Valentina Alazaraki e Philip Pullella sono due noti giornalisti che hanno ricevuto onorificenze pontificie in questi giorni; il discorso sul buon giornalismo, fatto da Papa Francesco durante la cerimonia, si interseca con la catechesi del 14 novembre pronunciata in occasione dell’Angelus domenicale. Il ruolo della “parola” risuona infatti nei due discorsi pronunciati dal Santo Padre; la “parola” come informazione, conoscenza e missione nel ruolo dei giornalisti e la “parola” di Gesù come linfa che dona la pienezza eterna che non passa mai.
Papa Francesco verso la Parola di Gesù
Introducendo la catechesi che precede la Preghiera dell’Angelo, il Pontefice rivela come il brano evangelico della Liturgia odierna si apra con una frase che lascia sbigottiti; Gesù dice: “Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo. Anche il Signore – incalza Papa Francesco – si mette a fare catastrofismo?“. Ma il Santo Padre fornisce immediatamente la spiegazione dietro alle parole di Gesù; anche il sole e la luna sono destinati a passare, il cielo e la terra passeranno, ma la Parola non passerà. Tutto è destinato a passare nella vita e oltre essa, ma ci sono cose che non passano; e nella consapevolezza di ciò che veramente conta, il Signore ci invita a riflettere su cosa valga realmente la pena investire nella nostra vita: “sul transitorio o quello che resta?“.
Una domanda retorica che ha la capacità di insinuare una riflessione profonda su come i beni e le gioie materiali possano apparire, spesso e senza dubbio, più immediati rispetto alla gioia vera data dalle parole di Gesù. Le parole di Gesù, i suoi insegnamenti, i suoi consigli non sono immediati, non si possono toccare o vedere e per questo potrebbero sembrare, apparentemente, illusori e infondati. Ed è qui che Papa Francesco pone una considerazione importante: “Non costruire la vita sulla sabbia“; come le fondamenta di una casa, che sono fondamentali anche se non si vedono, così la Parola di Gesù è fondamentale nella costruzione della ‘vita vera’.
Rendere il fondamento della vita concreto
Rendere concreta la Parola di Gesù nella vita di tutti i giorni è possibile e il Signore lo insegna ogni volta. Non è concentrandoci sul denaro, sulle ricchezze, sui beni apparenti e materiali che si ottiene la felicità vera; essi sono destinati a passare prima o poi. Ma è praticando l’amore, il bene, la solidarietà e la carità che si rende concreta la Parola di Gesù; “Il bene non passa mai“, ricorda Papa Francesco; e anche quando non vi è una risposta immediata dalle azioni di bene e d’amore che si fanno è necessario avere fiducia in questo.
“Le parole del Signore richiedono pazienza“; il Santo Padre mostra la consapevolezza di quanto sia più facile aggrapparsi a ciò che si vede e si tocca “è umano, ma è un inganno“. Ma, come tiene a sottolineare il Pontefice: “Chi fa il bene investe per l’eternità. Perché il bene non va mai perduto; il bene rimane per sempre“. Di conseguenza, Papa Francesco vuole specificare come seguire la Parola non sia un atto trascendentale, ma piuttosto trasversale alle azioni di tutti i giorni; poiché portando bene nelle azioni di ogni giorno, si ‘imprime’ in esse l’eternità che non passa mai.
La ‘parola’ dei giornalisti
Parlando ai giornalisti Valentina Alazaraki e Philip Pullella e a tutti gli operatori dell’informazione, Papa Francesco sottolinea come anche quella del giornalista sia una ‘missione‘ che può e dovrebbe essere sempre fondata sul bene. “La vostra missione è di spiegare il mondo, di renderlo meno oscuro, di far sì che chi vi abita ne abbia meno paura e guardi gli altri con maggiore consapevolezza, e anche con più fiducia. È una missione non facile“; ma come sottolinea il Papa, si tratta di una missione, quella del buon giornalismo, che rende alla parola un valore fondamentale. I tre verbi che il Pontefice usa per descrivere la missione del giornalista sono: ascoltare, approfondire e raccontare.
“Ascoltare, per un giornalista, significa avere la pazienza di incontrare a tu per tu le persone da intervistare, i protagonisti delle storie che si raccontano, le fonti da cui ricevere notizie. Ascoltare va sempre di pari passo con il vedere, con l’esserci“; un ruolo concreto e partecipativo che implica un’azione costante e veritiera. Prosegue ancora il Santo Padre: “Nel tempo in cui milioni di informazioni sono disponibili in rete e molte persone si informano e formano le loro opinioni sui social media, il contributo più importante che può dare il buon giornalismo è quello dell’approfondimento“. Ed fine raccontare, con questo terzo verbo Papa Francesco rende centrale la visione oggettiva di un buon giornalista; colui che non mette sé stesso in primo piano e non si erige a giudice. “Lasciarsi colpire e talvolta ferire dalle storie che incontriamo, per poterle narrare con umiltà ai nostri lettori”, ma senza omettere mai la realtà “antidoto contro tante malattie“.
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