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G20 di Roma, impegno sul clima ma i grandi si giocano tutto alla Cop26

Emissioni zero: salta la data del 2050, passare alle rinnovabili chiede molti sacrifici. Entro quest'anno, comunque, stop ai fondi per il carbone

Passa il testimone alla Cop26 – la conferenza dell’Onu sulla lotta ai cambiamenti climatici in corso a Glasgow, Scozia – il G20 di Roma che si è chiuso ieri 31 ottobre.

Clima e riscaldamento globale

Alla fine i grandi del mondo hanno ribadito l’impegno a mantenere la crescita del riscaldamento globale della Terra – provocata in buona parte dalle attività umane – entro +1,5 gradi. Tuttavia dalla dichiarazione finale scompare l’auspicata deadline del 2050, per un pianeta a zero emissioni inquinanti. Il G20 l’ha sostituita con un’espressione molto generica: “entro o attorno” metà secolo. Da questo punto di vista si registra quindi una battuta d’arresto. Cina e India, in particolare, ritengono che fra 30 anni sia ancora troppo presto perché le loro grandi economie in vorticoso sviluppo possano aver abbandonato del tutto le fonti di energia non rinnovabili.

G20, Draghi: “Un successo, comunque

Mario Draghi, dal canto suo, rivendica come “un successo” il summit del G20. Perché, a suo dire, “getta le basi per una ripresa più equa“. Il premier ha ricordato come negli accordi di Parigi (2015) non c’era alcun tipo di scadenza sulle emissioni zero. “Sul clima per la prima volta i Paesi G20 si sono impegnati a mantenere a portata di mano l’obiettivo di contenere il surriscaldamento sotto i 1,5 gradi” ha spiegato Draghi. “Sul carbone i finanziamenti pubblici non andranno oltre la fine di quest’anno“. Inoltre “609 miliardi sono dedicati per la prima volta ai paesi più vulnerabili“. “In cosa siamo riusciti? A mantenere vivi i nostri sogni, impegnarci a ulteriori provvedimenti.”

Guterres (Onu): “Speranze insoddisfatte

Uno dei successi conseguiti al G20, secondo il premier italiano, è che “abbiamo deciso di lasciare alle spalle il carbone” con lo stop ai finanziamenti delle centrali entro fine 2021. Critico a metà il Segretario dell’Onu, Antonio Guterres. “Mentre accolgo con favore l’impegno del G20 verso soluzioni globali – ha scritto in tweet – lascio Roma con le mie speranze insoddisfatte. Ma almeno non sepolte per sempre“.

G20: Cina, Russia e il carbone

Il tema dell’abbandono dei combustili fossili (non rinnovabili e molto inquinanti) – come il carbone, il gas naturale, il petrolio, l’uranio, il plutonio – per passare alle fonti energetiche rinnovabilivento, sole, acqua, calore geotermico – ha diviso i paesi del G20. Draghi ha dichiarato che “la Russia e la Cina hanno accettato l’evidenza scientifica degli 1,5 gradi, che comporta notevolissimi sacrifici, non sono impegni facili da mantenersi.” Questo per motivi tanto semplici quanto brutali. Ad esempio perché “la Cina produce il 50% dell’acciaio mondiale, molti impianti vanno a carbone, è una transizione difficile“.

Biden: “Emissioni zero fra 30 anni

Sul tema chiave del G20 è intervenuto anche Joe Biden. “Non passeremo alle energie rinnovabili dal giorno alla notte. Intanto smetteremo di finanziare il carbone” ha detto nella conferenza stampa in chiusura del G20. “Non è realistico smettere di usare benzina e gas all’improvviso, ma arriveremo ad emissioni zero entro il 2050“, ha detto ancora il presidente Usa. Dal canto suo l’Italia, ha precisato Draghi, “triplicherà l’impegno finanziario a 1,4 miliardi l’anno per i prossimi 5 anni” per il fondo green sul clima. “Penso veramente che questo G20 sia stato un successo per i risultati concreti” ha detto il Presidente della Francia, Emmanuel Macron. Sul clima “poteva andare peggio, i segnali andavano in questa direzione. Adesso siamo in grado di fare della Cop26 un altro successo“.

G20 Italy Roma
Le delegazioni al lavoro al G20 di Roma

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Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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