“Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio, la guerra“. Con queste parole Gianni Rodari condanna l’azione più deplorevole che l’uomo abbia mai commesso in tutto la sua esistenza: la guerra. Ma se quando si sente questa parola si pensa ai conflitti armati che annientano migliaia di vite umane, si dovrebbe pensare anche ai danni irrimediabili causati all’ambiente. Così come non è possibile restituire una vita umana, è impossibile restituire alla natura quello che le guerre hanno distrutto; danni inestimabili che si riflettono, anche e inevitabilmente, sui sopravvissuti. Perché quello che togliamo all’ambiente non può che riversarsi su chi abita la Terra.
Ed proprio per ricordare il rischio enorme al quale i bombardamenti, le esplosioni e le rappresaglie possano causare anche alle generazioni future nasce La Giornata Internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente nelle guerre. Istituita il 5 novembre 2001 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la ricorrenza si celebra il 6 novembre; essa nasce per sensibilizzare sulle conseguenze dei conflitti armati sull’ambiente. In una nota dell’ONU si legge: “Gli effetti delle guerre sull’ambiente vengono troppo spesso trascurati. Non può esistere una pace duratura se vengono distrutte le risorse naturali sui quali si basano i mezzi di sussistenza della popolazione“.
Il programma d’azione dell’ONU
Al di là del periodo storico in cui scaturisce, al di là delle etnie che coinvolge, al di là della sua durata nel tempo, la guerra ha un unico minimo comune denominatore: la morte. I traumi fisici e psicologici sulle persone non sono solo quelli tangibili e visibili; ma sono anche quelli derivati dallo sfruttamento dell’ambiente nelle guerre. Essi infatti implicano pericoli non solo per chi si trova nel campo di battaglia, ma anche per i civili e per le generazioni future. Alla luce di quanto detto, l’ONU ha dichiarato che il 6 novembre di ogni anno sia ricordata l’importanza della sopravvivenza umana legata alla sopravvivenza degli ecosistemi.
Come sottolinea l’ONU sono diversi i danni ambientali che possono essere causati dalle guerre; tra le strategie militari rientrano, per esempio, l’inquinamento delle risorse idriche, la devastazione dei raccolti, l’uccisione degli animali e la deforestazione. Il programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ha dimostrato, attraverso studi approfonditi, che negli ultimi 60 anni il 40% dei conflitti interni erano connessi allo sfruttamento delle risorse naturali. Per agire in maniera concreta e far fronte a questo enorme problema, le Nazioni Unite coordinano sei agenzie e dipartimenti; tra questi si trovano il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), il Programma delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani (UNHABITAT), l’Ufficio per il Supporto al Consolidamento della Pace (PBSO), il Dipartimento degli Affari Politici (DPA) e il Dipartimento per gli Affari Economici e Sociali (DESA).
La guerra devasta tutti, anche l’ambiente
La sensibilizzazione è il primo dei valori che l’ONU intende trasmettere attraverso la Giornata Internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente nelle guerre; ad essa si associa anche l’obiettivo di voler supportare tutti i paesi del mondo nel processo di identificazione e prevenzione dei fattori che portano alla distruzione delle risorse naturali in situazioni di guerra, promuovendo dunque azioni finalizzate alla pace. Inoltre, Il 27 maggio 2016 le Nazioni Unite hanno adottato la Risoluzione UNEP/EA.2/Res.15; con essa si riconosce: “il ruolo degli ecosistemi integri e delle risorse naturali gestite in modo sostenibile nel ridurre il rischio di conflitti armati“.
Anche Papa Francesco in diverse occasioni ha cercato di portare l’attenzione sul degrado ambientale derivato dalle guerre; in particolare dell’Enciclica Laudato sii, il Pontefice richiama lo sguardo sulle conseguenze devastanti dei conflitti sull’ambiente. “La guerra – scrive il Santo Padre- causa sempre gravi danni all’ambiente e alla ricchezza culturale dei popoli, e i rischi diventano enormi quando si pensa alle armi nucleari e a quelle biologiche”. A questo il Papa aggiunge l’appello ai leader internazionali perché adoperino “maggiore attenzione nel prevenire e risolvere le cause che possono dare origine a nuovi conflitti“.
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