Alla Festa del Cinema di Roma Marco Bellocchio, il regista di Bobbio, ha affrontato diversi temi durante l’incontro con il pubblico e la critica. Un approfondimento sulla società contemporanea e una dimostrazione che c’è nel saper affrontare vicende col tatto di chi le ha vissute; mantenendo sempre uno sguardo indagatore di chi vuole capirci di più. Il regista, alla sedicesima edizione della Festa, non solo si racconta, ma mostra le prime sequenze della serie tv dal titolo Esterno notte.

L’ultima fatica televisiva del Maestro riscrive la Storia in chiave visionaria un episodio cruciale dell’Italia repubblicana; ovvero il sequestro e la morte di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Bellocchio porta all’Auditorium Parco della Musica tre sequenze con le prime immagini della serie che ha girato per la Rai. Sono dieci minuti che fanno rumore in cui la storia di Aldo Moro si concentra in un atto cruciale, laddove lo statista e in una stanza di un ospedale, vivo dopo il sequestro.

Photo Credits: Teresa Comberiati

In Esterno notte l’epilogo auspicato da tutti

Moro, interpretato da Fabrizio Gifuni ha la barba incolta; ringrazia i terroristi per avergli salvato la vita mostrando un finale del tutto diverso rispetto al tragico epilogo che segna la data 16 marzo 1978, dove Moro venne trovato senza vita dopo 55 giorni di prigionia. Su tutte colpisce la scena dell’ospedale completamente blindato, nel quale Moro riceve le visite di Andreotti, Cossiga e Zaccagnini. In questo breve ma profondo atto, lo stagista esprime la sua gratitudine nei confronti dei suoi sequestratori puntando il dito contro la Democrazia Cristiana. Al capezzale, dinanzi a Moro, vi è anche Andreotti che, alla domanda se bisognasse dirlo al Papa Paolo VI, replica: Meglio non dirlo a Sua Santità“. 

Bellocchio non delude affatto, e se in Buongiorno notte il regista ha mostrato Moro che passeggia libero dopo la prigionia, in Esterno notte c’è una denuncia politica che riprendere le lettere scritte dallo stagista ai suoi colleghi di partito.

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