C’era una volta un uomo che desiderava portare i libri nelle case degli italiani. Il suo nome era Arnoldo Mondadori e partendo da quel desiderio ha messo in piedi un vero e proprio impero. Non si tratta di una favola, ma di una storia vera che riguarda da vicino uno dei più importanti editori italiani che ha fondato l’omonima casa editrice, ancora oggi uno dei pilastri dell’editoria nostrana. Nato a Poggio Rusco nel 1889, era noto con il soprannome Incantabiss, che tradotto dal dialetto mantonavo significava incantatore di serpenti. Questo perché Arnoldo aveva una particolare eloquenza che l’aveva aiutato moltissimo a concretizzare il suo desiderio.
Il successo di Arnoldo Mondadori
La sua era una famiglia umile. Suo padre lavorava come calzolaio ed era analfabeta e, a causa delle ristrettezze economiche, sia Arnoldo che i suoi fratelli molto presto abbandonarono la scuola per cercare lavoro. Ricoprì diversi ruoli, passando dalla drogheria di paese a venditore ambulante. Durante l’adolescenza, ebbe l’occasione di lavorare in una piccola tipografia, un ambiente che lo stimolò moltissimo e che lo avvicinò sempre più al mondo dell’editoria. Per una serie di fortunati eventi, l’azienda La Sociale finì nelle sue mani. Era il 1907 e Arnoldo Mondadori trasformò quell’attività a gestione famigliare, dando lavoro anche ai suoi fratelli.
Erano gli anni che precedevano la guerra e, in quel frangente, Arnoldo registrò il marchio La scolastica con cui realizzò sussidiari per le scuole. Il primo volume pubblicato da Mondadori fu Aia Madama, un libro di racconti del caro amico di famiglia Tomaso Monicelli. Nonostante l’incedere dei conflitti mondiali, Arnoldo non si diede per vinto. Anzi, nel 1919 fondò l’omonima casa editrice A. Mondadori con sede a Ostiglia, che qualche anno dopo si spostò a Milano.
Dai libri scolastici all’influenza americana, tra polizieschi e Topolino
L’ambito scolastico restò un’importante certezza per l’editore, che continuò a pubblicare libri per ragazzi dedicandosi anche alla produzione per l’infanzia. Ma non fu abbastanza. Il sogno di Arnoldo era portare il libro nella casa di tutti gli italiani, grandi o piccini che fossero. Per questo, cercò di ampliare sin da subito la sua offerta, mettendo sotto contratto diverse penne come Marino Moretti, Alfredo Panzini, Ada Negri, Giuseppe Antonio Borgese e anche Gabriele D’Annunzio (ma, in questo caso, ebbe non poca difficoltà e le trattative durarono cinque anni).
L’editore seguì anche la corrente letteraria già diffusasi negli Stati Uniti, introducendo sul mercato degli anni ’30 anche i Libri Gialli, romanzi polizieschi di scrittori stranieri che portarono anche in Italia una narrazione innovativa. E, sempre negli anni ’30, Arnoldo Mondadori strinse un accorto con la Walt Disney per pubblicare i primi fumetti di Topolino. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i contrasti e la voglia d’indipendenza del figlio Alberto divennero sempre più marcati. Al punto che, negli anni ’50, egli decise di aprire una casa editrice nuova di zecca, Il Saggiatore. L’ultimo decennio di vita di Arnoldo Mondadori lo vide fondare una collana economica tascabile, ancora oggi ben presente sul mercato, che rispondeva al nome di Oscar Mondadori. Il primo volume arrivò nel 1965: si trattava di Addio alle armi di Ernest Hemingway.
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