Lo scorso 18 ottobre, durante la sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, è stato presentato il nuovo cortometraggio diretto ed interpretato da Maurizio Matteo Merli, Fuori dal Finestrino. Una storia che nasce dalla grande opportunità di legare il prodotto audiovisivo con lo sviluppo e la promozione del territorio. Infatti la presentazione è avvenuta presso lo spazio della Roma Lazio Film Commission e come lo stesso regista: “Quando è capitata l’opportunità ho deciso di abbracciarla. Perché si poteva creare un piccolo modello che cercasse di incastrare una sceneggiatura all’interno di un territorio per mostrare la bellezza dell’Italia, e crearci una novella sopra”.
Il film, prodotto da Father&Son e Cinema Teatrale Marino & C., girato nel Comune di Bovino, racconta la storia di Alma, una giovane donna bella e apparentemente realizzata. Ma anche moglie e madre. Per interpretarla ha scelto un’attrice, Rocío Munoz Morales, che ha portato oltre all’interpretazione tutta la sua consapevolezza di donna in ogni singolo ciack: “Non mi era mai capitato di dirigere una donna. Io ringrazio Rocío Munoz Morales che è stata una compagna di viaggio straordinaria, paziente e professionale. È stato bello lavorarci assieme e raccontare dunque una storia al femminile; e credo sia stata questa la parte più difficile, calarmi in quelle che possono essere le problematiche di una donna in difficoltà”.
Rocío Munoz Morales, la protagonista femminile di Fuori dal Finestrino
A causa di un improvviso guasto all’automobile e ad una fermata inattesa, qualcosa porterà la protagonista ad avere un altro punto di vista sulla propria vita. Un’altra prospettiva su ciò che è stato e su quello che è diventata. Su questo si innestano le domande su cosa le accadrà domani. L’incontro con Favonio, interpretato da Giovanni Mancini, nonché una sorta di ‘novello Virgilio’, porterà la giovane donna ad interrogarsi sul senso della vita e ad affrontare se stessa con coraggio; capendo davvero quali sono le sue vere priorità. A vestire i panni di Alma è Rocío Munoz Morales, che noi di VelvetMAG abbiamo avuto il piacere di intervistare.
D: Nel film c’è una scena molto intensa in cui guardi fuori dal finestrino. Tu cosa vedi guardando dal finestrino?
Ho sempre voglia di guardare cielo, di vedere il sole, la luna, le nuvole. Amo sentire il vento nel momento in cui lo si abbassa, e forse ho anche bisogno di sentire la mano di chi amo appoggiarsi sulla sua. Sono emozioni queste, che ci ricordano di non perdere di vista le piccole cose. Cerca di ripetermelo come se fosse un mantra; come se fosse un appuntamento al quale non bisogna assentarsi.
D: Mai fatta una fermata imprevista?
Io vivo di fermate impreviste perché altrimenti mi annoio. Mi piace improvvisare anche perché non mi reputo una persona che programma troppe cose e sono altrettanto propensa a farmi trasportare ovunque. Mi piacciono gli imprevisti”.
D: Nel nuovo cortometraggio diretto e interpretato da Maurizio Matteo Merli, l’attrice interpreta il ruolo di Alma, una donna alla quale le succede un po’ quello che accade a tutti nella vita: ovvero di correre troppo e rischiare di perdere tanto.
“Corriamo troppo e di conseguenza perdiamo il panorama; quello che abbiamo di fronte solo perché è importante la velocità. E non ce ne rendiamo conto di quanto sia altrettanto fondamentale invece il momento, l’attimo, quello che c’è davanti. In Fuori dal Finestrino abbiamo – credo – raccontato qualcosa di molto onirico al quale Alma ne nutre il bisogno”.
Rocío: il valore della femminilità
D: Essere donna è un’avventura che non annoia mai. A volte le donne vanno oltre l’esperienza della maternità, e lo fanno per indipendenza, voglia di libertà orgoglio, conoscenza, emozioni. Come vive e come insegna a vivere la femminilità alle sue figlie?
“Arrivo da una famiglia tutta al femminile. Ho due figlie e credo profondamente nella forza delle donne. Credo che debbano essere raccontate, ascoltate e vanno sentite in maniera diversa dall’uomo perché siamo esseri differenti. Sono belle nella loro imperfezione. Spesso si crede che la donna sia irraggiungibile, come se non venisse accettato l’errore che potrebbe fare come ogni comune mortale.
Invece ci si dimentica che la donna è prima di tutto un essere umano, ed è bello raccontarla così, con le sue fragilità, affrontate da una forza senza eguali. Perché sì, siamo fragili ma non per questo deboli“.
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