“Luigi Proietti detto Gigi”: il commosso omaggio di Edoardo Leo al Maestro
Il regista ripercorre la carriera del Mattatore alla ricerca del segreto della sua popolarità infinita
Un lungo e commosso applauso, interminabile, e le lacrime non solo del regista Edoardo Leo. Sono in tantissimi – anche chi scrive – che hanno affollato la prima proiezione del documentario Luigi Proietti detto Gigi alla Festa del Cinema di Roma 2021. Il pubblico in sala ha riso fino alle lacrime divertito per le interpretazioni che hanno segnato la sua carriera. Poi si è stretto attorno al regista e alla famiglia dell’interprete scomparso lo scorso 2 novembre, nel giorno del suo ottantesimo compleanno. La sala Petrassi ieri sera era colma di fan, giornalisti, attori e artisti con un legame speciale con Gigi Proietti. Paola Cortellesi, Renato Zero e gli orchestrali che lo hanno accompagnato erano presenti. In molti hanno contribuito al lavoro del regista Edoardo Leo, che come lui stesso ha detto, ha speso “tre anni di lavoro. Posando lo sguardo su una carriera infinita“.
Luigi Proietti detto Gigi visto da Edoardo Leo
Il documentario nasce prima della scomparsa di Gigi Proietti, e con il suo avallo. La famiglia ha chiesto poi al regista di completare l’opera mostrata ieri anche dopo la scomparsa. Sono moltissimi i materiali inediti e le testimonianze selezionate per raccontare un percorso artistico senza tralasciare forse l’aspetto più importante che ha contribuito a costruire la sua popolarità, oltre all’immenso talento: la voce. Ascoltarla ancora una volta ieri sera, lasciata libera di sedurre e divertire il pubblico, come ogni volta, in teatro, in TV, come con i tanti amici nel backstage o al ristorante.
Grande parte del mondo dello spettacolo ha voluto raccontare il suo Proietti: Marco Giallini, Fiorello, Renzo Arbore, Alessandro Gassmann per il legame speciale con Vittorio, Loretta Goggi, Nicola Piovani, Paola Cortellesi e l’intervista alla sorella e alle figlie.
Il segreto di una popolarità infinita
Edoardo Leo ha cercato di spiegare al pubblico quello che lui ha percepito sia lavorando con il Maestro, che nel girare il documentario: il segreto di una popolarità infinita, di un artista che ha incantato il grande Eduardo, come Federico Fellini. E poi l’amicizia con Vittorio Gassmann, la scommessa vinta del Brancaccio e del Globe a Villa Borghese. Da un lato il maestro nella recitazione sia nel teatro sperimentale, che nel musical, capace di influenzare e formare per molte generazioni di uomini e donne dello spettacolo nel nostro Paese. Dall’altro Gigi Proietti come il simbolo della sua città, tutta, da Via Giulia al Tufello, che spesso lo ha ispirato per creare i suoi personaggi. Anche questo attraeva le grandi folle che accorrevano a vedere A me gli occhi please, come pure Cavalli di Battaglia.
Visualizza questo post su Instagram
La commozione di Edoardo Leo verso il suo (e di molti altri) Maestro Gigi Proietti
“Il mio documentario è un atto di amore verso Gigi. Spero che diventi un documento per chi vorrà riscoprirlo e per chi non ha fatto in tempo a vederlo da vivo“. Ha spiegato con queste parole il suo intento ieri sera Edoardo Leo che ha diretto Luigi Proietti detto Gigi, scritto a quattro mani con Marco Bonini. Prodotto dalla stesso Leo con Fulvio e Paola Lucisano, Paola Ferrari, Italian International Film, Alea Film, Rai Cinema, Politeama e Lexus.
LEGGI ANCHE: Festa del Cinema di Roma, Tim Burton riceve il Premio alla Carriera: “Johnny Depp? Certo che farei un film con lui