Alex Zanardi è molto più di uno sportivo; Alex Zanardi è la forza, è il coraggio, è la capacità di non arrendersi di fronte alle prove più dure che la vita sa riservare. Impossibile definirlo ‘solo’ un atleta, perché il campione è molto di più delle sue medaglie d’oro e delle vittorie; Alessandro Zanardi, nato il 23 ottobre di 54 anni fa, è un automobilista e un paraciclista, ma prima di tutto è un uomo capace di ispirare chiunque abbia il desiderio di ‘rinascere’ dopo un dramma personale.
Pilota che vanta nella sua carriera esperienze in Formula 1, è in CART che il pilota conosce le glorie più grandi; ed è in CART che la sua vita cambierà per sempre. Il 15 settembre del 2001 un incidente terribile costringe Alex Zanardi a perdere per sempre entrambe le gambe; ma quella che, forse, qualcuno avrebbe visto come una sconfitta, fu per il driver bolognese l’inizio di una seconda vita.
Alex Zanardi e la passione per l’automobilismo
Figlio di un idraulico e di una sarta, Alex Zanardi decise di diventare un pilota, anche dopo una terribile tragedia che aveva visto la sorella Cristina perdere la vita in un incidente stradale nel 1979. Sport complicato l’automobilismo, perché se quando sali sul podio l’adrenalina è la gioia sono tante, quando sei sulla strada a velocità incredibili, il rischio è tanto; e questo Zanardi lo ha vissuto sulla sua pelle. Campione CART nel 1997 e 1998, il pilota bolognese ha una carriera fatta di tanta gavetta e anche molte cadute e tante straordinarie ripartenze.
Il primo kart gli fu regalato dal padre a quattordici anni e da quel momento il giovane Alessandro coltivò la sua passione, prima a livello dilettantistico, poi professionistico. Agli anni in kart seguirono quelli in Formula 3 Italiana e in Formula 3000, sempre veloce, anche se molte vetture non furono alla sua altezza; poi ci fu la Formula 1 fino al 1994 e l’approdo nella Formula CART che lo consacrò campione di ben due stagioni, prima di un fugace ritorno in Formula 1. Torna nel 2000 negli Stati Uniti per sostenere dei test con il team di Mo Nunn che lo ingaggiò per la stagione 2001.
15 settembre 2001
All’epoca del suo ritorno in Champ Car la scuderia Mo Nunn Racing, era una scuderia giovane e inesperta; le macchine, troppo imperfette, non permettevano al campione di ottenere i successi che meritava. Quel 15 settembre del 2001, soli quattro giorni dopo dell’attacco alle torri gemelle, il pilota era al l The American Memorial e correva all’EuroSpeedway Lausitz di Klettwitz. Ma quel 15 settembre, l’atmosfera era scura; le immagini dell’11 settembre erano troppo vivide, lì, in quella pista dove cinque mesi prima il pilota italiano, Michele Alboreto, aveva perso la vita. Così, chiamato a fare spettacolo, a dare il meglio di sé, Alex Zanardi affronta la gara che gli cambierà la vita.
I problemi con l’assetto dell’auto si dimostrano già con la German 500 del sabato; la pioggia non aveva permesso le prove e si partiva secondo l’ordine del campionato con Zanardi in 22esima posizione. Ma la sua grinta e le sue doti eccezionali al volante lo portano in testa: Alex è primo a 13 giri dalla fine. Dopo un breve rientro ai box, quando sta per tornare in pista, un misto tra acqua ed olio nel circuito da corsa segnano la catastrofe; Alex Tagliani, in velocità, prende in pieno la Reynard MN Racing sulla quale si trovava Zanardi: l’auto esplode spezzandosi a metà.
Alex Zanardi e il coraggio di un eroe
Quando il responsabile medico della Cart giunge sul luogo dell’incidente le gambe di Alex Zanardi sono visibilmente compromesse e nel corpo di Alex scorre ormai un solo litro di sangue. Trasportato in elicottero all’ospedale di Berlino il chirurgo effettua la prima di quindici operazioni proprio sul tetto del nosocomio. Nel frattempo il cappellaio gli aveva dato l’estrema unzione; ma Alex Zanardi, uomo con spirito da combattente, dopo quattro giorni di coma e sei settimane di ricovero, esce vittorioso; senza le gambe ma con la voglia di non arrendersi più forte di prima. Determinazione e forza che Alex esplicita in una delle prime frasi dette alla moglie: “Affronteremo tutto questo“.
E Zanardi ha davvero affrontato tutto divenendo un super campione paraolimpico sulle handbike; quattro medaglie d’oro e otto titoli ai campionati mondiali su strada. Perché Alex Zanardi è un uomo che non si è mai arreso che ha lottato contro gli ostacoli che la vita gli ha presentato uscendone più forte; un simbolo, un modello. Alex non è solo un’atleta è uno spirito che infonde speranza. Anche dopo quel 19 giugno del 2020 quando, nel corso di una manifestazione di beneficenza, una sbandata lo porta all’impatto con un camion che lo riporta in una camera d’ospedale con fratture gravissime al volto e al cranio. Ancora lotte, ancora interventi, ancora battaglie per la sopravvivenza, per quella vita che Alex non ha mai mollato. Ma Zanardi è speranza e questo ce lo ha insegnato lui. Lui è caduto, ma si è sempre rialzato più forte, più grande di prima. E se quello che ha insegnato con la sua stessa vita, non è passato inosservato è impossibile non credere che Alex rinascerà anche da questa sfida.
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