Mercoledì 6 ottobre dall’Aula Palo VI, Papa Francesco ha tenuto la sua catechesi in occasione dell’Udienza Generale con i fedeli; benché il tema del discorso si sia incentrato sulla libertà, il Pontefice non ha tralasciato di potare sotto gli occhi di tutti i dati della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa. La Conferenza episcopale e la Conferenza dei religiosi e delle religiose francesi hanno potuto apprendere l’ampiezza del fenomeno dal 1950 ad oggi, prendendo atto della “vergogna“, come la definisce il Santo Padre: “La nostra vergogna“.
Il Pontefice, nel suo discorso sulla libertà evangelica ha voluto condannare aspramente tutto ciò che limita o ‘sporca’ la libertà di sé stessi e degli altri. “Non si può passare dalla libertà portata da Gesù alla schiavitù del peccato e del legalismo“.
Non esiste violenza legittimata
La libertà è un dono che ciascuno deve conservare e di cui nessuno, in alcun modo, può abrogarsi il diritto di privare gli altri; “La libertà è un tesoro che si apprezza realmente solo quando la si perde. Per molti di noi, abituati a vivere nella libertà, spesso appare più come un diritto acquisito che come un dono e un’eredità da custodire. Quanti fraintendimenti intorno al tema della libertà, e quante visioni differenti si sono scontrate nel corso dei secoli!” L’Apostolo Paolo non riusciva ad accettare chi (i Galati) dopo aver conosciuto Gesù si lasciassero trarre in inganno da proposte false, passando così dalla libertà alla schiavitù.
Il legalismo, il voler legittimare ogni atto promuovendolo (in maniera falsa) in nome di Gesù è tutt’altro che evangelico; “Non si può mai forzare nel nome di Gesù – afferma Papa Francesco – non si può rendere nessuno schiavo in nome di Gesù che ci rende liberi”. Non esiste costrizione nel nome di Gesù, non esiste violenza legittimata in nome del figlio di Dio; non è tollerabile in alcun modo l’assoggettamento. Perché è morendo in Croce per ciascuno di noi che Gesù ci ha resi liberi. “Gesù attua la sua piena libertà nel consegnarsi alla morte; Egli sa che solo in questo modo può ottenere la vita per tutti“, donandoci la libertà più vera.
Il dono della libertà spiegato da Papa Francesco
“Quanta gente che non ha studiato, neppure sa leggere e scrivere, ma ha capito bene il messaggio di Cristo, ha questa saggezza che li fa liberi; ma è la saggezza di Cristo che è entrata tramite lo Spirito Santo nel battesimo”. Gesù fa tutti liberi, ma solo chi ha la saggezza di comprendere la verità, quella reale, è libero. Solo se si è capaci di orientare la propria esistenza nel bene, allora si potrà essere liberi, profondamente liberi. Papa Francesco, aggiunge poi un tassello interessante, rivelando che “la verità ci deve inquietare“.
“Perché l’inquietudine è il segnale che sta lavorando lo Spirito Santo dentro di noi e la libertà è una libertà attiva, con la grazia dello Spirito Santo”. Essere ‘inquietati’ dalla liberà vuol dire porsi continue domande sulla propria esistenza, sulle proprie azioni “È faticoso rimanere libero, è faticoso; ma non è impossibile”.
Il momento della vergogna
Inserito nella catechesi sulla libertà e sugli ostacoli ad essa, si concentra l’appello finale di Papa Francesco; il Pontefice non può e non riesce a chiudere gli occhi sui dati che sono arrivati in queste ore sulla pedofilia nella chiesa francese. “Desidero esprimere alle vittime la mia tristezza e il mio dolore per i traumi che hanno subito e la mia vergogna, la nostra vergogna, la mia vergogna, per la troppo lunga incapacità della Chiesa di metterle al centro delle sue preoccupazioni, assicurando loro la mia preghiera“.
Il Pontefice definisce questo momento: “il momento della vergogna“. Impossibile non sentirsi aggravati da un peso che genera dispiacere nel Santo Padre: “A te Signore la gloria, a noi la vergogna”, ribadisce ancora Papa Francesco. Il suo appello finale è rivolto a vescovi e superiori a compiere tutti gli sforzi necessari affinché questo drammatico e fenomeno si arresti per sempre. Perché la “Chiesa sia una casa sicura per tutti“.
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