Durante la preghiera dell’Angelus di domenica 31 ottobre a Piazza San Pietro, Papa Francesco si concentra sull’essenza del secondo Comandamento: “Amare il prossimo tuo come te stesso“. Un’azione che contiene intrinseca tutta la solidarietà e l’amore incondizionato e fraterno che il Pontefice non si stanca di annunciare; un concetto che è a fondamento della Chiesa Cristiana e che, troppo spesso, viene trascurato. Il sostegno, il conforto verso i più fragili e i più bisognosi; la risposta al grido di aiuto di chi soffre nella carne, nello spirito e nell’anima. E per porre la riflessione su questo pilastro del Cristianesimo, il Santo Padre porta dei casi concreti; invita, per esempio, i fedeli a pregare ogni giorno per la popolazione di Haiti e la condizione drammatica nella quale riversa e chiede ai ‘potenti del mondo’ di non dimenticare mai chi ha l’esigenza di essere soccorso.

Papa Francesco: “La parola di Dio va ruminata

Come ogni domenica, la catechesi che precede la Preghiera dell’Angelo, parte da una riflessione sul Vangelo odierno, con un’attuazione rivolta al presente che Papa Francesco mantiene costantemente nei suoi discorsi. Nel Vangelo di oggi uno scriba si avvicina a Gesù chiedendogli quale sia il primo dei Comandamenti; Gesù risponde che il il primo Comandamento è: “Amare Dio“. Ma il Signore non si ferma e in maniera quasi conseguenziale recita anche il secondo Comandamento: “Amare il prossimo se stessi“. E nello scriba, che confermando le parole di Gesù ripete: “È vero! Amarlo con tutto il cuore e amare il prossimo con tutti se stessi, vale più di mille olocausti e sacrifici“, è contenuto il messaggio dell Parola; amare il prossimo è amare Dio.

“Ma perché– si chiede il Santo Padre- lo scriba ripete le parole di Gesù?” e spiega ancora che questa ripetizione è eccezionale, perché avviene nel Vangelo di Marco che è invece noto per la sua sintesi; ma il Santo Padre, fornisce anche una risposta concreta: “La parola del Signore non può essere appresa come una notizia di cronaca; la parola del Signore va ripetuta, fatta propria, custodita“. Ricordando la tradizione monastica, Papa Francesco rivela come fra i monaci si usa ripetere che la “Parola di Dio vada ruminata“; ovvero come un cibo che va assimilato, Essa si presenta talmente nutriente da dover coinvolgere ogni ambito della vita. “La Parola di Dio deve suonare, echeggiare e riecheggiare dentro di noi“.

Il Papa esorta ad ascoltare il grido dei poveri e dei bisognosi

Il Signore non cerca abili commentatori delle scritture; Egli cerca cuori docili che accogliendo la sua parola si lasciano cambiare dentro“. Il Papa spiega come sia fondamentale “familiarizzare” con il Vangelo e per farlo porta l’esempio della Parola odierna; non basta sapere che bisogna amare Dio e il prossimo, ma è necessario che questo Comandamento venga assimilato. Solo allora, come sottolinea ancora Papa Francesco, “(la Parola) non rimane lettera morta nel cassetto del cuore“, ma si trasforma nelle opere e nelle azioni concrete.

Atti d’amore e che ogni incontro sia “dare un po’ di bene“. Il Papa attualizza queste azioni di bene, ricordando come le popolazioni del Vietnam siano state colpite in questi giorni da forti piogge che hanno causato vaste inondazioni, così come le popolazioni della Sicilia colpite dal maltempo; alle migliaia di persone bisognose Papa Francesco chiede di indirizzare preghiera e sostegno. “Chiedo ai responsabili delle nazioni di sostenere questo paese“, esorta ancora il Pontefice ricordando le condizioni al limite del popolo di Haiti, “non abbandoniamoli“. E in conclusione, il Santo Padre ricorda l’apertura nella giornata di oggi della Cop26 sul clima a Glasgow; ai rappresentati al vertice delle Nazioni Unite il Papa rivolge la sua richiesta: “Preghiamo affinché il grido della Terra e il grido dei poveri venga ascoltato. Che questo incontro possa dare risposte efficaci, offrendo speranza concreta alle generazioni future“.

LEGGI ANCHE: Cop26, inizia a Glasgow la conferenza sul clima di risonanza mondiale