La Siae, l’ente pubblico che protegge i diritti d’autore in Italia, ha subito un grave attacco hacker. I pirati informatici del gruppo Ransomware Team Everest avrebbero sottratto dai database della società 28mila documenti riservati. Non solo: avrebbero già pubblicato circa 60 gigabyte di dati sul dark web. Si tratta di carte di identità, patenti, tessere sanitarie e indirizzi. Ma anche informazioni su conti correnti, fatture, contratti di artisti e titolari di opere.
Siae, ricatto da 3 milioni di euro
Gli hacker avrebbero chiesto un riscatto di 3 milioni di euro in bitcoin per non pubblicare tutto il resto del materiale rubato, molto più cospicuo dei 60 giga pubblicati finora. Ma la società italiana degli autori ed editori non intende cedere. “La Siae non darà seguito alla richiesta di riscatto” fa sapere il direttore generale Gaetano Blandini. “Abbiamo già provveduto a fare la denuncia alla polizia postale e al garante della privacy. Informeremo tutti gli autori che sono stati soggetti di attacco cercando di mettere in sicurezza i dati degli iscritti della Siae“.
Il business dei big data
Come era prevedibile, dopo l’aggressione degli hacker alla Regione Lazio, lo scorso 1 agosto, sono avvenuti altri attacchi di pirati informatici a enti pubblici e privati. Nell’era dei big data il business online si fonda, legalmente ma anche e soprattutto illegalmente, sul traffico e la compravendita di dati personali sensibili e informazioni riservate. Per quanto riguarda questo ultimo caso della Siae, le indagini sono affidate al compartimento di Roma del Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche) della Polizia postale.
Cosa possono fare gli artisti Siae
“Gli iscritti i cui dati sono stati violati non possono più fare niente” dice a LaPresse Riccardo Meggiato, tra i maggiori esperti italiani di cybersecurity. “Possono soltanto fare mente locale di quali sono i dati che hanno fornito alla Siae”. E questo perché “se si trovano realmente sul dark web, i pirati li pubblicheranno.” Per le vittime del furto “è un disastro, dovrebbero iniziare a cambiare almeno il numero di telefono“.
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