Terza dose e vaccino contro l’influenza, da oggi la doppia iniezione
I medici possono aprire le prenotazioni per gli over 80. Attesa per il verdetto dell'Ema sull'allargamento della platea per le somministrazioni della terza dose contro il Coronavirus
Lotta alla pandemia di Covid: è atteso a breve un allargamento della platea delle persone che potranno ricevere la terza dose di vaccino. Dopo l’avvio delle somministrazioni per gli immunodepressi, i pazienti oncologici e i trapiantati, per oggi 4 ottobre si attende il verdetto dell’Ema.
Figliuolo: “Pronti per terza dose allargata“
Secondo il Commissario all’emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, l’agenzia europea del farmaco potrebbe infatti pronunciarsi nel corso della riunione odierna. “Sappiamo che negli Usa la stanno facendo dagli over 65, e anche in Francia. Noi aspettiamo il 4 ottobre e poi daremo indicazioni: le dosi ci sono e andremo spediti” ha detto Figliuolo. Nel nostro Paese la campagna per i richiami con terza dose è partita il 20 settembre scorso e si allargherà ora agli over 80, agli anziani delle Rsa e al personale sanitario.
Terza dose e vaccino contro l’influenza
Da oggi, inoltre, i medici potranno aprire le prenotazioni agli over 80 per la doppia iniezione tra anti-influenzale e terza dose anti Covid. Nei giorni scorsi, infatti, è arrivato il via libera del ministero della Salute sul fatto che la vaccinazione contro il Coronavirus e quella contro l’influenza stagionale si potranno effettuare nello stesso momento.
Fauci: “La protezione cresce molto”
Sull’efficacia della terza dose, nei giorni scorsi, si è espresso l’immunologo americano Anthony Fauci, a Firenze, al Congresso dei medici internisti Fado. “A 15 giorni dalla somministrazione della terza dose del vaccino Moderna – ha detto Fauci – rispetto a più varianti possiamo vedere un aumento della protezione di 23 volte rispetto alla mutazione D614G, la prima rilevante rispetto al ceppo originario di Wuhan”. Fauci ha messo però messo in guardia dalla variante Delta, la più trasmissibile. Negli Stati Uniti ha comportato un calo di efficacia dei vaccini del 10% contro forme gravi di malattia. Fermo restando che i soggetti che si sono sottoposti all’inoculazione del farmaco rischiano molto meno rispetto ai non vaccinati.
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