Avevo deciso che l’attore giusto sarebbe stato quello che avrebbe detto ‘non sono in grado di farlo’. Guarda caso, è stata la prima risposta di Luca.” Nelle parole di Dori Ghezzi sono racchiuse l’umiltà e l’onestà di Luca Marinelli. La prima si esprime attraverso la facoltà che l’interprete romano ha di mettersi in discussione (nel caso specifico, si parla di Fabrizio De André – Principe libero, 2018); la seconda, invece, nell’ammettere i propri limiti. Ma è solo grazie alla combinazione delle due caratteristiche che quel che sembra impossibile diventa possibile, permettendo quindi di andare oltre i propri confini. È questo, in fondo, il segreto della recitazione: e Luca Marinelli sembra averlo compreso.

Luca Marinelli, dagli esordi a La grande bellezza fino a Diabolik

Nato a Roma il 22 ottobre 1984, Luca Marinelli nel 2006 all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Consegue il diploma nel 2009, iniziando fin da subito la propria carriera nell’ambito della recitazione. Dopo l’esordio sul piccolo schermo, datato 2008, in un episodio de I Cesaroni, prendere parte a diverse rappresentazioni teatrali. Galeotta fu una replica di Sogno di una notte di mezza estate. In quell’occasione, infatti, Saverio Costanzo lo notò tanto da decidere di affidargli il ruolo principale di Mattia ne La solitudine dei numeri primi, nel 2010. Nonostante l’esperienza si rivelò particolarmente impegnativa – Luca Marinelli arrivò a pesare 99 kg per calarsi al meglio nella parte – una cosa era certa: era nata una nuova stella.

Per l’interprete nostrano è stato infatti l’inizio di tutto. Solo tre anni dopo, nel 2013, entrò a far parte del cast de La grande bellezza, diretto da Paolo Sorrentino che, nell’edizione dei Premi Oscar 2014 ottenne la statuetta come Miglior Film Straniero. La critica, nel frattempo, cominciò a prenderlo ancor più seriamente, soprattutto a partire dal 2015. In sala arrivò Non essere cattivo, diretto da Claudio Caligari, grazie al quale vinse il Premio Pasinetti in occasione della 72a Mostra del Cinema di Venezia. L’anno seguente, per la regia di Gabriele Mainetti, Luca Marinelli raggiunse la consacrazione. In uno dei primi – e rari – esempi di cinecomic italiani, l’interprete romano conquistò pubblico e critica grazie al suo Zingaro. Era il 2015 e nelle sale uscì Lo chiamavano Jeeg Robot che permise all’attore, nei panni di un inedito villain, di vincere il Nastro d’Argento e il David di Donatello. A partire dal prossimo 16 dicembre, inoltre, lo vedremo nei panni di Diabolik, di cui è stata mostrata una clip in esclusiva alla 16a edizione della Festa del Cinema di Roma.

Il successo internazionale

Parallelamente alla carriera condotta in Italia, Luca Marinelli vanta diverse partecipazioni a film e serie internazionali di successo. È il caso, ad esempio, della miniserie di coproduzione italiana-tedesca-spagnola Maria di Nazareth, in cui ha recitato al fianco dell’interprete Alissa Jung. L’esperienza sul set, nei rispettivi panni di Giuseppe e Maria, li ha inoltre avvicinati anche sul piano personale, tant’è che dal 2012 i due sono sentimentalmente legati. Sempre per il piccolo schermo, Marinelli ha partecipato alla serie statunitense Trust, per la regia di Danny Boyle. Il volto nostrano ha avuto la possibilità di misurarsi con nomi del calibro di Donald Sutherland e Hilary Swank. Nel 2020, invece, ha recitato insieme a Charlize Theron in The Old Guard, distribuito nelle sale cinematografiche.

Io solo una cosa vojo sapé…” – il meme Luca Marinelli

Nell’era dei social network qualunque cosa ha la possibilità di diventare un tormentone in rete. Questo grazie alla replicabilità di ciascun contenuto e alla possibilità di condivisione a più utenti in contemporanea. Nel gergo odierno, l’immagine virale viene detta meme. Da questo procedimento, non è esente Luca Marinelli: l’interprete romano ha conquistato anche il web, grazie al lungometraggio che lo ha portato alla vittoria del David di Donatello. Poco dopo l’uscita di Lo chiamavano Jeeg Robot, infatti, su Facebook fece la sua comparsa una pagina che, come nome, riportava proprio una battuta pronunciata dallo Zingaro. Io solo una cosa vojo sapé divenne ben presto un leitmotiv, che diede origine a diverse vignette. E rese soprattutto Luca Marinelli popolare anche sulla rete sebbene, per ironia della sorte, l’attore non abbia profili social.

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