimoniale della famiglia reale britannica. Tramite il fondo della Regina, la royal family ha acquistato per 67 milioni di sterline una proprietà londinese legata alla famiglia del presidente dell’Azarbaijan, Ilham Aliyev, accusata di corruzione. Sempre restando in Gran Bretagna, i Pandora Papers evidenziano come Tony e Cherie Blair abbiano risparmiato centinaia di migliaia di sterline in tasse sulla proprietà con l’acquisto di uffici a Londra tramite società offshore.

Russia, la cerchia attorno a Putin

Non compare invece, nei documenti, il nome del presidente russo Vladimir Putin. Ma si fa luce sulla fortuna di alcuni uomini e donne nella sua cerchia più stretta. Fra questi spicca il suo amico di infanzia Petr Kolbin ma anche Svetlana Krivonogikh, con la quale Putin avrebbe avuto una relazione. Nei fascicoli dell’inchiesta si chiamano in causa il cantante spagnolo Julio Iglesias, l’ex top model tedesca Claudia Schiffer e la cantante Shakira. Ma anche Raffaele Amato, accusato di essere un boss mafioso: ‘o Lello’ fu arrestato nel 2005 e la sua storia ha contribuito a ispirare il film Gomorra.

Usa, South Dakota paradiso fiscale

I nomi dei grandi paperoni americani – da Jeff Bezos a Elon Musk – non compaiono nei documenti, secondo quanto riportano i medi statunitensi. Ma si spiega come il South Dakota sia uno dei paradisi fiscali mondiali. Uno Stato che non avrebbe nulla da invidiare alle “opache giurisdizioni in Europa e nei Caraibi“. Decine di milioni di dollari – riporta il Washington Post – da fuori degli Stati Uniti sono parcheggiati in società a Sioux Falls, la capitale dello Stato americano. Parte di questi fondi sono legati a persone e aziende accusate di abusi di diritti umani o altri reati finanziari. Una rivelazione scottante per il Presidente Joe Biden, che della trasparenza fiscale ha fatto una bandiera politica.

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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