La dieta mediterranea: un tesoro da proteggere per stare meglio
Dai prodotti a km 0 ad una conoscenza maggiore della qualità di ciò che mangiamo
Rincorriamo tutti un fisico perfetto e la maggior parte delle volte vogliamo ottenerlo anche in poco tempo. Questo ha cambiato il nostro rapporto con il cibo. Abbandonando uno stile alimentare – quello della dieta mediterranea – che appartiene alla nostra storia e rispetta le nostre tradizioni. Per anni qualità e abbondanza sono stati sinonimi del benessere. Fino a designare anche lo status di chi poteva permettersi certi cibi o lussi culinari. Oggi siamo semplicemente ossessionati dalle calorie di ciò che mangiamo, anche a scapito a volte dei benefici per il palato. Siamo sempre più cinici e insicuri sull’alimentazione corretta da seguire.
L’industrializzazione dei cibi
Le regole per una dieta sana in realtà non sono poi così diverse dal passato. Il nostro organismo funziona da sempre allo stesso modo come per i nostri antenati. A cambiare sostanzialmente è stata la qualità dei cibi; anche a causa del terreno dove molti prodotti vengono piantati e coltivati. Interessati quest’ultimi dall’industrializzazione che ha reso i cibi meno nutrienti. Come in generale anche pericolosi a causa dell’inquinamento – del suolo, dell’acqua e dell’aria – che insiste sui terreni agricoli.
Le comuni intolleranze e allergie al glutine – solo per fare un esempio che ci tocca da vicino e coinvolge sempre più persone – sono dovute alla “modifica genetica dei grani moderni”. Nella frazione della proteina in cui avviene la modifica, la cosiddetta gliadina, che poi riesce a trasmettere nei consumatori l’enteropatia infiammatoria.
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Cibo light non sempre è sinonimo di cibo davvero dietetico ed equilibrato
Un altro fondamentale cambiamento è legato al fattore tempo. I nostri ritmi sono sempre più frenetici e ci spingono a consumare pasti già pronti, a preferire cibi precotti e più veloci da preparare, molto meno salutari rispetto ai prodotti freschi e a un bel piatto fatto in casa. Nella nostra dieta si stima che questi alimenti attualmente rappresentino circa il 25% dell’introito calorico giornaliero, ma in alcuni casi possono arrivare anche al 60%. Gli ultimi studi però non hanno dubbi al riguardo: i cibi confezionati e tutti i prodotti fast food, presentano maggiori rischi per obesità, ipertensione, colesterolo alto, fino a favorire l’insorgenza di alcune forme tumorali.
Ci illudiamo mangiando quella poca quantità di cibo ben impacchettato e sponsorizzato come superlight di sentirci più leggeri e preservare la linea, ma la pasta anche se un po’ più calorica nelle giuste quantità è di gran lunga più sana e dietetica. “I carboidrati in realtà” – ci spiega la dott.ssa Cioccoloni – “sono la prima fonte di energia del nostro organismo e non è vero che non si può perdere peso mantenendoli nella propria dieta”. La qualità è il vero parametro di giudizio. Un pasto poco calorico, ma meno sano, quindi confezionato e non fresco, non è da preferirsi a tutti quei prodotti tradizionali e a km 0 che offre la nostra tradizione agricolo-contadina.
La qualità delle cose semplici alla base della dieta mediterranea
La dieta mediterranea è stata considerata sin dagli Anni ’50, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, la dieta più sana, in grado di proteggere soprattutto dall’insorgenza delle malattie cardiovascolari grazie al suo alto consumo di alimenti di origine vegetale come i legumi, cereali, olio di oliva, frutta e verdura. Il rischio di affezionarsi ai nuovi comodi stili di vita – dal fast food, ai cibi pronti, passando per take-away, delivery at home – è proprio quello di perdere la nostra tradizione, la nostra cultura culinaria e soprattutto quell’educazione alimentare che ci ha sempre contraddistinto.
Mangiar bene significa saper scegliere, e per saper scegliere bisogna conoscere quello che si mangia, siano essi cibi, prodotti, come sarebbe meglio privilegiare le filiere meglio conosciute. Smettendo di tramandare le nostre antiche abitudini, non saremo più in grado di riconoscere la qualità nella sua complessità. Finendo nel rincorrere solo il mero sapore di ciò che mangiamo. Quel sapore di cui spesso abbiamo bisogno anche come compensazione psicologica. Soprattutto perché la chimica alimentare ha fatto tali passi da gigante da essere in grado di riprodurre ogni sorta di sapore. Mangiar bene significa anche poi ritrovare il piacere e il tempo per cucinare: quasi un atto d’amore, non solo per gli altri per cui cuciniamo, ma soprattutto per noi stessi.
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