Fino al 24 ottobre 2021 presso lo storico spazio culturale Milano Art Gallery di Via Alessi sarà possibile ammirare Espressione dell’anima, la nuova personale di Melanie Francesca, a cura di Salvo Nugnes. Artista estremamente poliedrica, dedita a pittura, scrittura e personaggio televisivo, Melanie Francesca ci presenta un’esposizione completamente differente rispetto alle precedenti.
Protagoniste sono le gigantesche opere ad olio di grande formato, di oltre dieci metri quadrati, e serigrafie dove il tratto diventa protagonista. Opere che combinano il suo sentire religioso proveniente dagli studi classici, da un confronto con la storia che le ha iniettato una concezione epifanica e catartica dell’arte, dove la gioia del demiurgo, dell’artifex, si mescola con le suggestioni di Andy Warhol, l’impero hollywoodiano e la pubblicità, generando un’arte paradossale: la pastosa e calda atmosfera di Delacroix che si scontra con la dimensione psichedelica del web.
È questa la dimensione pop dei quadri di Melanie Francesca. Il gusto per corpi che sembrano ritagliati al computer, per sfondi esplosivi, il contrasto dei colori netti. Le pennellate che percorrono metrature di tela, in un mito adamitico passato nel filtro della sensibilità contemporanea, galleggiando verso quel mitico altrove in cui manifestare la monumentale assolutezza del proprio essere.
Il commento in esclusiva a VelvetMAG di Melanie Francesca sulla mostra Espressione dell’anima:
“Scrivo come se dipingessi e dipingo come se scrivessi. In me le cose si interscambiano”- afferma in esclusiva a VelvetMAG Melanie Francesca riguardo la mostra Espressione dell’Anima– “Chi conosce i miei romanzi li troverà colorati e diretti quanto i quadri e chi vede i quadri resta colpito dalla misteriosa vivacità della fantasia che esplode in mondi surreali. Il fatto è che il pensiero che ci sembra di avere non è quel che crediamo, appartiene ad una magia in cui siamo immersi costantemente e che è alla base della vita.”
Ed ancora: “Percepire questo spirito universale, questa magia, è secondo me il fine principale dell’arte. Ecco perchè il mio Eden fiducioso ed ottimista non ha nulla a che fare con un revival di utopie romantiche. Piuttosto, se moderna è stata l’arte ecologica, la denuncia di una natura incontaminata, post-moderno è il ritorno ad essa, la rivalutazione di uno spazio ancestrale, primordiale e mitico. Così l‘Adamo ed Eva delle origini è un tema che percorre gran parte del mio operare, quando campeggiano corpi che esaltano una nudità paradisiaca. Ma l’Adamo ed Eva sono anche il maschio e la femmina, la coppia e l’integrazione degli opposti, lo jin e lo jang, il passivo e l’attivo, luna e sole, acqua e fuoco. I postulati del mondo.”
Il Professor Francesco Alberoni ha scritto un testo critico per Melanie Francesca dichiarando:
“Nella sua attività artistica sposa con notevole talento gli stilemi del disegno e dell’incisione, memoria dei Maestri nordici come Dürer, alla potenza della modernità, rappresentata da lightbox e arte “esperienziale”. Dai libri, alle poesie, alle opere, l’arte di Melanie Francesca è un incalzante invito a godersi l’esperienza e le mille sfaccettature e sfumature che il mondo, oggi come un tempo, può offrirci.”
Le opere metafisiche di Melanie Francesca nella personale Espressione dell’anima
La sua memoria storica si mescola alla contemporaneità generando opere metafisiche dove la brillantezza del
colore è di espressiva modernità. Al riguardo Melanie Francesca dichiara: “Ho vissuto sulle tele di Leonardo,
Delacroix come nei cinema, subendo il fascino di una teatrale magnificenza. Ho studiato Michelangelo e le
tensioni dei suoi corpi: il carattere espresso nel fisico, l’onnipotenza della macchina umana. Mi sono lasciata
penetrare dal vigore dei muscoli, dell’organismo, dei suoi movimenti. L’essere umano, il suo volto, la variegata
espressività delle sue mani, la sua metamorfosi prospettica. Ho trovato nel corpo dell’essere umano una
rivalutazione fisiologica dell’uomo moderno, imprigionato in un meccanicismo soffocante, ottundente. Ho
ritrovato nella forza dei corpi il miracolo ancestrale della vita. Il mio impegno vuol essere questo: addentrarmi in
quei territori dimenticati dall’arte concettuale e minimale, scoprire il territorio dell’umano e della sua massima
manifestazione. Il simbolismo nasce proprio qui, dove il racconto scompare in fondi vuoti, sfumati, in cui si
accende la simbologia del colore. Ed è qui che subentra il discorso percettivo, artistico, lo studio dell’anima.”
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