Ho 12 pallottole. Una la lascio per me. Ma compiendo il mio dovere, dovrò sparare.” È l’autunno del 1989 e il Muro di Berlino è caduto. A Dresda, in Germania Est, il giovane ufficiale del Kgb, Vladimir Putin, ha appena bruciato personalmente migliaia di documenti nel timore che la folla inferocita dia l’assalto alla sede dei servizi segreti russi. La situazione, dal suo punto di vista, è drammatica. Il suo superiore è scappato. Ora è lui l’ufficiale più alto in grado rimasto sul campo. Putin esce fuori, nel cortile, e si avvicina al muro di cinta. Di fronte a sé, oltre il reticolo, una folla urlante. Spiega che quello è territorio sovietico e minaccia di usare l’arma che ha con sé. La sortita ha successo, la folla impreca ancora, ma alla fine desiste e non forza la mano.

Due decenni di potere autocratico

È anche questo l’uomo che a trent’anni da quei fatti è oggi il Presidente della Federazione Russa al suo quarto mandato. Con Putin al potere – quasi ininterrottamente da vent’anni – la Russia ha subito un graduale processo di arretramento democratico. Ammesso, e non concesso, che nel paese ci sia mai stata una democrazia liberale come la intendono gli occidentali. La Russia putiniana è la Russia di un nuovo zar, sostengono da tempo i media nostrani. Epurazioni, incarcerazioni e uccisioni di oppositori politici, repressione della libertà di stampa e mancanza di elezioni credibilmente libere e giuste. Sono queste, e altre, tutte realtà che, pur negate da Putin e dai suoi dirigenti, fanno di Mosca la capitale dello Stato più vasto del mondo per estensione ma fra i meno trasparenti, e i più autoritari, del pianeta.

Putin: “Io killer? Chi lo dice sa di esserlo

Le organizzazioni e gli attivisti per i diritti umani accusano lo ‘zar’ Putin di perseguitare critici e attivisti politici, nonché di averli fatti torturate o assassinare. Da ultimo, funzionari del Governo degli Stati Uniti lo hanno accusato di aver condotto una cospirazione politica contro Hillary Clinton a favore di Donald Trump nel periodo delle elezioni presidenziali del 2016. E l’attuale presidente, Joe Biden, ha definito in modo scioccante e brutale il Presidente russo “un killer“. Serafica e glaciale la risposta di Putin: “Chi lo dice sa di esserlo, gli auguro buona salute“. Che detto da un uomo che proviene dal Kgb suona non meno inquietante. E a noi italiani può far balzare alla mente il linguaggio obliquo dei boss mafiosi.

Se lo scontro è inevitabile, colpisci per primo

In quell’occasione, lo scorso mese di marzo, rispondendo a Biden, Putin rievocò un gioco di quando era bambino. La sua infanzia povera del resto lo ha segnato. Stando alle biografie ufficiali, lo ‘zar’ è figlio di un sommergibilista e di un’operaia e ancor prima di nascere, nel 1952, aveva perduto un fratello nell’assedio nazista di Leningrado, la sua città. Il nonno paterno, Spiridon Ivanovič Putin, era stato cuoco in una dacia al servizio di Lenin prima e di Stalin poi. “La strada a Leningrado, cinquant’anni fa, mi ha insegnato una lezione” ha dichiarato Putin nel 2015. “Se la rissa è inevitabile, colpisci per primo“.

Putin e i russi, un legame forte

La Russia, però, è davvero un altro mondo. Per un occidentale è difficile capirla. Al tempo stesso è quasi impossibile resistere al suo fascino ammaliante sebbene a tratti oscuro, impenetrabile. Caduta l’Unione Sovietica, nel 1991, molti russi hanno vissuto le pene dell’inferno. Ingegneri e professori si sono ritrovati da un giorno all’altro senza più le garanzie economiche e sociali dello Stato e sono finiti per strada. Adolescenti, ragazzi e ragazze, hanno imparato a fare l’orto nel giardino di casa in modo da procurarsi il cibo per vivere. Un decennio dopo, in un contesto non troppo dissimile da questo, sotto il suo primo mandato come presidente, Putin ha fatto crescere l’economia russa per 8 anni consecutivi, con il Pil a parità di potere d’acquisto aumentato del 72%.

Se la Russia chiude il rubinetto del gas

Appena ieri, 6 ottobre, Putin ha annunciato che aumenterà le forniture di gas naturale ai paesi europei. In un batter di ciglia, dall’altra parte del mondo, negli Stati Uniti, il prezzo del gas è sceso dell’8%. Sui mercati di tutto il pianeta era aumentato esponenzialmente a causa della crisi del reperimento di energia in Europa. Ma uno dei principali fornitori del Vecchio Continente, Italia inclusa, è l’orso russo. E a Putin, che non ama la democrazia liberale occidentale – da molti russi considerata una forma debole e confusa di governo, che non offre una guida alla Patria – è bastato dare una rassicurazione per imprimere una svolta globale. Lo zar dallo sguardo enigmatico e impenetrabile sorride raramente. Anche questa volta lo avrà fatto dentro di sé.

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