Ma cos’è questa crisi?” Con il suo solito fare istrionico da showman nato, Gigi Proietti aveva ripreso un attualissimo testo di Rodolfo De Angelis – pur datato 1933 – riflettendo con ironia sui problemi della società moderna. Attraverso infatti quell’ormai famosa musica leggerissima, celato da una finta superficialità, l’artista aveva offerto ancora una volta il suo sguardo “goliardico” sulla contemporaneità, senza mai perdere la critica bonaria. Ed è qui che risiedeva la grande qualità di Proietti, quella che lo ha reso uno dei monumenti di Roma: la capacità di ridere riflettendo e di riflettere ridendo. In lui le due dimensioni avevano trovato un magico equilibrio, come solo i grandi sanno fare. Questo grazie alla sua proverbiale ironia, che lo ha accompagnato per tutta la vita, fino anche a quegli ultimi momenti.

L’ironia innata di Gigi Proietti e quel “18” profetico

Gigi Proietti si è spento lo scorso 2 novembre 2020, esattamente allo scoccare del suo 80esimo compleanno. Una di quelle figure considerate “eterne” per la proverbiale ironia e quella romanità volutamente accentuata. Gigi Proietti è nato appunto il secondo giorno dell’undicesimo mese dell’anno. Provando a dividere 2×11, il risultato dell’operazione è 0,18 periodico. Quello stesso 18 che l’artista nel film del 2004 Le barzellette per la regia di Carlo Vanzina ripeteva all’infinito. Dopo essersi svegliato da un sogno, infatti, il comico ha iniziato a ripetere quel numero nell’arco della giornata: un numero che adesso si carica di una duplice sensazione dolce-amara.

Insomma, Gigi Proietti ha fatto dell’ironia il suo marchio distintivo. Se n’è servito per smorzare anche gli ultimi attimi quando, ormai, non c’era più nulla da fare. Stando infatti a quanto riferito Fabrizio Lucherini, medico radiologo di Villa Margherita nella quale il comico era ricoverato, Proietti non ha mai ceduto allo sconforto. “Quando gli ho fatto la tac, pochi giorni fa, ironizzava sulle sue condizioni: ‘Come vado? Je la faccio?’. Non l’ho mai percepito ansioso e preoccupato. Era lui, è sempre stato lui.” – così il medico si era espresso a pochi giorni dalla scomparsa dello showman, ribadendo la sua incredibile capacità di ridere anche di fronte alle difficoltà.

Gigi Proietti è il protagonista della 16a Festa del Cinema di Roma 

In occasione della 16esima edizione della Festa del Cinema, nella serata di pre-apertura della kermesse è approdata, in anteprima, l’ultima impresa cinematografica dell’artista, ovvero Io sono Babbo Natale. Al fianco di Marco Giallini, nelle inedite vesti di un inaspettato Babbo Natale, Proietti ci ha donato un’ultima occasione per divertirci. In a partire da domani 3 novembre.

È dura rivederlo così. Gigi, eravamo io e lui di notte, vicini, sempre insieme. Eravamo intimi. È nata molta confidenza tra noi.” – ha difatti rivelato l’interprete, proseguendo – “Durante le riprese? Lo vedevo come uno reduce da una influenza, era un atleta. Partiva subito al ciak. Non si vedeva la sua sofferenza. […] Si è alzata la mia stima, non ci voleva… c’ero diventato appena amico. L’ho amato tanto prima e lo amo ancora di più dopo che l’ho conosciuto.” Ma Marco Giallini non è stato l’unico grande volto segnato dall’eterno Mandrake. Sempre in occasione della Festa del Cinema di Roma, infatti, è approdato anche Luigi Proietti detto Gigi, diretto da Edoardo Leo, che ha voluto raccontare il “suo” Gigi Proietti, attraverso il contributo di altri artisti. Un ultimo grande omaggio per colui che ha portato in alto il vessillo della romanità, divenendo tra le figure eterne della comicità italiana.

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