MondoNewsPrimo piano

Cop26, stop alla deforestazione nel 2030. Ma è scontro fra Cina e Usa

Al summit Onu di Glasgow l'India a zero emissioni ma nel 2070. E Pechino aumenta la produzione di carbone. Draghi: "Negoziato difficile"

Fra 9 anni, entro il 2030, stop alla deforestazione della Terra. È questo il cuore della dichiarazione che i leader dei paesi ricchi del mondo firmeranno oggi 2 novembre a Glasgow, Scozia, nell’ambito della Cop26, la conferenza mondiale dell’Onu sui cambiamenti climatici. Cop26 si prolungherà fino al 12 novembre ma oggi si svolge a giornata finale per quanto riguarda il summit di 120 leader planetari: da Biden a Johnson e da Draghi al premier dell’India Narendra Modi. Proprio quest’ultimo ieri 1 novembre ha annunciato che “l’India raggiungerà l’obiettivo delle emissioni zero nel 2070“. Già al G20 di Roma i leader avevano cassato l’auspicata data del 2050, adesso tutto si sposta in avanti.

India, un miliardo di emissioni in meno

Tuttavia l’India da sola vanta il 18% della popolazione mondiale. Sul pianeta gli esseri umani sono oggi 7,9 miliardi, in India sono 1,38 miliardi. La super potenza emergente (assieme alla Cina) ha fatto sapere alla Cop26 di Glasgow che entro il 2030 ridurrà di un miliardo di tonnellate le sue emissioni di gas nocivi, e soddisferà “il 50% della sua domanda totale di energia con fonti verdi“. Pochi minuti prima, il premier indiano aveva annunciato l’impegno a raggiungere l’obiettivo emissioni zero entro il 2070.

Cop26: India, Cina, Brasile e Russia

E se è vero che l’India è l’ultimo dei paesi grandi ‘produttori’ di inquinamento ad annunciare la deadline delle zero emissioni, resta il fatto che anch’essa parteciperà all’impegno contro la deforestazione del pianeta. Dalla Cop26, infatti, arriverà un impegno da 19,2 miliardi di dollari per fermare la distruzione di boschi e vegetazione a vantaggio dell’agricoltura intensiva. Lo ha rivelato la stampa britannica anticipando quanto dirà Boris Johnson in proposito. Tra i firmatari della Dichiarazione di Glasgow sulle foreste anche il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, il presidente della Cina, Xi Jinping, e quello della Russia, Vladimir Putin.

Giappone, -46% di emissioni nel 2030

Fra i paesi protagonisti della Cop26 c’è il Giappone. A Glasgow oggi il premier Fumio Kishida incontrerà Joe Biden, Boris Johnson e il primo ministro vietnamita Pham Minh Chinh. Lo scorso mese l’esecutivo nipponico ha formalizzato l’obiettivo di ridurre le emissioni di carbonio, cioè di anidride carbonica e di tutti gli altri processi emissivi carboniosi. Li abbatterà, sostiene, del 46% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2013.

Cina, “Gli Usa i veri inquinatori

Dal canto suo il Presidente della Cina, Xi Jinping non è andato a Glasgow. Ieri, nel corso della prima giornata della Cop26, ha mandato un messaggio scritto al summit. In contemporanea il portavoce del ministero degli Esteri e rappresentante di Xi al summit Onu, Wang Wenbin, ha attaccato gli Usa a testa bassa. L’inquinamento prodotto nel passato dagli Stati Uniti, ha sostenuto, è 8 volte maggiore di quello odierno della Cina. Pechino però ci mette del suo. E nelle ore del summit in Scozia ha annunciato di aver aumentato la produzione giornaliera di carbone di oltre un milione di tonnellate in un mese, alleviando la sua carenza di energia. La Cina produce oggi oltre 11,5 milioni di tonnellate di carbone.

Cop26, cosa ha detto Draghi

L’iniziativa della Cop26 è molto molto importante – ha detto il premier italiano Mario Draghi nel giorno di apertura del vertice Onu – Un singolo Paese non può rispondere a questi problemi. E questa forse è la più importante iniziativa collettiva diretta a questo fine“. “Prima si ignorava completamente il problema, ora c’è crescente consapevolezza” sul clima. “Quello che rende molto complicato il negoziato è che i Paesi hanno condizioni di partenza diverse tra loro“, ha aggiunto Draghi.

LEGGI ANCHE: G20: entro 2030 saranno piantati mille miliardi di alberi

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio