Che sia bella, non ci piove, dai tempi del Bagaglino, ad oggi, Nathalie Caldonazzo, è, da sempre, tra le donne più avvenenti del mondo dello spettacolo, ma, la sua fisicità prorompente, quasi passa in secondo piano, di fronte al suo talento. Attrice, showgirl, pittrice, mamma. Eh sì, perché, come dice lei, anche ad essere una brava madre, ci vuole talento ed un pizzico di fortuna.

Photo credits: Serafino Giacone

Intervista a Nathalie Caldonazzo

Nathalie, raccontaci, che stai facendo in questo periodo e dove possiamo vederti?
Ho da poco ripreso, dopo il lock down, la fortunata pièce teatrale Parlami d’amore, insieme a Francesco Branchetti.  E’ una storia come tante, di una coppia sposata da anni, che, tra discussioni e litigate furiose, affronta le inevitabili problematiche della convivenza. I dialoghi sono molto forti ed il finale lascia riflettere, sul fatto che, la maggior parte delle coppie, pur odiandosi, resta insieme.

Ti è mai capitato, nella vita reale, di vivere una situazione simile?
In amore sono molto drastica. E’ capitato di infilarmi in storie che, già dall’inizio, sapevo non essere quelle giuste, ma non appena me ne rendevo concretamente conto, ho tagliato immediatamente. Sono convinta che la sofferenza sentimentale sia tempo prezioso che si sottrae alla vita.

Dopo questo spettacolo che sta itinerando per l’Italia e sta andando molto bene, hai altri progetti?

A breve inizierò le prove dello spettacolo Sunshine del drammaturgo e sceneggiatore statunitense William Mastrosimone. E’ sempre stato il mio sogno nel cassetto poterlo interpretare. La trama è completamente diversa rispetto a Parlami d’amore. Vestirò i panni di una ragazza che sta in ‘vetrina’ e che, dietro compenso, ascolta le storie di uomini soli e problematici. Uno di questi clienti, giorno dopo giorno diventa ossessionato da lei. Ma alla fine la situazione si ribalta, perché lei, per sfuggire ad un uomo violento, si rifugia proprio da lui. Una storia molto intricata, ma avvincente. Debutteremo in estate a Borgio Veretti in Liguria, per poi partecipare ai festival teatrali italiani di maggior rilievo.

In quale di questi due personaggi così diversi si identifica di più Nathalie Caldonazzo?

In questo periodo sono al ground zero, non so identificarmi sentimentalmente. In realtà, forse, ho solo smesso di dare troppa importanza ai sentimenti, non avendo incontrato nessuno, che mi possa distrarre dai miei veri interessi. Nella vita ho sempre messo l’amore al primo posto, a volte a discapito della mia evoluzione, personale ed artistica. Sempre incastrata in rapporti complicati. Finalmente mi sono riappropriata della mia vita, ed ora come ora, non accetterei più nessuno che mi impedisca di fare qualcosa o si permetta di dirmi cosa devo o posso fare. Rifuggo i rapporti tossici, che tarpano le ali.

Photo credits: Serafino Giacone

Hai incontrato uomini molto possessivi?
Eccessivamente ed immotivatamente. Uomini, probabilmente molto insicuri, che avevamo terrore che potessi tradirli, quando io sono unpinguino’, monogama per eccellenza come questi buffi mammiferi. Fosse stato per me, avrei sognato di incontrare un solo uomo nella vita, vivendo per sempre tra follia e concretezza, passione e comprensione. Ma soprattutto, condivisione, sostegno, incoraggiamento, perché un uomo che ti ama, è il tuo primo fan e non cerca di affossarti o limitarti. E’ anzi felice ed orgoglioso del tuo successo.

Non hai chiuso del tutto le porte all’amore?

Non ci penso. Non credo che una donna sia realizzata necessariamente solo in coppia e che per forza debba incontrare il grande amore della vita. Vedo tante donne che si accontentano e si auto convincono di aver trovato l’Amore con la A maiuscola, solo per paura di restare sole. Io non temo la solitudine, non mi sento mai sola. Il giorno che arriverà la persona giusta, la riconoscerò perché entrerà nella mia vita in punta di piedi. Chiedendo il permesso. Deve essere come un regalo, che arricchisce e nulla toglie.

Tua figlia Mia è una adolescente, hai paura che possa soffrire per amore?
Nonostante sia giovanissima, l’ho vista già soffrire per amore, come capita a tutte le sue coetanee, ma sono serena, perché pur avendo solo diciassette anni, di cervello ne dimostra trentacinque. E’ una ragazza molto forte e matura, molto più di me alla sua età. Spero di averle dato il buon esempio in campo sentimentale, avendomi vista chiudere all’istante storie tossiche e vedendo anche che non sona mai stata con un uomo per necessità, avendo sempre lavorato, senza mai chiedere nulla a nessuno.

A vedervi insieme sembrate sorelle più che madre e figlia, avete un bel rapporto?

Ci adoriamo, ma siamo spesso in conflitto, come è ovvio che sia a questa età. Lei si sente già grande, io la vedo ancora come una cucciola e le sto addosso come un doberman, voglio sapere dove e con chi sta, dove va, la controllo quando entra. Cerco di darle fiducia per responsabilizzarla e ogni volta che mi delude, non mi arrabbio, le dico solo che è un peccato, perché è un passo indietro che facciamo.

Photo credits: Serafino Giacone

Ti rivedi in lei?
Molto. Anche io alla sua età, ero completamente chiusa verso il mondo degli adulti, mi annoiavano, volevo dimostrare la mia personalità. Poi anche io ho avuto una mamma ‘ingombrante’. Ma per me è stata fonte di ispirazione. A otto anni, quando vidi le sue foto del Bluebell di Parigi, pensai che avrei seguito i suoi passi. E così è stato, quando scesi la prima volta le scale del Bagaglino, con un abito di piume, realizzai il mio sogno.

In famiglia siete tutte donne e tutte bellissime, che rapporto ha oggi Nathalie Caldonazzo con la sua immagine?

Da piccola soffrivo l’immensa bellezza di mia madre, pensavo sempre di non essere alla sua altezza. Crescendo, ho capito che la bellezza conta fino ad un certo punto, ma il talento ed il carattere la superano di gran lunga. Ora, Nathalie Caldonazzo è una donna che si accetta e si piace, ma resto molto umile. Sono alla mano, non me la sono mai ‘tirata’ con nessuno, chi  mi conosce sa che sono la classica ‘ragazza della porta accanto’. Mi vogliono bene anche per questo.

Quanto ti ha aiutata l’arte a diventare la donna che sei oggi?
L’arte è catartica, sul palcoscenico mi trasformo, alle volte faccio fatica a riconoscermi, mi calo talmente nei ruoli, che riesco persino a trasfigurarmi. Anche l’altra mia grande passione, la pittura, che ho scoperto di recente, mi ha aperto la mente e soprattutto il cuore verso una forma di arte che adoro. Ho una tecnica particolare, perché utilizzo lastre come basi delle mie creazioni. E ho anche un grande maestro, l’artista siciliano Croce Taravella, al quale sono molto grata, perché mi ha avvicinata ad un universo per me sconosciuto, che è diventato il mio mondo.

Sei sempre stata così creativa?

Da piccola non sapevo recitare, nelle recite scolastiche ero sempre in ultima fila, quasi dietro le quinte a piangere. E non sapevo disegnare nemmeno una mela. Ora calco i palcoscenici, dipingo ed espongo le mie opere in tutto il mondo. Quindi, come vedi, tutto può mutare e ribaltarsi nella vita, il mio motto è ‘fai quello che puoi, con quello che hai, nel posto in cui sei’.

Photo credits: Serafino Giacone

Parli con passione della tua recente, fortunata attività pittorica.
Quando una cosa mi appassiona così tanto, come dipingere, ci metto impegno, volontà, quasi come una missione. Mi sveglio prestissimo e ogni sacrosanto giorno, che faccia freddo, caldo, vivo ore ed ore in mezzo ai materiali, alle pitture, sempre alla ricerca di nuove ispirazioni. Non mi prendo nemmeno un giorno libero a settimana. Perché la passione è il movente più grande. Ma anche la soddisfazione enorme di vedere che le mie opere sono molto apprezzate e quotate, perché c’è chi, come Marco Giordano, presidente della prestigiosa casa d’arte Re d’Italia Art, ha creduto in me, dandomi la possibilità di crescere e farmi conoscere.

Cosa rappresentano i tuoi quadri?

I miei stati d’animo. Ora sono per la ricerca della bellezza di altri tempi, cerco statue e monumenti da plasmare e trasformare a modo mio. La fase artistica precedente, rappresentava la donna lobotomizzata, con orecchie, bocca ed occhi celati, che non aveva voglia di guardare, di parlare e di ascoltare, come se non volesse venire contaminata dalle bruttezze di questo mondo.

Sei molto sensibile al mondo femminile, so che stai per dare vita ad un importante progetto che riguarda proprio la violenza sulle donne.

Credo molto nella solidarietà tra donne e nella forza delle donne. Per questo è nato questo progetto, che sto portando avanti con Vito Bongiorno (nella foto sotto con Nathalie Caldonazzo), artista siciliano che ha vissuto tra New York e Monaco di Baviera. Lui è sicuramente tra i protagonisti più rappresentativi dell’arte contemporanea italiana, noto per l’utilizzo nelle sue opere, del carbone e della cenere, come simbolo dell’amarezza dell’inquinamento e della spaccatura che caratterizzano l’umanità. Con la sua opera Terzo Millennio, ha rappresentato, come una premonizione, l’avvento della pandemia. Il nostro comune progetto chiamerà Squartalized, termine che ho coniato io, che significa squarto paralizzante, percorre il trauma della violenza fisica o emotiva, che una donna vittima di abusi può subire.

Photo credits: Serafino Giacone

Se resta viva deve ripartire da quello squarcio dell’anima, attraversando il dolore, superando, con i suoi tempi, il trauma. Sono felice che sia stato accolto con molto interesse, segno che il tema della violenza sulle donne, sta diventando sempre più urgente e di impatto sulla comunità. In primavera ci sarà il debutto al museo di San Salvatore in Lauro, poi la mostra itinerante attraverserà l’Italia per arrivare all’estero. Legato a Squartalized c’è in ballo anche il progetto di un docufilm molto crudo, che aprirà la mostra e la realizzazione di un profumo, dalle note di testa molto forti, quasi violento, che però poi in coda, diventa una fragranza dolce.

 

Ti è mai capitato di vivere relazioni tossiche?

Penso che quasi ogni donna, nell’arco della sua vita, sia incappata in un narcisista perverso o un uomo violento. Ho visto con i miei occhi, donne emotivamente distrutte da rapporti tossici e malati, che non riuscivano a liberarsi. Personalmente, credo di essere stata più odiata che amata, ma dalle cose peggiori, alla fine, ho sempre tratto delle rinascite, che mi hanno rafforzata. Consiglio a tutte le donne di leggere un libro, che è la mia bibbia, si intitola Donne che corrono con i lupi. Racconta che la forza delle donne è paragonabile a quella dei lupi, ma se incontrano il Barbablu, quello che distrugge e uccide, devono fuggire più veloci e cercare il Minnaway, che è colui che corre con la donna, insieme ai lupi. Ed è l’unica figura, dalla quale mi farei avvicinare.

 

Sei in grado di riconoscere il Barbablu?

Ormai li fiuto a distanza, proprio come un lupo. Li riconoscevo anche prima, ma ne ero attratta, perché, dentro di me, pensavo di poterli cambiare. Ora so che è una impresa impossibile e a me piacciono le cose semplici, pulite, lineari.

Reciti, dipingi, scrivi, cosa vorrebbe ancora sperimentare Nathalie Caldonazzo domani?
Troppi ruoli vorrei ancora interpretare e troppi soggetti ho ancora i mente di dipingere, mi piacerebbe anche scrivere soggetti per dei film. Ho molto da raccontare. Sono una donna imprevedibile. Ho un unico limite, la mancanza di tempo. Ventiquattro ore per me sono un pizzico.

LEGGI ANCHE: Amedeo Brogli: “I miei Sette Vizi Capitali interpretati dagli stilisti di alta moda”