Festa del Cinema di Roma, con “Anima bella” si racconta l’Italia rurale e l’amore incondizionato di una figlia
Ad Alice nella Città la pellicola di Dario Albertini è l'unico film italiano in concorso
Nella sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica Dario Albertini porta sul grande schermo la sua ultima fatica cinematografica dal titolo Anima bella. È la storia di una ragazza, Gioia, appena diciottenne, ma dal pensiero adulto perché messa al mondo in una realtà dalla semplicità complessa. Per quanto l’ambiente rurale sia una natura rustica, bonaria agli occhi di chi osserva, appare differente invece da chi ne conosce l’odore, la ruvidità del terreno. Gioia, fa un lavoro che ama ed è ben voluta da tutti. Ma la persona a lei più cara la costringerà a stravolgere la sua vita. Le stagioni della sua esistenza non compiranno un ciclo naturale, ma cadranno in sacrificio per l’amore che prova per suo padre. “Il film è stato girato più di due anni fa ormai e poi è successo il disastro: il lockdown“; spiega il regista romano che non ha atteso altro tempo nel montare il film con la sua troupe con il quale si è riunito. “Sono molto felice, vi ringrazio per aver selezionato il film, soprattutto mostrandolo in prima assoluta mondiale“.
Gli applausi che provengono anche dal ricco gruppo di studenti accolgono sul palco l’interprete che ha vestito i panni di Gioia in Anima bella. “La protagonista è una ragazza come voi, che non ha mai fatto cinema e che ho trovato dopo un lungo percorso di ricerca: Madalina Maria Jekal“.
Anima bella, Albertini torna con un film sull’adolescenza
Il film girato in 35 mm si ispira a un documentario realizzato dallo stesso regista romano; un lavoro – spiega Albertini – a cui tiene tantissimo in quanto il primo della sua carriera: “Lì raccontavo la storia di un uomo che aveva problemi di dipendenza con il gioco d’azzardo e ne documentavo le sue vicende. Alla fine del film ero riuscito a intervistare la figlia, l’ho inserita in un breve montaggio e mi ero promesso di raccontare una storia simile dal punto di vista di chi subisce la dipendenza. La pellicola non parla appunto dell’uomo, ma è una storia d’amore”.
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